"Silvio e l'asse del controribaltone. Quattro scenari possibili per il dopo 14 dicembre" di Michele Ainis
Camera chiusa, bocche fin troppo spalancate. E mentre i contendenti sparano l’uno contro l’altro raffiche verbali d’improperi, avvertimenti, ingiurie, mentre gli altolà rimbalzano perfino verso il Quirinale, in questa lunga attesa non ci resta che misurare i due scenari della crisi: il Parlamento vota la sfiducia, e dunque il governo di Silvio Berlusconi si dimette; il Parlamento conferma la fiducia, sicché l’esecutivo rimane ancora in sella. Ma davvero non c’è spazio per altre soluzioni? A ragionarci sopra, le subordinate sono un altro paio. Per metterle in fila, dobbiamo anzitutto interrogarci sui fatti e gli antefatti della crisi. Sappiamo qual è la posta in gioco: un governo tecnico per il dopo Berlusconi, temuto dai primi come la peste nera, invocato dai secondi come una Madonna pellegrina. Ma perché il Pdl vuole a tutti i costi che il Senato s’esprima un minuto prima della Camera? E perché Berlusconi ripete a giorni alterni che non gli basta vincere per un voto di scarto, che lui punta viceversa a un sostegno più largo e più convinto delle assemblee legislative? …