La sentenza del giudice del lavoro: siano issati il tricolore e la bandiera
E adesso che si fa? Accuseranno il tribunale di Brescia di essere filoitaliano? Perché la sentenza ordina: via i simboli leghisti dalla scuola di Adro, siano issate il tricolore e la bandiera dell’Unione europea. E paghi il responsabile di quei cocci. Era solo questione di tempo: nessuno stato democratico della vecchia Europa avrebbe mai tollerato che una scuola pubblica fosse decorata, invasa, marcata con il simbolo di un partito politico. E benché quel volpino del sindaco della cittadina, Oscar Lancini, promotore di quell’invasione pataccara, abbia a più riprese cercato di attribuire interamente il senso della foglia verde alla simbologia celtica, il “sole delle alpi” è il segno più noto della sua parte politica. Ma questi sono problemi della Lega, a partire dal fatto che dovrà spiegare alla collettività di Adro come finanziare la cancellazione di un clamoroso spot di partito giocato dal sindaco sui muri di un bene pubblico. Il signor Lancini ha annunciato ricorso. Lo descrivono su tutte le furie e impegnato a cercare di tappare le falle che lui stesso ha aperto nelle finanze della città. Per esempio, già ieri sera il consiglio comunale era riunito per votare un assestamento di bilancio improrogabile dopo che un’altra sentenza ha ordinato al sindaco di estendere i bonus bebé e i bonus casa anche a tutti i residenti, compresi gli immigrati che invece la Lega aveva provveduto a escludere dagli aventi diritto. Un grattacapo che Lancini sta affrontando in questo modo: ha messo in bilancio l’estensione del beneficio senza finanziare l’impegno di spesa. E che importa se persino il responsabile del settore ha contestato questa strategia, la Lega non ha paura di nessuno.
«UN’ARROGANZA UN PO’ TRAGICA» «Non sappiamo davvero dove stia andando a parare, ci sembra in enorme difficoltà e in preda a un’arroganza un po’ tragica, da ultimo sipario», commenta Silvio Ferretti, responsabile del Pd di Adro. L’opposizione, e cioè tutte le forze politiche escluse il Carroccio, sono felici. Avevano messo in cartello, per sabato, una grande manifestazione contro la “degenerazione” leghista e invece si trovano tra le braccia l’appuntamento per un meeting che sembrerà più una festa che un momento di lotta. «Ci resta una punta di amarezza – prosegue Ferretti – pare che non si possa, in questo paese, pretendere giustizia al di fuori di una sentenza di tribunale. Credo che non dovrebbe essere così, lo vorrei». Era stata la Cgil a rivolgersi alla magistratura. Sulla materia erano stati interrogati governo, prefettura, autorità scolastiche. Dopo lunga riflessione il governo aveva sconfessato l’iniziativa di Lancini che, ormai cosa notissima, aveva riempito con 700 e passa simboli leghisti la nuova scuola dedicata, tra l’altro, a Gianfranco Miglio, ideologo del partito di Bossi. Ora c’è da cancellare l’enorme simbolo sul tetto, servono soldi. Il tribunale ha detto che deve pagare il comune. Torniamo alla festa di sabato: stanno organizzando una nuova inaugurazione della scuola, con tanto di nastro tricolore e con gli altoparlanti che intonano l’Inno di Mameli. Qualcuno soffrirà. Come a San Donà di Piave, provincia di Venezia, dove il consiglio comunale, squinternando gli assetti politici, ha votato perché nel corso del 2011 si suoni proprio l’Inno di Mameli all’inizio di ogni seduta: eppure il sindaco della città è leghista, anzi si tratta della signora Francesca Zaccariotto che a tempo perso è anche presidente della Provincia di Venezia. Bene: il Pdl le ha tirato un bello scherzo, ha messo ai voti la proposta che è stata accolta con gioia da tutta l’opposizione, la Zaccariotto e tutti i suoi ragazzi se ne sono andati per protesta dall’aula.
L’Unità 01.12.10