Bondi può dimenticarsi di Pompei. Ora dovrà rispondere sul perché ha assunto il figlio della sua fidanzata al ministero. È nata l’architettura cinematografica? Che il sistema Italia abbia tra i suoi connotati il clientelismo e il nepotismo è, purtroppo, un triste dato di fatto. Mesi fa il “desaparecido” ministro Brunetta, quello che ogni giorno aveva una trovata nuova contro il sistema dei fannulloni e dei raccomandati, provò a combattere a suon di slogan questo sistema. Oggi, nonostante tutto, il gioco non è stato interrotto e a fare i conti con questo strano spoil system è il ministro dei Beni culturali, Sandro Bondi.
“É davvero un’ingiustizia se il bravo ministro il prossimo 29 novembre sarà oggetto della sfiducia al Parlamento. Del resto il coordinatore del Pdl, ministro a tempo perso e poeta romantico non ha colpe se un vecchio rudere a Pompei crolla. Sono sempre 4 pietre messe l’una sopra l’altra! Mica possono essere protette dalla pioggia! E poi, chi si lamenta della Cultura? Da quando in qua la cultura è stata importante? Meglio il Bingo dei teatri che poi sono troppo cari e pieni di abbonati che non ci sentono tanto bene. Il cinema italiano? Che palle sempre le stesse storie dove alla fine quello senza lavoro (in realtà è un attore ricchissimo, io lo so) si ammazza perché… non mi ricordo…ma alla fine si ammazza. Molto meglio guardare il nuovo Vacanze di Natale 3000 fatto da gag irresistibili, io a quelli gli darei tutte le sovvenzioni del mondo!”. Polemista populista.
“Non sono d’accordo. Tu sei il solito qualunquista che non vuole migliorare. A teatro io ci vado spesso a vedere delle retrospettive sulle danze tribali di marionette afghane. Ovviamente in lingua originale altrimenti non sarebbe la stessa cosa. Anzi domani mi aspettano per l’inaugurazione di un cinema d’essai con film di critica e protesta cino-russo-vietnamita. Quattro ore e mezza di visioni imperdibili”. Polemista alternativo ma radical-chic.
No niente di tutto questo. Bondi è sì responsabile dell’incuria che ha portato al crollo della Domus dei gladiatori a Pompei o del fatto che il figlio della sua compagna è stato contrattualizzato dal ministero dei Beni culturali ma non è questo il punto della sua possibile sfiducia. Bondi per mancanza di forza e volontà o per ordini di scuderia ha dimenticato l’importanza che la Cultura ricopre per il benessere, il grado di civiltà e le prospettive di futuro dell’Italia. Una gestione orientata al va dove ti porta il cu…ore è arrivata al traguardo senza benzina: a consumarla sono stati Tremonti e Berlusconi che sapevano bene dove tagliare. Nella scelta su cosa fare a meno l”istruzione non era il solo obiettivo del berlusconismo. C’era anche la cultura.
È certo che Bondi dovrà rispondere del contratto ministeriale di Fabrizio Indaco, figlio della sua fidanzata (compagna non si può usare troppo!) Manuela Repetti, deputata del Pdl. Il ministro e il direttore generale della sezione Cinema del ministero, Nicola Borelli dovranno chiarire del perché si sono avvalsi del lavoro di un laureando in Architettura per il centro sperimentale di cinematografia. Qual è il legame? Architettura cinematografica? Le “Norme generali sull’ordinamento del lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche” all’articolo 7 comma 6 dicono che per esigenze cui non possono far fronte con personale in servizio, le amministrazioni pubbliche possono conferire incarichi individuali ad esperti di provata competenza, determinando preventivamente durata, luogo, oggetto e compenso della collaborazione.
Ora tocca solo provare che Indaco sia un esperto di provata competenza. Per quanto riguarda invece i legami familiari si può pure chiudere un occhio.
Insomma Bondi si presenterà davanti ai colleghi della Camera con l’aria sdegnata di chi, seppur con la coscienza apposto, si vede incastrato da un’opposizione che pur di mandare a casa Berlusconi sarebbe in grado di vendere la propria mamma. Ma sempre che ne sia stata certificata la provata competenza di essere mamma. Perché, in fondo, ogni scarrafone è bello a mamma soja!
Il Polemista
*****
Per Matteo Orfini, responsabile Cultura della segreteria del Pd, “nel settore cultura lavorano più di 500 mila persone. Sono quasi tutti precari che non hanno nemmeno la possibilità di accedere alle protezioni sociali. In questi mesi hanno vissuto più di altri la crisi: parliamo di archeologi e storici dell’arte, di restauratori, di musicisti, autori, attori, sceneggiatori, lavoratori del cinema e dell’audiovisivo. Per queste persone e per le loro famiglie il governo non ha fatto assolutamente nulla. Anzi, Bondi, Brunetta, e Tremonti li hanno quotidianamente insolentiti raccontandoli come parassiti spreconi. Oggi al danno si aggiunge la beffa: le notizie apparse sui giornali, se vere, aggraverebbero ancora di più una già insopportabile situazione: mentre lavoratori competenti e seri soffrono per colpa del governo, al ministero si trovano posti per amici e parenti privi peraltro di ogni qualificazione. Bondi e l’onorevole Repetti smentiscano al più presto le incredibili dichiarazioni riportate da Il Fatto e chiariscano questa situazione”.
Della stessa opinione Emilia De Biasi, deputata del Pd e componente della commissione Cultura della Camera. “La deputata Repetti non se la prenda, non ce nulla di personale: è una questione etica, di buona amministrazione della cosa pubblica e di buon gusto. Ed è per questo che abbiamo appena depositato un’ interpellanza urgente al ministro Bondi per sapere se non ritenga eticamente inammissibile un commistione fra legami privati e incarichi pubblici non importa se stabili o temporanei, quali azioni intenda intraprendere per impedire che vi possano essere sospetti di canali privilegiati di accesso ai finanziamenti per il cinema, quali sono le ragioni che portano all’interruzione della convenzione con il Centro sperimentale di cinematografia visto che il personale ETI si è sempre occupato di Teatro, se non ritenga scandaloso assumere i finanziamenti del FUS decurtato del 36,6% per il 2011, il figlio di un deputato”.
*****
Questo l’articolo di Malcom Pagani tratto dal Fatto Quotidiano che ha riportato l’accaduto
Possibile che Fabrizio Indaco, figlio di Manuela Repetti, deputata del Pdl e compagna di Sandro Bondi, lavori per il ministero dei Beni culturali nella direzione generale del cinema in Piazza S. Croce in Gerusalemme a Roma?
E possibile, come si sussurra, che rassicuri i giovani produttori, prometta felici finalizzazioni di progetti, spenda la parentela per farsi strada in quella giungla che è il mondo del cinema romano? Per verificare l’ipotesi, una commistione di lunare nepotismo e inopportunità feudale, basta chiamarlo nel tardo pomeriggio al telefono del Mibac a lui intestato.
Risponde al secondo squillo: “È lei Fabrizio Indaco?” “Certo”, “Volevamo chiederle se è davvero figlio dell’onorevole Repetti”. È qui, che il giovane Indaco, laureando in Architettura (corso iniziato
nel 2002, qualche lentezza nel percorso), viene assalito da un’amnesia, la sindrome Scajola: “Stavo proprio per andare via, se vuole ne parliamo domani”. Insistiamo: “Indaco, ci aiuti a non scrivere inesattezze”. Balbetta qualcosa e poi in un lampo, tronca a tradimento la conversazione. Ci viene qualche dubbio che proviamo a fugare parlando con la donna che gli ha dato i natali. In Parlamento è una giornata uggiosa. Votazioni, truppe asserragliate. Nonostante questo Manuela Repetti da Novi Ligure, non si nasconde. “Fabrizio è mio figlio certo”. Come mai lavora nel ministero diretto dal suo compagno?”. Qualche secondo di pausa: “Eh, come mai, ci lavora, ecco”.. Sbanda ma non crolla, Repetti. Ha fiducia nel prossimo: “Ha un contratto interinale, in scadenza, se vuole qualche informazione in più lo chiedo direttamente a lui”. “Con noi non ha voluto parlare”, spieghiamo: “Eh vabbè poverino, va capito, cerchi di comprendere”.
Con tutta l’umana empatia del caso, non possiamo fare a meno di domandare ancora: “Onorevole, per quale ragione un ragazzo laureato in Architettura lavora alla direzione generale cinema, non le sembrano campi d’applicazione inconciliabili?”. Repetti dice di parlare come una qualunque madre preoccupata per il futuro della propria prole. “Non si è laureato, ha finito gli esami, sta preparando la tesi e come tutti i ragazzi, prova a fare qualche cosa. Il suo contratto al centro sperimentale di cinematografia, che è un ente autonomo, sta per scadere”. Il Csc, vive grazie ai soldi del Fus.
Quasi 10 milioni di euro l’anno, non proprio un ente autonomo dal ministero, in ogni caso. “Non so quanto duri l’assunzione temporanea e forse era sua intenzione tornare a Novi Ligure e cercare un mestiere nel suo ramo. Mentre studia, cerca di guadagnare qualcosa, non c’è niente da nascondere”. Si irrigidisce, Repetti, solo se le parli di etica: “Non mi ponga domande come se mi trovassi davanti
all’inquisizione”. La rassicuriamo: “Le pare appropriato, mentre il suo compagno dirige il ministero, offrire nello stesso un posto di lavoro a suo figlio?
Milioni di ragazzi, un regalo simile non lo avranno mai” e lei traballa: “Bè, ma intanto non sarebbe opportuno se lui non lavorasse, ma mio figlio trotta, come potrebbe essere per tanti ragazzi nella sua
posizione, non ci vedo nulla di male o di strano. Se non facesse nulla o approfittasse della situazione (sic) sarebbe grave. Non penso abbia potuto avere facilitazioni”. Il ministro non si è mai preoccupato? “Non vedo come una stranezza che un ragazzo lavori”. Pausa: “Ho capito che è il ministero suo (sic), ma è una combinazione, non è vietato, non vedo sinceramente non capisco, è uno studente come tanti altri, ha fatto una sua esperienza lavorativa, tutto qui”. È affranta. Stesso
tono di voce quando a tarda sera interloquiamo con Nicola Borrelli, direttore generale del ministero, sezione cinema. “Indaco lavora fisicamente da noi, ha un contratto con il centro sperimentale di cinematografia, con loro abbiamo una convenzione e gli chiediamo una serie di servizi. Con le difficoltà di personale che abbiamo non ce la facciamo. Alcune attività specifiche sono nella mani di ragazzi come Indaco”. Quali esattamente, direttore? “Fabrizio affianca i servizi della direzione generale per la realizzazione della piattaforma on line per la presentazione delle domande di finanziamento che sarà messa in Rete entro fine mese”. Trasecoliamo. Presentazione delle
domande? Magari di film sulla ricostruzione de L’Aquila o invisi al governo?
Si parla di soldi erogati dallo Stato, di fondi di garanzia? “Esattamente, per accedere ai vari contributi e alle istanze amministrative”. Anche a Borrelli, chiediamo della opportunità: “Le devo dire la verità, io gestisco le persone che arrivano dal centro sperimentale e se le dicessi che non sapevo nulla della parentela di Indaco, sarei ridicolo. Il centro sperimentale è una nostra eccellenza
e nell’apporto a questo progetto, lavorano in parallelo Fabrizio e un’altra persona. il suo lavoro è stato prezioso, però non ha questo grandissimo contratto e le preannuncio che dopo aver rilevato l’Eti, non rinnoveremo la convenzione con i ragazzi del Centro Sperimentale”. Un’altra buona notizia, per una realtà che lentamente, sta morendo.
www.partitodemocratico.it