Mese: Novembre 2010

"Nelle mani degli inquisiti. Le ombre su Governo e Pld", di Federica Fantozzi

Non è un «problema» per il governo, giura Matteoli. «De minimis…» glissa La Russa con un filo d’altezzosità. Nessuna tribolazione, assicura Berlusconi. Due ministri e un premier (troppo?) impegnati a sminare il già accidentato percorso della maggioranza derubricando il «caso Carfagna» a bega locale se non personale. Ovviamente sanno tutti che non è così. Per il Cavaliere il bel volto rabbuiato di Mara, il suo grido di dolore che «il partito è in mano agli affaristi», la tentazione di scendere in campo a Napoli non con gli amici-nemici futuristi ma (forse e peggio) con una lista civica, poneva un’alternativa del diavolo. Da un lato, il simbolo del berlusconismo del terzo secolo, la ministra sexy e competente che può sfatare la maledizione coniugal-politica delle veline uguale ciarpame. Dall’altro, un sistema: il potente e ricchissimo Cosentino, le province e i comuni che controlla, il lucroso business di rifiuti e termovalorizzatori. Con crudezza: rischiare la titolare delle Pari Opportunità o quel manipolo di parlamentari fedeli al coordinatore campano che potrebbero costargli la sfiducia il 14 dicembre? Alla Spendibile …

"L'Aquila chiama l'Italia e l'Italia risponde", di Stefania Pezzopane*

L’Aquila ha chiamato l’Italia e l’Italia ha risposto, con entusiasmo e con generosità. Sorprendenti le code di tanti cittadini, per firmare la proposta di legge popolare. Una prova tangibile che una tragedia come questa non si può gestire con ordinanze o decreti, ma è necessaria una legge che stanzi risorse concrete, dia certezze sui tempi della ricostruzione e restituisca poteri agli enti locali. Dispiace constatare l’assenza, per la prima volta di alcuni gonfaloni, tra cui quello della Provincia dell’Aquila. Una mancanza di rispetto per i 25mila che hanno sfilato, anche sotto la pioggia battente. Al governo chiediamo di dare risposte alle istanze della popolazione. Non ci accontenteremo di altre vane promesse o di inutili ed estenuanti rinvii, a cui finora siamo stati costretti. * Responsabile nazionale PD per la ricostruzione ****** L’Aquila chiama Italia: in migliaia sotto la pioggia battente per gridare il dolore della città «Riprendiamoci la città». Uno striscione lungo oltre dieci metri è stato srotolato all’Aquila al passaggio del corteo dal ponte Belvedere, uno dei ponti simbolo della città, alle porte dellazona …

"La rivolta dello spettacolo che nessuno ascolterà", di Natalia Aspesi

I litigiosi al governo hanno ben altro da pensare, e ben altro da finanziare, piuttosto che lo spettacolo e la cultura. Con la cultura e forse anche con lo spettacolo, non solo non si mangia, ma non si fanno neppure affari, soprattutto se sporchi. Non risulta infatti che mafie e camorre se ne siano mai interessate. Alla vigilia dello sciopero del settore, ancora non si è alzata la voce querula e comunque inascoltata dell´apposito ministro Bondi, per scongiurare l´ennesima, pacifica, e per ora improduttiva, rivolta: per ottenere dal governo qualche elemosina e magari un minimo di considerazione per se stesso. Ma perché il governo, che spende ogni anno 780 milioni per l´emergenza rifiuti in Campania, dovrebbe impietosirsi per lo sciopero dei lavoratori dello spettacolo che pure sono almeno 250 mila? Alla Scala il premier si concesse una sola volta e gli bastò, a teatro perché andare se raccontano cose diverse dalle barzellette, al cinema, la classe politica se non ride si addormenta, inutile frequentare il balletto se scarso di pelo (femminile e maschile), ai concerti, …

Da solo non ti salvi. Il 27 novembre in piazza per cambiare (insieme) l’Italia

La questione sociale diventa con sempre maggiore evidenza, nel nostro Paese, una questione generazionale. Si riducono le aspettative di benessere delle nuove generazioni, crescono le divaricazioni tra i destini sociali dei giovani e tornano ad essere come un tempo determinanti le eredità familiari e geografiche nello sviluppo della personalità. La crisi e le politiche finalizzate a contrastarne gli effetti hanno drammaticamente peggiorato la condizione giovanile, mettendo a nudo l’insostenibilità del nostro squilibrato modello sociale, perseguito più o meno lucidamente negli ultimi vent’anni con responsabilità diffuse. Un mercato del lavoro duale, che espelle i lavoratori con contratto precario e a termine lasciandoli privi di tutele in tempo di crisi – gli stessi che “sottoimpiega” e precarizza nei momenti di “crescita” -, che mostra una cronica incapacità di impiegare produttivamente la generazione più qualificata della storia della repubblica, e che contribuisce alla crescita della diseguaglianza dei redditi. Chi non può contare sulla protezione familiare è esposto al rischio povertà con livelli allarmanti nel Mezzogiorno, dove si concentrano inoccupazione, precarietà, sottoinquadramento, abusi, nero e economia criminale. Si assiste …

"L'insostenibile leggerezza della manovra Tremonti", di Eugenio Scalfari

Se il 14 dicembre ci sarà la crisi di governo e che cosa accadrà dopo è ancora terreno incognito, non lo sanno né Fini né Casini né Bersani né Veltroni né Vendola e non lo sanno neppure Berlusconi e Bossi. Un tempo si diceva che il futuro è sulle ginocchia di Giove e questa è appunto la situazione attuale, solo che non si sa chi sia Giove e ci sono anche forti dubbi sulla sua esistenza. Ma in attesa che si sollevino le nebbie su quanto accadrà tra una ventina di giorni, parliamo di questioni più certe e più concrete che interessano da vicino quella moltitudine di italiani che debbono tutti i giorni guadagnarsi una vita decente e spesso non ci riescono. Parliamo delle risorse che non si trovano, del lavoro che scarseggia, dei salari e delle pensioni che scendono al di sotto dei livelli di sussistenza; parliamo delle tasse e del potere d´acquisto, delle diseguaglianze paurose, di giovani che a trent´anni cercano ancora un lavoro e anzi non lo cercano più. Parliamo della legge …

"A gennaio in pensione a 61 anni. Poi il governo punta a 67", di Laura Matteucci

Arriva il doppio scalino per i lavoratori che vogliono andare in pensione: da gennaio bisognerà aver compiuto almeno 61 anni, a meno di averne lavorati almeno 41. Ed è per questo che, nei primi dieci mesi del 2010, si è registrato unboom di pensioni di anzianità: chi ha potuto, se n’è già andato. Ma il vero allarme lo lancia il vicepresidente del parlamento europeo Gianni Pittella (Pd), che informa dell’intenzione del governo «di mettere ulteriormente le mani sulle pensioni con un progetto di riforma che va oltre i provvedimenti già dolorosi che scatteranno da gennaio». In altri termini: «Secondo quanto esposto in un capitolo titolato “La riforma delle pensioni” del Programma nazionale presentato all’Unione europea e approvato dal Consiglio dei ministri, dal 2012 l’aspettativa di andare in pensione supererà i 66 e per molti sfiorerà i 67 anni, nonostante i conti dell’Inps siano largamente in attivo», spiega Pittella. Si parte, intanto, da gennaio 2011. La normativa è nota: entreranno in vigore sia le nuove regole per l’accesso alla pensione di anzianità previste dalla riforma del …

"Cgil e Cisl in pressing su Marchionne", di Paolo Griseri

Camusso:”La testa Fiat verso gli Usa”. Bonanni:”Basta gioco al massacro con la Fiom” Marcegaglia: preferiamo la Fiat cruda che sta sul mercato a quella dei sussidi. Marchionne «non può giocare al massacro infilando le banderillas sul dorso della Fiom». E´ Raffaele Bonanni ad esprimersi così aggiungendo che «se a Marchionne interessano gli investimenti in un clima di corresponsabilità, deve dare garanzie di trasparenza e serenità». Una posizione abbastanza inattesa quella del numero uno della Cisl che in questi mesi non aveva mancato invece di attaccare la Fiom difendendo le posizioni del Lingotto. Che cosa è accaduto negli ultimi giorni? La posizione della Cisl lascia intravedere una certa preoccupazione dell´organizzazione di Bonanni per la piega che rischia di prendere la trattativa sul futuro di Mirafiori. Perché è difficile immaginare che nella fabbrica torinese si possa replicare semplicemente lo schema di Pomigliano. Alcuni dettagli fanno temere una drammatizzazione. Il primo è il fatto che Marchionne abbia annunciato di voler chiudere la trattativa «entro Natale» quando in realtà la Fiat non ha ancora convocato i sindacati: «Ci attendiamo …