L’on. Ghizzoni replica al centrodestra: “Le bugie hanno le gambe corte: i lavori di ristrutturazione si stanno concludendo e le foto pubblicate risalgono a un anno fa”.
L’on. Manuela Ghizzoni replica agli esponenti del centrodestra che paragonano il disastro di Pompei ai crolli al Castello di Sestola (già riparati). Ecco la sua dichiarazione
«Ci sono volute più di due settimane al Giornale di proprietà della famiglia Berlusconi per rimettere in moto la macchina del fango e colpire chi ha “osato” promuovere la mozione di sfiducia del ministro Bondi. Insomma, ancora una volta, in piccolo, l’adozione del metodo Boffo. Ma le bugie hanno le gambe corte e così si scopre che al castello di Sestola i lavori di ristrutturazione si stanno concludendo e le foto pubblicate dai quotidiani risalgono a un anno fa.
Una bufala bella e buona, dunque. Come quella del Premier che grida al complotto internazionale pur di distogliere l’attenzione del “popolo” dai problemi reali del Paese e dall’inadeguatezza del Governo e del Ministro Bondi. Il quale, in due anni, non è riuscito a opporsi alla costante sottrazione di risorse al bilancio del “suo” dicastero e ha importato al Ministero dei beni culturali il metodo “Protezione civile”, cioè la gestione commissariale di situazioni assolutamente ordinarie (come lo sono la gestione dei siti archeologici).
L’esito di deroghe e la sottrazione ai controlli è sotto gli occhi di tutti, a cominciare da Pompei. Che non è certamente raffrontabile, per importanza storica e qualità dei manufatti, al Castello di Sestola (che infatti, non compare nell’elenco Unesco dei beni patrimonio dell’umanità, sebbene rappresenti certo per il nostro territorio una testimonianza importante del suo passato). Che dire? In condizioni normali sarebbe doveroso chiedere e ricevere pubbliche scuse. Ma arrivati a questo punto serve solo che questo governo faccia le valigie e si tolga di mezzo per evitare disastri ben peggiori di Pompei».
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Il comunicato Stampa dell’On Ghizzoni risponde agli articoli de
Il Giornale e delle testate locali
Da Il Giornale del 27.11.10
“Firma per le dimissioni di Bondi ma tace sul crollo del «suo» castello”, di Stefano Zurlo
La deputata emiliana Ghizzoni è la prima firmataria della mozione di sfiducia al ministro per Pompei. Ma non ha detto nulla quando nel 2009 è caduto il maniero nella rossa Modena
Le foto, impietose, mostrano gli squarci. I crolli. Le rovine. Il castello di Sestola, gloriosa provincia di Modena, è un pezzo di storia ma anche un simbolo, nel suo piccolo, del degrado dell’arte italiana. E di quella malattia cronica dei politici italiani che puntano il dito contro le inadempienze degli avversari a Roma ma rischiano di prendere in testa i calcinacci di chiese e rocche ormai sul punto di sbriciolarsi.
Capita appunto fra Modena e Sestola, capita al castello che accompagna le cronache locali, segnate dalla dominazione degli Estensi, per secoli, dall’alto medioevo ai giorni nostri. Ed è l’anno scorso, che nel silenzio generale, una porzione della rocca denominata Impero, in sostanza un edificio dentro un complesso monumentale, perde miseramente pezzi. Causa trascuratezza, causa incuria, causa abbandono, causa il solito rimpallo fra enti locali.
Curioso, Manuela Ghizzoni, deputato Pd di Carpi, membro della direzione provinciale del Pd della rossa Modena, esperta nel campo dei beni culturali e ricercatrice di storia medioevale all’Università di Bologna. Passano pochi mesi e la stessa Ghizzoni ritrova improvvisamente la voce. E che voce. È lei, nientemeno, la prima firmataria della mozione di sfiducia che nei prossimi giorni potrebbe costare il posto al ministro Sandro Bondi. C’è il suo nome in testa al nutrito elenco di parlamentari che voteranno per mandare a casa il titolare dei beni culturali, portato sul banco degli imputati per il crollo della Schola Armaturarum di Pompei: «Il crollo della Schola Armaturarum di Pompei rappresenta, anche dal punto di vista simbolico, il fallimento della politica in materia di tutela dei beni e delle attività culturali, e più in generale del valore dei saperi, portata avanti dal Governo in carica sin dai suoi primi provvedimenti».
Durissima la Ghizzoni, che, come tutta l’opposizione e pure parte dell’inconsapevole maggioranza, ha trasformato il collasso, naturalmente deprecabile, di un tetto in cemento armato, in un disastro di portata mondiale: «Il crollo rappresenta uno dei più gravi danni al nostro patrimonio artistico degli ultimi decenni e giustamente è stato definito dal presidente della Repubblica come una vergogna nazionale».
Benissimo. Ma la Ghizzoni, come tutte le autorità locali, sembra aver dimenticato le piccole grandi sciagure capitate sotto casa. Fra Modena e Sestola. Certo, nessuno vuole mettere a confronto la rocca di Sestola con le suggestioni di Pompei. Però anche quel maniero, con il borgo incorporato, è un pezzo della nostra tradizione, dell’Italia dei ducati e delle cento capitali, del nostro straordinario passato.
Su quei secoli, anche nella rossa Modena, è calato l’oblio. Su quella stagione di gloria è piombata la burocrazia. Su quelle pietre è scesa l’ottusità del ceto politico che fra un progetto e un controprogetto non trova mai i soldi che servono. Soprattutto sull’Impero, di proprietà come tutto il resto del complesso del comune di Modena ma abbandonato a se stesso, è scesa la pioggia. La pioggia, scoperta delle scoperte, cade a Pompei ma anche a Sestola. Risultato: i crolli del 2009 in quell’ala dimenticata, perché altre porzioni della rupe, per fortuna, sono state affidate al comune di Sestola e sono vive. Quei crolli passano sotto silenzio. Senza mozioni. Senza richieste di dimissioni. Senza niente di niente. Senza, neppure, un velo di vergogna. O di imbarazzo. O due righe di Manuela Ghizzoni: la sentinella dei nostri beni culturali è distratta.
Il Pd tace in Emilia, fa la voce grossa a Roma. Intanto, a Modena, si stanziano con colpevole ritardo più di duecentomila euro per rimettere in sesto il castello sfregiato. Speriamo che non sia troppo tardi.
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“Sos: il castello di Sestol è un tesoro di Modena e sta andando in rovina”, di Andrea Marini
Non sarà Pompei, ma anche il castell o di Sestola – nel suo piccolo – rappresenta un tesoro storico-artistico della provincia. Come avviene per l’area archeologica campana, una parte consistente di questo castello rischia di sgretolarsi sotto i segni del tempo e dell’incuria . Pochi sanno che il castello, sebbene perla del comune appenninico, è di proprietà del Comune di Modena. E soltanto nei giorni scorsi, a più di un anno dai primi allarmi lanciati da Sestola si è deciso a stanziare 22 1 mila euro per restauri urgenti . I lavori sono stati defintiviamente aggiudicati lo scorso 8 novembre con la pubblicazione sull’albo pretorio dell’appalto dei lavori per la messa in sicurezza e recupero strutturale del fabbricato denominato “Impero”, una porzione imnportante del borgo che un tempo costituiva il castello e che fino a fine anni’80qualche anno fa er a sede delle colonie estive . Lo stato in cui versa l’edificio è disastroso .
Come testimoniano le immagini qui a fianco, il tetto si sta sbriciolando, pezzi di muro sono già precipitati e più parti del tetto sistemato negli anni alla bell’e meglio sono costituiti da pannelli di eternit . Il colpo di grazia è arrivato a ottobre 2009 quandole forti precipitazioni hanno aggravato la situazione spingendo il comune di Sestola , che ha in uso una parte del castello, a lanciare una richieste di intervento e di aiuto al proprietario, Comune di Modena . Le condizioni de l fabbricato “Impero” sono particolarmente compromesse. Come spiega la relazione della impresa esecutrice dei lavori «L’incuria manutentiva e la scarsa qualità costruttiva della copertura con manto in cemento-amianto hanno provocato il progressivo degrado della struttura e di parte degli ambienti interni, causato da infiltrazioni di acqua piovana e neve disciolta . L’instabilità del manto di copertura, l’assenza di una guaina o un altro tessuto impermeabilizzante hanno conseguentemente provocato l’infiltrazione che ha danneggiato la copertura, i travetti secondari fino a 2 architravi , causando il cedimento del – l’assito e di travetti secondari di un’intera falda . Di conseguenza ha ceduto parte del controssoffitto in tavolato d i legno, del solaio al terzo pia no e il crollo di un’ampia porzione della parete in pietra
del lato ovest».
Scopo dell’intervento è la messa in sicurezza e il recupero del fabbricato per rimuovere ogni possibile causa di ulteriore degrado . A denunciare quella che ritiene una colpevole trascura tezza ad opera del Comune è il consigliere provincial e Dante Mazzi, capogruppo del Pdl. «E’ incredibile che sin o ad ora sia passato in silenzi oquello che è una vergognosa forma di scempio del patrimonio monumentale della provincia . Un pezzo di storia, che potrebbe essere u n motivo di attrazione turistica, è stato ed lasciato sgretolarsi, in balìa delle avversità meteorologiche . – spiega Mazzi – Mi chiedo se Manuela Ghizzoni, parlamentare del Pd prima firmataria nel chiedere le dimissioni del ministro della Cultura Sandro Bondi per quanto avvenuto a Pompei ora si attiverà pe r chiedere allo stesso modo l e dimissioni degli assessori al Patrimonio, ai Lavori Pubblici e alla Cultura de Comune , ma prima di tutti del sindac o
che ha le chiavi del castello .
Forse sarebbe da chiedersi se non sia la stessa Ghizzoni a dover togliere il disturbo : è più preoccupata di Pompe i che del patrimonio della sua provincia . E la deputata ha anche l’aggravante di esser e ricercatrice dell’università per la tutela dei beni culturali. . . »
da La Gazzetta di Modena 28.11.10
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