La frana della casa di Pompei è simbolo della “catastrofe culturale” in corso in Italia. Lo scrive oggi il quotidiano francese Le Monde, a cui neanche l’attuale inquilino di Palazzo Chigi potrà dire di essere comunista. La fotografia è impietosa ma realistica. Lo scrive nel giorno in cui molti musei cittadini, siti archeologici chiudono i battenti per la giornata o per qualche ora, aprono ma informano i cittadini, fanno entrare gratis. Contro la politica culturale del governo e contro l’ultima pensata di Tremonti: impedire ai Comuni sotto i 30mila abitanti di partecipare a società per cui li taglia fuori da imprese di cultura e dall’allestimento di mostre e quant’altro. La protesta si chiama «Porte chiuse, luci accese sulla cultura», la firmano Federculture, Anci e Fai , Fondo per l’ambiente italiano.
Cinema, teatro e fiction, stop il 22
E la protesta dilaga a macchia d’olio: il 22 novembre scioperano cinema, teatri, produzioni e postproduzioni televisive e cinematografiche. Slc-Cgil, Fist-Cisl e UilCom-Uil hanno proclamato la protesta e hanno ottenuto l’adesione di Anica e Agis e del sindacato degli attori. Silvano Conti della Cgil ricorda che «la situazione è molto grave, quest’anno gli stanziamenti per il Fondo Unico dello Spettacolo potrebbero scendere a 262 milioni di euro, contro i 408 del 2010 e questo porterebbe ad una crisi non più controllabile nella della musica, nel cinema e nel teatro».
Radiotre e Arci a fianco dei musei in lotta
Tra i tanti atti di solidarietà c’è l’ottima Radiotre rai che per tutta la giornata apre “finestre” informative da ogni angolo del paese. E l’Arci ha promosso decine di iniziative insieme ai circoli cinematografici Ucca e ha esposto drappi neri a lutto nella sede nazionale a Roma e in altre.
Fermare questa Finanziaria
La protesta è generalizzata e contro i tagli non solo spietati, ma applicati senza discernere né scegliere. Si taglia e basta e non si pianifica nulla. A Firenze il museo di Palazzo Vecchio chiude per venti minuti; ai visitatori viene consegnato un volantino con le ragioni della protesta, lo stesso che sarà distribuito negli altri musei comunali, nell’archivio e nelle biblioteche cittadine. Federculture e Anci, hanno fatto il punto all’Ara Pacis a Roma dichiarando di ricevere «centinaia di adesioni da enti tra comuni, associazioni, fondazioni, biblioteche, aziende culturali che, per la prima volta, indipendentemente dalle appartenenze culturali e politiche. Unico l’intento: modificare le norme della manovra finanziaria (legge 122/2010) che penalizzano il settore culturale e riaffermare il diritto alla cultura per tutti i cittadini».
Beni culturali dissanguati
Un diritto, annotiamo, che è tra quelli fondamentali in una qualsiasi democrazia degna di questo nome. E il problema non è solo dato dai tagli , ma anche dal continuo dissanguamento di risorse e di personale dal ministero dei beni culturali; dal clima di umiliazione a cui molti storici dell’arte, architetti e archeologi sono sottoposti. Converrà ricordare le soprintendenze che devono esaminare centinaia di progetti sul paesaggio e non hanno minimamente le forze, che non hanno soldi per verificare scavi, opere d’arte, chiese in campagna, lo stato dell’arte, insomma tutto quello che fa dell’Italia l’Italia ma che si dimentica al di là di retoriche vuote.
L’Unità 12.11.10