Che spettacolo, l’altra sera, la telefonata nervosissima di Berlusconi a «Ballarò». Non era la prima volta: è già successo al presidente del Consiglio di mettere bocca in modo imprevisto durante trasmissioni televisive, e in particolare a «Ballarò» deve aver identificato un punto di debolezza, di passività, oppure una smania di visibilità. Più in generale, magari non s’è ancora abituato all’idea che la televisione (qualsiasi tipo di televisione) non sia di sua proprietà, che qualcuno possa parlare di lui (non bene) senza che lui lo rimbecchi o lo metta a tacere: eppure sono diversi anni ormai che frequenta la politica. L’altra sera insolenze, accuse, rinfacci, paroloni («mistificatori»), telefono chiuso in faccia: in ogni caso lo spettacolo non è mancato, e ha permesso di sperare in altre esibizioni.
Ci è già stato raccontato che Berlusconi sta adesso nuotando in un mare di nuova grafica: nuovi loghi, nuovi nomi, nuovi slogan per un nuovo partito in vista di prossime elezioni. Pare ce ne siano alcuni che non prevedono altri nomi o bandiere, soltanto «Berlusconi presidente», come nei referendum: ma forse non basta. Sarebbe spettacolarmente interessante vederlo saltar fuori in costumino da una maxitorta; ammirarlo in panni rossi da Babbo Natale in nuovi spot partitici; ascoltarlo cantare canzoni politiche, come quando da ragazzo intratteneva i croceristi con melodie francesi o napoletane; apprezzarlo nella improvvisazione di sketch comici, magari avendo come spalla Salemme, Schifani o Banfi, tutti alti come lui; sentirlo recitare poesie politiche, o addirittura alcune scene di fiction commoventi con bambini piccoli, cani e nonni. Sarebbe interessante che il presidente del Consiglio si abbandonasse ai propri gusti o alle proprie abilità, che saziasse la sua segreta rivalità per la gente di spettacolo.
Almeno, gli elettori capirebbero alla fine con la massima chiarezza la sua autentica natura, e ne terrebbero forse conto al momento del voto.
La Stampa 25.11.10