Bocchino: “Berlusconi si dimetta”. E i suoi si schierano con Pd e Udc. Bersani: il premier non ce la farà, non si governa con un voto in più. Maroni: ma il federalismo si farà. Maggioranza battuta due volte alla Camera sull’articolo 4 della ratifica delle modifiche al Trattato dell’Unione europea che assegna all’Italia un seggio supplementare del Parlamento europeo. Dopo che, a scrutinio segreto, era stato respinto un suo emendamento all’articolo 4, la maggioranza aveva dato indicazione per votare contro l’articolo nel suo complesso «evitando un vulnus», come aveva spiegato Andrea Orsini (Pdl). Ma al momento del voto, l’articolo (anche in questo caso a scrutinio segreto) è passato con 292 sì, 250 no e un astenuto. Fli ha votato con Udc, Pd e Idv.
Una prova generale in vista del 14? Pare di sì. Bocchino in mattinata ha detto che «è evidente che non ci sono le condizioni per cui noi possiamo votare in questo momento la fiducia al governo Berlusconi. Alla fine sono convinto che il premier sceglierà la via più saggia che è quella delle dimissioni per evitare di essere sfiduciato», ha detto a La 7. «Non c’è dubbio che il passaggio parlamentare non può non essere legato a un elemento di discontinuità». Intanto Maroni ha spiegato che «l crisi di governo, se ci sarà, non interromperà l’attuazione dei decreti attuativi del federalismo, e nemmeno le elezioni anticipate. Fino ad allora – ha detto il ministro dell’Interno- il nostro imperativo è resistere, poi succederà quello che deve succedere».
Il Pd non crede che il premier otterrà la fiducia alla Camera. «Io mi aspetto che la fiducia venga negata e si apra il percorso che prevede la Costituzione: il governo si dimetta e vada al Quirinale», ha detto Bersani parlando del voto dl 14 dicembre. «Credo che in Parlamento si può sostenere un passaggio che ci metta fuori dalla vecchia storia, aggiustare la legge elettorale, fare alcune misure per l’emergenza con il patto di andare rapidamente al confronto elettorale», ha spiegato il segretario del Pd. Nel merito Bersani ha chiarito: «Dobbiamo fare uno stralcio di riforma fiscale per spostare il carico, poi qualcosa per l’occupazione giovanile e una legge elettorale da paese civile». Sui nomi per guidare il governo di transizione, Bersani non si è sbilanciato: «Non mancano le persone autorevoli, mi esento dal fare nomi, ma ne esistono che possono raffigurare questo disegno».«Il governo il 14 al massimo potrà avere un voto in più alla Camera, ma non credo che ci arriverà, e comunque questo non significa governabilità», ha spiegato ancora Bersani intervenendo a ‘Radio Anch’io’. «Niente è scontato, ma noi abbiamo presentato il nostro documento per rendere chiara la situazione, è l’occasione per capire che c’è una crisi formale, da mesi e sperare di aprire una diversa fase», ha aggiunto il segretario del Pd.
www.lastampa.it