In una lettera 17 responsabili del patrimonio archeologico accusano il titolare del dicastero di aver fatto della “salvaguardia della cultura” un “concetto mediatico”, mentre i tagli rendono impossibili gli interventi. La replica: “Lettera gravissima”. L’esponente Fli: “La crisi di governo lo salverà dalla sfiducia individuale”.
“Solo la crisi di governo salverà Sandro Bondi dalla sfiducia individuale”. Quasi come un presagio, la considerazione dell’esponente Fli Fabio Granata si abbatte sul ministro dei Beni Culturali proprio nel giorno in cui 17 soprintendenti lo attaccano frontalmente. E lo fanno sottoscrivendo una lettera in cui lo si accusa di aver fatto della “salvaguardia della cultura” un “concetto mediatico”, mentre i suoi tagli privano il settore di quelle risorse e quel personale che servono a una salvaguardia vera dei beni archeologici. Quel lavoro, per intenderci, che avrebbe evitato il crollo della Scuola dei Gladiatori 1. Piccata la replica del ministro, che in una nota considera “gravissima” una lettera che “accredita una responsabilità politica” nel cedimento della struttura nel sito di Pompei.
La lettera dei 17 soprintendenti. La missiva a Bondi, che annovera tra i suoi 17 firmatari Jeannette Papadopoulos, dai primi di ottobre responsabile ad interim della soprintendenza di Pompei, parte dalle dichiarazioni rilasciate dal ministro a un quotidiano all’indomani del crollo della Schola Armaturarum. Intervista, ricordano i funzionari, in cui Bondi puntava il dito sui soprintendenti e sulla loro mancanza di managerialità. La replica arriva oggi e sottolinea i “pesanti tagli che soprattutto a partire dalle leggi degli ultimi anni hanno aggredito e ridotto un bilancio complessivo già inadeguato”. Tagli, rimarcano, “accompagnati da riduzioni del personale e blocco delle assunzioni, compresi i tecnici di alta qualificazione; nonché dal contestuale appesantimento di normative e procedure di spesa in tutti i settori del pubblico impiego – e massimamente nel settore dei beni culturali”. Emblematico proprio il caso di Pompei, dove “l’incidenza dei tagli ha prodotto i suoi effetti” insieme alla decisione di commissariare il sito archeologico con “figure professionali diverse dai tecnici specializzati (prima un prefetto in congedo, poi un funzionario della Protezione Civile)”.
“Commissariamento non incrementa managerialità”. I soprintendenti ammettono che nelle loro strutture c’è un problema di spesa, che l’introduzione delle direzioni regionali non ha risolto. I commissariamenti però, dicono, “non comportano necessariamente un incremento della managerialità, tanto più se disgiunta dalla tecnicità (altra cosa è l’affidamento di incarichi speciali a tecnici specialisti del settore)”. Deve esserci, concludono i soprintendenti, “un quadro di miglioramento dell’attività di tutela nel suo complesso, che non esautori i dirigenti tecnici del Ministero, ma ne ascolti le difficoltà e le proposte, nell’unico interscambio possibile per migliorare le condizioni del patrimonio culturale del nostro Paese”.
“Stop alla cultura dell’emergenza”. “E’ ora – si legge infine – che la cultura dell’emergenza ceda il passo a quella della manutenzione, ordinaria e straordinaria, a cura delle strutture e degli staff tecnico-scientifici che quei monumenti, quei siti, quei musei conoscono e tutelano”. “La valorizzazione come concetto mediatico – sottolineano al ministro i soprintendenti – non può sostituirsi al paziente e faticoso lavoro di monitoraggio, consolidamento e restauro, che per definizione è poco visibile e quindi poco mediatico”.
Bondi: “Lettera gravissima”. La replica del ministro è affidata alla seguente nota: “La lettera resa pubblica da parte di alcuni soprintendenti è gravissima per tre ragioni: in primo luogo perché alimenta e cerca di accreditare la convinzione di una responsabilità politica nel cedimento di una ricostruzione in cemento armato a Pompei; in secondo luogo perché i fondi a Pompei ci sono sempre stati ed è mancata la capacità di spenderli in maniera adeguata; infine perché i commissari hanno sempre operato in totale sintonia con i soprintendenti”.
Granata: “Bondi, il peggiore di sempre”. “Solo la crisi di governo salverà Bondi dalla sfiducia individuale” afferma l’esponente di Futuro e libertà, argomentando così il suo giudizio: “Ciò che va emergendo dalle inchieste e dalla ricostruzione dei fatti conferma la sua pesante e diretta responsabilità politica. In Italia il patrimonio e le attività culturali non possono essere lasciate ancora nelle mani di Bondi, oggettivamente il peggior ministro di sempre. Per fortuna, la nuova fase politica che si apre ce ne libererà”.
La Repubblica 16.11.10