Berlusconiani in stallo in vista di comunali e provinciali: tutti guardano al voto di fiducia di metà dicembre.
Mater semper certa est, pater nunquam. Parafrasando i latini, verrebbe da dire che se le elezioni anticipate a primavera sono incerte, sullo svolgimento di quelle amministrative, invece, la certezza è assoluta. Tra il 15 aprile e il 15 giugno si voterà in tutt’Italia – ma soprattutto al nord – per il rinnovo di province e comuni in una tornata che coinvolgerà quasi il 20 per cento del totale del corpo elettorale. Ciononostante il Pdl, avvitato nella crisi del governo Berlusconi e paralizzato dal braccio di ferro con i finiani, che a sua volta blocca le trattative diplomatiche con l’Udc, è entrato in una fase di stallo da cui rischia di non uscire più: neppure dopo il voto di fiducia del 14 dicembre.
Sia pure con esiti controversi, il principale partito di opposizione – il Pd – ha avviato le proprie primarie per la scelta dei candidati per le amministrative del 2011. Il Pdl, viceversa, brancola nel buio. Per il partito di Berlusconi in crisi, squassato dai contraccolpi della rottura con Fini e lacerato dagli scontri tra correnti interne che continuano a proliferare (l’ultima per iniziativa di Formigoni, Alfano, Fitto e del Pid dello scissionista udc Romano in contrapposizione a Forza sud di Micciché), le amministrative del 2011 si sono trasformate in un vero incubo: soprattutto nel nord.
Nell’elenco dei comuni chiamati alle urne si citano Milano e Torino al nord, Napoli al sud. Ma è un po’ in tutta l’Italia settentrionale e nelle sue propaggini toscane e marchigiane, ormai considerate bacino d’espansione della Lega, che si concentrano oltre cinque dei circa otto milioni di elettori chiamati al voto. Al nord si voterà per nove province: Ravenna, Gorizia, Trieste, Mantova, Pavia, Lucca, Treviso, Vercelli, Macerata. In quest’area, dove la Lega ha messo sotto assedio il Pdl, i comuni interessati dal voto sono 627: 54 dei quali con oltre 15mila abitanti: Torino e Novara in Piemonte, Milano, Lecco e Varese in Lombardia, Belluno e Rovigo in Veneto, in Liguria Savona, in Emilia Romagna Ravenna e Rimini, in Toscana Arezzo, Grosseto e Siena, nelle Marche Ancona e Fermo. Tra sud e isole, ci sono Napoli, Benevento, Caserta, Salerno in Campania, in Puglia Barletta, in Calabria Catanzaro, Cosenza e Crotone, in Sardegna Cagliari e Carbonia.
Al momento, al nord come al sud – i casi di Milano e Napoli sono emblematici – il Pdl appare paralizzato e incapace di un’iniziativa per uscire dall’angolo. A Milano la strategia degli ultras Pdl di La Russa, Santanché ma anche di Paolo Romani, di contrasto con i finiani, sta facendo dannare la candidata Moratti (assai incline all’appeasement con Fli) e spinge Udc e finiani a un’operazione di raccordo sul nome di Gabriele Albertini che provocherebbe il tracollo del centrodestra, nonostante il soccorso “verde” della Lega.
A Napoli, mutatis mutandis, avviene lo stesso. In questo caso il ruolo di “distruttore” è interpretato dal discusso e potentissimo ras campano Pdl Nicola Cosentino da Casal di Principe. L’intoccabile Nick o’ mericano ha già incoronato come candidato sindaco l’ex forzista Fulvio Martusciello: Berlusconi, che teme Cosentino come Belzebù, ha risposto signorsì e Mara Carfagna – dopo le recenti giravolte – ha archiviato il suo anti-cosentinismo e s’è subito riallineata. Su Cosentino (e sulle sue creature) pesa però un granitico no di Fli e dell’Udc – corteggiate dal governatore campano del Pdl Caldoro – che minacciano un’intesa su un nome terzo, per far saltare il banco. Altri guai per il Pdl vengono dai “guastatori” auto-candidati sindaci (Mastella a Napoli, l’ex leghista Pagliarini a Milano). Mentre a Torino e Bologna il Pdl è all’anno zero e non sa che fare: aspettiamo le primarie del Pd, farfugliano i berluscones.
Se il 14 dicembre Berlusconi cadrà o resterà in un limbo di minoranza appeso all’astensione di Fli, l’intesa amministrativa tra Fini e Casini ci sarà: e il crollo locale del Pdl, sbranato dalla Lega di Bossi, sarà inesorabile.
da Europa Quotidiano 01.12.10