"Le nomine di fine regime", di Massimo Giannini
Ci sono due possibili chiavi di lettura, per decrittare il pacchetto di nomine varato dal Consiglio dei ministri ai vertici di Consob, Antitrust e Authority per l´energia. Può essere un atto di fine regime. la spartizione finale di un potere al crepuscolo, che un esecutivo al capolinea consuma in un clima da ultimi giorni di Pompei, nel quale il crollo della casa dei gladiatori anticipa simbolicamente l´autodafé della casa del Cavaliere. Oppure può essere un atto di rifondazione dell´establishment: il nuovo inizio di una maggioranza che si credeva ormai in liquidazione, e che invece rilancia la ditta con la protervia e la sicurezza di aver «ricomprato» i numeri giusti al mercatino di Montecitorio, in vista dell´ordalia parlamentare del prossimo 14 dicembre. In tutti e due i casi, le scelte compiute dal governo sono pessime, per non dire indecenti. Nel merito e nel metodo. C´è prima di tutto una questione di merito. Cominciamo dalla Consob. Era già di per sé uno scandalo che l´organo di vigilanza sulla Borsa e sui mercati finanziari fosse da quasi cinque …