Camusso:”La testa Fiat verso gli Usa”. Bonanni:”Basta gioco al massacro con la Fiom” Marcegaglia: preferiamo la Fiat cruda che sta sul mercato a quella dei sussidi. Marchionne «non può giocare al massacro infilando le banderillas sul dorso della Fiom». E´ Raffaele Bonanni ad esprimersi così aggiungendo che «se a Marchionne interessano gli investimenti in un clima di corresponsabilità, deve dare garanzie di trasparenza e serenità». Una posizione abbastanza inattesa quella del numero uno della Cisl che in questi mesi non aveva mancato invece di attaccare la Fiom difendendo le posizioni del Lingotto. Che cosa è accaduto negli ultimi giorni?
La posizione della Cisl lascia intravedere una certa preoccupazione dell´organizzazione di Bonanni per la piega che rischia di prendere la trattativa sul futuro di Mirafiori. Perché è difficile immaginare che nella fabbrica torinese si possa replicare semplicemente lo schema di Pomigliano. Alcuni dettagli fanno temere una drammatizzazione. Il primo è il fatto che Marchionne abbia annunciato di voler chiudere la trattativa «entro Natale» quando in realtà la Fiat non ha ancora convocato i sindacati: «Ci attendiamo una convocazione entro 8 giorni», dice Bonanni facendo capire che il tempo sta trascorrendo troppo rapidamente. Il rischio è che la trattativa diventi in realtà un prendere o lasciare con scarsi margini di discussione. E che, anzi, al tavolo dell´incontro la Fiat possa presentarsi senza fornire quei chiarimenti sui prodotti da realizzare a Torino che tutti i sindacati chiedono da tempo. «Quel che io temo – spiega ancora Bonanni – è il rischio del polverone, della rissa mediatica tra la Fiat e la Fiom. Mi interessa invece discutere nel merito. Torino è uno stabilimento importante perché lì si dovranno fare le auto di lusso, le ammiraglie. Vogliamo sapere dalla Fiat che cosa vuole fare e a quali condizioni. Poi decideremo».
Con la mossa della Cisl i due principali sindacati italiani sembrano tornare in sintonia nella richiesta di chiarimenti: «La Fiat sta perdendo quote di mercato – dice il segretario della Cgil, Susanna Camusso – fa quasi più cassa integrazione che ore di lavoro e non si può far finta di non vedere che sta spostando la testa negli Stati Uniti». Il timore della Cgil è per la notizia di alcuni trasferimenti di progettisti da Torino a Detroit. Camusso chiede «alla Fiom di non rimanere sull´Aventino», in sostanza di non isolarsi. Ma fa sue molte delle preoccupazioni dei metalmeccanici della Cgil.
A difesa del Lingotto si schiera Emma Marcegaglia, presidente degli industriali italiani: «Preferiamo la Fiat cruda di Marchionne ma che sta sul mercato o la Fiat del passato che prendeva sussidi e andava a fare impianti decotti in giro per il mondo? Io non ho dubbi». Mai fino ad ora un presidente di Confindustria aveva espresso un giudizio tanto duro sul passato della Fiat. A Marcegaglia risponde Giovanni Centrella, segretario dell´Ugl: «Non vogliamo la Fiat dei sussidi, ma neanche una Fiat poco presente in Italia».
La Repubblica 21.11.10
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“L’ultimatum di Bonanni al Piano Fabbrica Italia”, di Luigi Grassia
Bonanni dà gli 8 giorni a Marchionne: «Chiediamo di aprire una discussione su Mirafiori, è da lì che si capiranno le intenzioni della Fiat sul progetto Fabbrica Italia. Se dovesse produrre un’auto di fascia medio-alta o un’auto di lusso non può che farlo a Torino. Basta con questo balletto mediatico. Vogliamo sapere entro 8 giorni che cosa vuol fare Sergio Marchionne in quel sito e negli altri, che cosa vuole investire». In sostanza il segretario generale della Cisl, che parlava all’assemblea dell’Udc a Milano, chiede di conoscere i particolari del piano dell’amministratore delegato della Fiat per investire 20 miliardi di euro in Italia.
Per quanto la posizione della Cisl su molti temi sia distante da quella della Fiom-Cgil, Bonanni invita il Lingotto anche ad allentare la tensione con il più antagonista dei sindacati: «Basta con il gioco al massacro tra Fiat e Fiom», dice il numero uno della Cisl. «Basta con la plaza de toros, con le banderillas piantate sul dorso della Fiom, che fanno il gioco degli estremisti e non l’interesse dei lavoratori. Se a Marchionne interessano gli investimenti, in un clima di corresponsabilità la Cisl è al fianco di questo disegno, e siamo convinti che lo sia anche la Uil, però Marchionne deve dare garanzie di trasparenza e serenità. Abbiamo un contratto nazionale, i chiarimenti sulla produttività vanno fatti in quell’ambito».
Anche Susanna Camusso chiede spiegazioni alla Fiat: la segretaria generale della Cgil vuole sapere «che cosa è in concreto Fabbrica Italia, cioè che cosa vuol dire in termine di modelli, produzione, cose da fare, e dunque quanto lavoro». A una domanda su un eventuale incontro con Marchionne, la Camusso risponde che «un dirigente sindacale non deve staccare un bigliettino per incontrarlo. È proprio l’impostazione che è sbagliata. Noi vorremmo che la Fiat aprisse una discussione vera sul piano industriale, e in quest’ambito ha senso una discussione con noi. Ma questo continua a mancare, per le scelte di Marchionne e perché non c’è una politica di governo che sia in grado di interloquire con le imprese sui temi della politica industriale». La Camusso si augura «che gli stabilimenti della Fiat in Italia non siano a rischio, e penso che non ci siano ragioni per cui lo siano, però è difficile dirlo finché non sappiamo qual è il piano industriale, sia sul versante carrozzerie, sia su quello stabilimenti-motori».
Dal fronte di Confindustria la presidente Emma Marcegaglia pone una domanda ai sindacati: «Preferiamo la Fiat cruda di Marchionne ma che sta sul mercato, o la Fiat del passato che prendeva sussidi e andava a fare impianti decotti in giro per il mondo? Io non ho dubbi: preferisco la Fiat che riesce a stare sul mercato».
La Stampa 21.11.10
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Bonanni: otto giorni a Marchionne
Una risposta che «entro otto giorni» chiarisca quali saranno gli investimenti di Fiat in Italia. Ha tutto il sapore di un ultimatum la richiesta che il leader della Cisl Raffaele Bonanni rivolge all’amministrato delegato del Lingotto Sergio Marchionne dal palco dell’Assemblea dell ’ U d c . E mma Mar c e g a g l i a ascolta in silenzio l’affondo di Bonanni e alla fine spende parole di apprezzamento per il ruolo che la casa torinese sta giocando sul mercato e conferma allo stesso tempo al segretario della Cisl l’impegno di Confindustria per la «condivisione» degli obiettivi di uscita dalla crisi. La Fiat at ha detto che vuole investire 20 miliardi in Italia — scandisce Bonanni —. Noi abbiamo chiesto in queste ore di aprire una discussione su Mirafiori, e da lì che si capiranno le intenzioni; se dovesse produrre un’auto di fascia medio-alta o un’auto di lusso non può che farlo a Torino. Noi vogliamo sapere immediatamente dalla Fiat cosa vuol fare in quel sito, e anche negli altri siti». Il segretario della Cisl dice sì a una «cabina di regia» del governo per verificare l’avanzamento del piano Fabbrica Italia, ma chiede «subito» a Marchionne «una verifica sito per sito, a partire da Torino». Il capo di Fiat-Chrysler, poi, «farebbe bene a misurare di più le parole» anche perché, sbotta alla fine Bonanni «è ora di smetterla con il gioco al massacro, quello di infilare le banderillas sul dorso della Fiom: abbiamo costruito un sistema contrattuale partecipativo, facciamo tutto dentro il contratto nazionale. Se a Marchionne interessa fare investimenti in un clima di serenità Cisl e Uil sono al suo fianco, ma deve dare segnali di serenità perché a me non interessa la Plaza de Toros». Nelle stesse ore anche la leader della Cgil Susanna Camusso è tornata a chiedere trasparenza sul piano industriale. «Cos’è davvero Fabbrica Italia? — si chiede Camusso — La Fiat fa più ore di cassa integrazione che di lavoro e non si può far finta di non vedere che sta spostando la testa negli Usa». A sera l’ex numero della Cisl, Sergio D’Antoni parla «di un importante passo avanti verso l’unità di azione delle organizzazioni sindacali. A questo punto — dice — di fronte alla responsabilità del mondo del lavoro il Lingotto ha il dovere di passare dalle parole ai fatti, chiarendo come intenda concretizzare gli investimenti».
Messe in fila, le dichiarazioni misurano quanto profonde siano incertezza e irritazione. «Preferiamo la Fiat cruda di Marchionne ma che sta sul mercato o la Fiat del passato che prendeva sussidi e andava a fare impianti decotti in giro per il mondo?» chiede Marcegaglia che tuttavia conviene con Bonanni su più di una questione. Dalla «condivisione degli obiettivi tra lavoratori e imprese fondamentale per superare la crisi», al «conflitto fine a se stesso che fa male soprattutto ai lavoratori». «Dobbiamo ragionare con serenità dentro alle regole, che sono regole flessibili — avverte la presidente degli industriali — è lavorare con responsabilità».
La Stampa 21.11.10
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Bonanni: stop al gioco al massacro anche da Marchionne
L’affondo arriva all’improvviso, mentre Emma Marcegaglia e Raffaele Bonanni stanno parlando del ruolo delle parti sociali nell’affrontare la situazione economica dell’Italia. Nell’auspicio condiviso che la Cgil possa condividere le scelte. La necessità di flessibilità e di più produttività da parte delle imprese, come ha dimostrato il caso Fiat di Pomigliano, è uno degli argomenti.
Ed è Bonanni che solleva la questione, con toni duri nei confronti dell’amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, mai usati prima: «È ora di smetterla di infilare le banderillas sul dorso della Fiom, come si fa con le corride in Spagna. A me non interessa la Plaza de Toros: così si fa solo il gioco degli estremisti Fiom e di chi non ha a cuore l’interesse dei lavoratori». E ancora: «Basta con questo gioco al massacro sul sociale. Abbiamo creato un sistema contrattuale partecipativo. Se a Marchionne interessa fare investimenti, la Cisl e credo anche la Uil sono al suo fianco. Ma deve dare segnali di serenità e di trasparenza». E quindi definire meglio il piano da 20 miliardi di euro di investimenti, partendo da Mirafiori: «Entro otto giorni vogliamo sapere cosa vuol fare di quel sito. Se la Fiat vuole fare realizzare auto di gamma alta, deve farle a Torino. Basta con il balletto mediatico».
Abbassare i toni, quindi, per recuperare il dialogo con Cgil e Fiom, puntando sulle componenti più moderate. Un percorso unitario sollecitato anche dalla presidente di Confindustria: «Auspichiamo che la Cgil possa seguire il percorso di modernizzazione che abbiamo intrapreso. Non è nostra intenzione che esca dal tavolo della crescita», ha detto la Marcegaglia, sottolineando che i rapporti con la nuova leader, Susanna Camusso, sono buoni: «È una persona che stimo, è positiva la sua decisione di andare avanti nelle trattative». Ma c’è un «piccolo problema con la Fiom, che fa più politica che sindacato».
E sulla Fiat la Marcegaglia affronta il tema ponendosi una domanda: «Preferiamo quella cruda e rude di Marchionne che sta sul mercato o quella del passato che prendeva sussidi? Io non ho dubbi», ha affermato la presidente di Confindustria, con un inciso, riferendosi al numero uno del Lingotto: «Con i toni magari può anche esagerare».
Resta il fatto che, sottolinea la presidente di Confindustria, «non si può fermare il treno della modernizzazione. Possiamo anche rallentare, per aspettare che qualcuno maturi le proprie scelte, ma non fermarci. Non è questa la mia Confindustria». Il riferimento è alla Cgil e alla Fiom: «Il lavolo è sempre aperto, ma bisogna essere in due a volerlo. Non possiamo restare ancorati a chi guarda al passato». Ed anche Bonanni è in sintonia: «Viva l’unità con la Cgil se produce risultati».
Il Sole 24 Ore 21.11.10