Dopo le proteste di alcuni rettori, nel maxiemendamento al ddl stabilità tornano i fondi che erano stati cancellati negli ultimi tre anni. Il governo dice che il provvedimento riguarda anche le statali, ma l’opposizione attacca: “E’ un trucco contabile”. Mentre l’università pubblica si arrabatta tra tagli, scioperi, riforme “epocali” e “giochi delle tre carte”, a quella privata il governo cancella i tagli degli ultimi tre anni. Nell’ultima versione del maxiemendamento alla legge di stabilità (ex Finanziaria) approvato dalla commissione Bilancio della Camera spunta anche un finanziamento di 25 milioni per “le università non statali legalmente riconosciute”. E’ bastato che alzasse la voce uno dei rettori “privati” più potenti d’Italia per fare capire al governo che non era cosa di insistere sulla strada del rigore anche per gli atenei non statali.
Di fronte ad un taglio che dal 2007 ad oggi aveva decurtato le somme destinate agli atenei privati del 45 per cento, il rettore dell’università Cattolica del Sacro cuore di Milano, Lorenzo Ornaghi, è venuto allo scoperto. “Gli effetti perversi dei provvedimenti dei governi dal 2007 a oggi – dichiarava pochi giorni prima della marcia indietro dell’esecutivo – stanno colpendo in maniera irragionevolmente dura, con diversi ‘tagli tecnici lineari’, le università non statali più di quelle statali, e fra tutte le non statali la nostra più delle altre”.
“Dopo che – chiosava Ornaghi – ci sono stati tolti 12 milioni di euro (dai 55 del 2007 siamo passati ai 42,9 del 2009), dal prossimo anno ci vedremo privati di ulteriori 13 milioni di euro, così attestandosi il finanziamento statale a quasi la metà di quello che era nel 2007 (da 55 milioni a 30,1)”. Anche per le statali, si potrebbe obiettare, il governo ha allargato i cordoni della borsa: con 800 milioni in più per il 2011, 500 per il 2012 e altrettanti per il 2013. Ma la deputata del Pd, Rosa De Pasquale, componente della commissione Cultura della Camera, spiega che si tratta di un trucco e che gli atenei italiani continueranno ad arrancare.
“Il ministro Tremonti – spiega la De Pasquale – presentando in commissione Bilancio la proposta di finanziamento dell’università è stato costretto a scoprire le carte prima di quanto aveva previsto. E nel merito – prosegue la deputata democratica – permane un forte taglio alle risorse per l’università, anche se il ministro cerca in tutti i modi di nasconderlo restituendo solo una parte del maltolto”. Vediamo perché. Secondo la De Pasquale quello degli 800 milioni è un trucco. “L’emendamento del governo effettivamente contiene la cifra in positivo, ma la legge di stabilità per il 2011, su cui opera l’emendamento, conteneva già un taglio per l’Università di 126 milioni di euro”.
La Repubblica 16.11.11
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Commisisone VII in occasione della discussione della legge di stabilità: nero su bianco i tagli previsti, solo in parte compensati dal maxiemendamento presentato dal Governo
Tabella n. 7: Stato di previsione del Ministero dell’istruzione, università e ricerca per l’anno finanziario 2011.
PROPOSTA DI RELAZIONE ALTERNATIVA PRESENTATA DAI DEPUTATI GHIZZONI, LEVI, LOLLI, BACHELET, COSCIA, DE BIASI, DE PASQUALE, DE TORRE, MAZZARELLA, MELANDRI, NICOLAIS, SIRAGUSA, ROSSA, PES E RUSSO
La VII Commissione permanente della Camera dei Deputati,
esaminato per le parti di propria competenza il disegno di legge A.C. 3778 recante «Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2011)» e il disegno di legge A.C. 3779 recante «Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2011 e bilancio pluriennale per il triennio 2011-2013» (Tab. 7),
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considerato inoltre che:
per l’ambito universitario, il Governo persevera nella politica dei tagli indiscriminati inaugurata con i decreti-legge n. 93 e n. 112 del 2008 e confermata nei due anni trascorsi di legislatura, da ultimo con l’approvazione della recente manovra estiva (DL 78 del 2010). Essa dispiegherà i propri deleteri effetti prociclici per il triennio 2010-2013, colpirà con particolare durezza le retribuzioni del personale universitario e dimezzerà la possibilità di attivare contratti a tempo determinato, con grave pregiudizio per il futuro dei titolari di detti contratti, prevalentemente giovani ricercatori «precari»;
rilevato negativamente che:
lo stanziamento complessivo per la missione Istruzione universitaria è pari a 7.103,4 milioni di euro, con una riduzione di ben 821 milioni di euro (pari al 10,4 per cento) rispetto all’assestato 2010;
in particolare, il programma 2.3 Sistema universitario e alla formazione post universitaria, è ridotto di 726,9 milioni di euro rispetto all’assestamento 2010 sebbene in esso rientrano prevalentemente le risorse volte a garantire i finanziamenti alle università, compresa l’edilizia universitaria. Tale riduzione è distribuita in particolare su alcuni capitoli di spesa; in particolare, sul Fondo di Finanziamento Ordinario (che attiene al funzionamento degli Atenei e comprende le spese per il personale e per la ricerca scientifica, nonché quelle per la manutenzione ordinaria) è previsto un taglio di 126,1 milioni di euro, che porta la dotazione a 6.130,3 milioni di euro, corrispondente all’ammontare previsto per il 2001, mentre nel 2008 si assestava a 7.422,8 milioni! Ma alla suddetta riduzione, occorre aggiungere quelle previste dalle seguenti due disposizioni, che incidono – di fatto – sulla dotazione complessione dell’FFO. Innanzitutto la soppressione del Fondo da destinare all’incremento dell’efficienza e dell’efficacia del sistema universitario statale, istituito dalla legge finanziaria per il 2008 (articolo 2, commi 428-429), con una dotazione pari a 550 milioni di euro, per ogni anno del triennio 2008-2010, destinati ad incrementare le disponibilità del FFO per sostenere prioritariamente le spese derivanti dagli adeguamenti retributivi del personale docente e dai rinnovi contrattuali del personale non docente degli atenei. Al contempo, la legge di stabilità reitera la previsione di 550 milioni di euro destinati al suddetto Fondo per il solo anno 2012: l’allocazione di tali risorse dimostra la «necessità» della dotazione oltre alla incapacità del Governo di garantirne la copertura per il prossimo anno. Si sottolinea, inoltre, che per il 2011 il FFO non potrà disporre dei 400 milioni di euro derivati dal cosiddetto «scudo fiscale», come disposto dall’articolo 2 comma 250 della legge finanziaria 2010 a parziale compensazione per il taglio previsto di 700 milioni dell’FFO per il 2010. Ne consegue, che per il prossimo anno il Fondo di Finanziamento Ordinario subirà una riduzione di stanziamento pari a 1.026 milioni di euro. Anche il Fondo per la programmazione dello sviluppo del sistema universitario subisce una decurtazione di 20, 3 milioni che porta la dotazione disponibile a 44,8 milioni; data la finalità del suddetto Fondo (a sostegno di iniziative, attività e progetti, incluse quelle didattiche), il taglio appare nella sua durezza, anche in considerazione del fatto che nel 2007 fu autorizzata una spesa di 117 milioni. Anche i contributi alle università e agli istituti superiori non statali sono ridotti di 28,2 milioni di euro;
anche il programma Diritto allo studio nell’istruzione universitaria viene ridotto di ben 96,4 milioni di euro rispetto all’assestamento 2010, vale a dire di oltre della metà della dotazione. In particolare è il Fondo di intervento integrativo da ripartire tra le regioni per la concessione dei prestiti d’onore e l’erogazione delle borse di studio a subire il maggior taglio di risorse, pari a 74 milioni, così che la dotazione di spesa si assesta a soli 25,7 milioni. Inoltre i contributi a favore dei collegi universitari legalmente riconosciuti, pari a 13,8 milioni di euro, sono ridotti di 13,6 milioni di euro, mentre quelli per gli alloggi e residenze per gli studenti universitari (ora allocati su due capitoli distinti) vengono tagliati di 5,6 milioni di euro. Questi tagli risultano particolarmente insopportabili poiché deprimono l’esigibilità del diritto all’istruzione superiore per i giovani meritevoli e con bassi redditi, contravvenendo al dettato costituzionale. Tale scelta è peraltro coerente con l’impianto culturale del velleitario «fondo per il merito», disposto dal DDL Gelmini di riforma del sistema universitario: esso, infatti, è finalizzato all’erogazione di borse di studio per il merito, senza relazione dalla fascia reddituale, e di prestiti d’onore ai quali – è facile prevedere – i giovani e le famiglie in condizioni disagiate non faranno ricorso, preoccupati dall’incertezza di restituire il debito accumulato;
considerato pertanto che:
i dati tabellari della legge di stabilità e del bilancio dello Stato – richiamati precedentemente – dimostrano che, per il settore universitario, il Governo non si è limitato a «registrare» le disposizioni del citato DL 78, ma ha provveduto a definire ulteriori tagli su molti capitoli di spesa. Il complesso di tali decurtazioni pregiudicherà la stessa erogazione delle spese fisse per personale nonché la funzionalità del sistema, che sconta anche i massicci pensionamenti associati al blocco del turn over. Altresì, smentisce le rassicurazioni più volte espresse dai ministri Gelmini e Tremonti sulla volontà del Governo di garantire le risorse necessarie;
mentre i principali Paesi europei, dalla Francia alla Germania, per uscire dalla crisi hanno programmato nuovi investimenti di miliardi di euro in formazione e sapere, l’Italia intraprendente la strada opposta e, sebbene il nostro Paese sia già fanalino di coda tra i paesi OCSE, sottrae risorse indispensabili al sistema universitario;
valutato altresì che:
dopo aver fatto mancare l’adeguata copertura finanziaria agli emendamenti, approvati in Commissione Istruzione della Camera, al già citato DDL Gelmini – sui cui contenuti continuiamo ad esprimere un giudizio molto negativo – si osserva che nemmeno nei provvedimenti in parola sono allocate le risorse adeguate a sostenere il disegno di riordino del sistema universitario; tale assenza, oltre a pregiudicare la credibilità di qualsiasi intervento strutturale del sistema, testimonia la volontà del Governo di non sostenere realmente tale iniziativa;
rilevato altresì sfavorevolmente che:
lo stanziamento complessivo per la missione Ricerca e innovazione, pari a 2.227,2 milioni di euro, è ridotto di 71,6 milioni di euro (-3,1 per cento) rispetto al bilancio assestato 2010;
in particolare, il programma Ricerca per la didattica riporta una riduzione di 2,5 milioni di euro alla ricerca per la didattica, ripartita tra le spese per la realizzazione delle attività affidate all’Istituto Nazionale per la Valutazione del Sistema di istruzione e formazione ed all’Agenzia Nazionale per lo sviluppo dell’autonomia scolastica, in aperto contrasto con le dichiarazioni del responsabile del Dicastero a sostegno della valutazione e del merito, ed i contributi ad Enti ed istituti operanti nel settore dell’istruzione, dotato di 1,6 milioni di euro, con una riduzione di 1,3 milioni di euro;
altresì, è ridotto di 99,7 milioni di euro il programma Ricerca scientifica e tecnologica di base, a causa, in particolare, della diminuzione di 94,6 milioni del Fondo ordinario per gli enti e le istituzioni di ricerca;
considerato inoltre che:
non si può non rilevare come tali scelte si discostino vistosamente da quanto perseguiti dagli altri Governi dei Paesi economicamente avanzati, che hanno l’obiettivo di valorizzare il sistema della ricerca in quanto risorsa per la crescita economica e sociale del Paese;