“Non va tagliato tutto”. Protestano Comuni e Regioni. È ancora scontro sull´Ambiente. Prestigiacomo: fondi insufficienti, bastano solo per gli stipendi. Fli rivuole l´eco-bonus. Il monito del Quirinale arriva a poche ore dalla presentazione in Commissione Bilancio del maxiemendamento del governo: «C´è una grande confusione, un grande buio, il vuoto sulle scelte e sulle priorità nella destinazione delle risorse pubbliche», dice il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, intervenendo all´assemblea dei medici per l´Africa. «Dobbiamo contenere la spesa pubblica. Ma non dobbiamo tagliare tutto. L´arte della politica consiste proprio nel fare delle scelte».
Un richiamo, quello del Colle, che ha trovato eco nelle reazioni negative alle nuove misure. «Perseverare è diabolico, portare le risorse da 7 a 5 miliardi è una scelta miope», ha detto Susanna Camusso, leader Cgil. Il segretario della Cisl Bonanni ha chiesto «tagli equilibrati». Proteste anche da Regioni, Comuni e Province.
Critiche e rilievi che hanno convinto il governo a ulteriori interventi: con un nuovo emendamento al ddl Bilancio sono arrivati 130 milioni in tre anni per l´ambiente (per i parchi e la ricerca), ma dal ministero della Prestigiacomo si esprime disappunto e si fa notare che queste risorse servono appena per pagare gli stipendi. Aumenta anche la dotazione a ristoro dell´Ici dei Comuni da 280 a 344 milioni. Nel pacchetto 30 milioni per l´ammodernamento delle auto dei carabinieri e 346 milioni per i contratti ferroviari di servizio. A conti fatti, per ora, il maxiemendameto sale a 5,7 miliardi sull´indebitamento netto e a 6,1 sul saldo netto da finanziare. Tiene la scena e accende lo scontro il mancato rinnovo del bonus energetico sulle ristrutturazioni: lo reclamano i finiani («Il governo riconsideri la sua decisione», ha detto Della Vedova), l´Udc, la Confindustria e i sindacati. Non placa le proteste il viceministro Vegas che assicura di sanare la questione, nei prossimi giorni, in sede di «milleproroghe».
Ad aumentare l´attesa per il voto di oggi ci sono così 100 sub-emendamenti che possono mettere il governo a rischio: uno dell´Mpa, una decina Fli (e tra questi l´eco-bonus sulle ristrutturazioni); 25 emendamenti dell´Udc e circa 80 da parte del Pd. Tra gli ostacoli che ha dovuto superare il maxiemendamento durante una giornata di serrato confronto, lo scoglio della ammissibilità e il «giallo» del fondo da 800 milioni. Il vaglio di ammissibilità, sul quale ha preso una decisa posizione anche il presidente della Bilancio, il leghista Giorgetti, ha provocato la cancellazione di una serie di norme «ordinamentali» presentate dal governo e non in linea con la nuova Legge di Stabilità: saltano l´arbitrato nei contratti pubblici, frodi assicurative, semplificazioni in materia di appalti, norme urbanistiche ed edilizie. «Spiace lo stop alle misure», ha commentato il ministro Calderoli. Sotto il fuoco delle opposizioni, un tema sollevato da Massimo Vannucci (Pd), anche il fondo da 800 milioni, riservato a Palazzo Chigi, e non chiaro nei dettagli. Anche in questo caso si è sentito l´intervento di Giorgetti e in serata è giunto l´ok del governo che si è impegnato a fornire un elenco preciso delle voci.
La Repubblica 12.11.10
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“La Finanziaria dei rattoppi”, di Raffaella Cascioli
La manovra non soddisfa nemmeno regioni e comuni ma la coperta è corta.
In un’atmosfera da fine impero la commissione bilancio della camera si appresta a votare da oggi la legge di stabilità alla luce del maxiemendamento del governo e dei subemendamenti presentati ieri dalle forze parlamentari. L’ultima mossa di Tremonti, che per calmare gli animi della maggioranza ha riversato il pacchetto sviluppo nella Finanziaria cambiandone i connotati con misure per 5,5 miliardi di euro, non sembra aver allentato le tensioni della vigilia. Anzi, ha aumentato le fibrillazioni di quanti si attendevano quanto meno una parziale inversione di rotta del governo. A cominciare dalle regioni e dagli enti locali che, fortemente penalizzati dalla manovra di luglio, bocciano senza mezzi termini la Finanziaria come si va configurando, senza contare che per l’opposizione e parti della stessa maggioranza il maxiemendamento «non risolve » la grave situazione che si è venuta a creare.
Tanto più che le coperture – dalla lotta all’evasione agli stimati proventi dell’asta delle frequenze digitali per 2,4 miliardi – appaiono quantomeno scricchiolanti. Per il capogruppo del Pd in commissione bilancio, Pier Paolo Baretta, si tratta dell’ennesima soluzione pasticciata visto che parte del maxiemendamento «non è ammissibile perché di carattere ordinamentale» oltre al fatto che molte misure presentano una copertura insufficiente.
E così mentre ieri in commissione si è provveduto a respingere come inammissibili alcune parti del maxiemendamento, come la riforma degli appalti, dall’altra «sono rimasti i capitoli di spesa e con una forzatura abbiamo lasciato la parte relativa ai giochi nonostante i dubbi sull’ammissibilità». In ogni caso il Pd ha presentato un pacchetto di emendamenti che rimpinguano raddoppiandolo l’esiguo finanziamento riservato da Tremonti all’editoria pari a 60 milioni di euro per il triennio che così com’è metterebbe a rischio chiusura oltre 100 testate; prevedono il bonus del 55% per le ecoristrutturazioni, cancellato dal ministro; si impegnano a garantire per la cooperazione allo sviluppo le stesse risorse del 2010.
Sulla Finanziaria una condanna nel merito e sul metodo è stata espressa dal presidente delle regioni, Vasco Errani che ha bollato come un errore il mancato incontro con il governo chiesto dai governatori che puntavano a raggiungere «un accordo partendo dall’insostenibilità della manovra in relazione ai tagli e con particolare riferimento al trasporto pubblico locale e alla sanità». Dall’altro ha definito il maxiemendamento del tutto insoddisfacente, soprattutto, perché non prevede alcun allentamento del patto di stabilità. E se perplessità sono state espresse dal governatore della Lombardia Formigoni e della Basilicata De Filippo, da quest’ultimo sui fondi sociali o sulla parziale abolizione del ticket sulla diagnostica (che ha una copertura di 5 mesi), Errani ha condannato l’insostenibilità della manovra sul trasporto locale visto che si sono dirottati sulle infrastrutture ferroviarie delle tratte locali alcuni fondi previsti per il trasporto e si sono previsti anche aumenti tariffari per i pendolari.
Il presidente dell’Anci Chiamparino ha lamentato l’assenza dello sblocco dei residui passivi e ha spedito ai capigruppo della commissione bilancio e al ministro Fitto un sub emendamento con le richieste dei comuni. Se infatti gli enti locali giudicano positivamente la parziale restituzione dei rimborsi Ici sulla prima casa, attesa da due anni, denunciano di fatto che il genio di Tremonti si nasconde nei dettagli ovvero in quei 260 milioni sui 350 attesi dai comuni e in quei 480 milioni per l’allentamento dei vincoli del patto di stabilità in parte dirottati su Expo 2015. Particolare che ha fatto saltare la mosca al naso al sindaco Alemanno che si ritrova con niente in mano visto che il decreto su Roma capitale era vuoto mentre quello che avrebbe dovuto contenere le risorse è di fatto saltato.
da Europa Quotidiano 12.11.10
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“Napolitano, memento per Giulio”, di Mariantonietta Colimberti
Perché il Quirinale è intervenuto con tanta durezza sulla legge di stabilità? Cosa ha in mente?
«In Italia esiste un patrimonio fatto di generosità, dedizione, spirito di sacrificio. Anche questa, per fortuna, è l’Italia. Quando ci interroghiamo sull’oggi e sul futuro, non dobbiamo dimenticarcelo». Alla vigilia di un passaggio parlamentare e politico delicatissimo, il presidente della repubblica, nella due-giorni veneta, sceglie di marcare il suo ruolo di custode dei valori della Costituzione facendosi al contempo testimone e guida dell’Italia migliore, ma anche critico severo delle insufficienze della politica e del governo.
Non diversamente da così può essere interpretata la sequenza delle “cose” dette da Napolitano ieri, in visita a Padova e a Vicenza, accolto e inseguito dagli applausi delle popolazioni colpite dall’alluvione, dei loro sindaci, dei giovani volontari, anche immigrati, ai quali ha rivolto apprezzamenti convinti («Sono qui per dirvi grazie. Avete dimostrato che non state ad aspettare l’aiuto dello stato. Nessuno qui si è vergognato di usare la scopa»), dei ricercatori, dei giornalisti del Mattino.
Perché Napolitano ha detto “cose” forti, irrituali persino, destinate sicuramente a pesare nell’immediato. «C’è una grande confusione, un grande buio, il vuoto sulle scelte e sulle priorità nella destinazione delle risorse pubbliche. Esiste un imperativo della solidarietà, che è uno dei fondamenti della nostra Costituzione, un patto che ci lega come italiani». La platea è quella del Cuamm, l’associazione dei medici per l’Africa, la prima organizzazione non governativa in campo sanitario riconosciuta in Italia, che celebra il sessantesimo anniversario dalla sua nascita. «Abbiamo un debito pesante sulle spalle – dice il presidente – e dobbiamo contenere la spesa pubblica. Ma non sono concepibili sordità e assurdità cosicché con un tratto di penna si cancellano gli aiuti allo sviluppo. L’arte della politica consiste proprio nel fare delle scelte».
Il riferimento diretto è, evidentemente, al dimezzamento del fondo per la cooperazione previsto nella legge di stabilità, ma il tono, durissimo, e la denuncia della mancanza di «riflessione » e di «confronto» sui tagli lasciano intendere che per il capo dello stato la misura è colma. Appena quattro giorni fa il Quirinale aveva richiamato l’attenzione, con un comunicato ufficiale, alle scadenze «inderogabili», l’approvazione in parlamento della legge di stabilità e della legge di bilancio. Ieri è arrivato il giudizio di merito sui provvedimenti in campo. E non è stato certo un giudizio lusinghiero.
Non sarebbe difficile attribuire alle parole del capo dello stato un significato politico che va oltre una critica alla finanziaria e investe direttamente il ministro dell’economia, colui che in solitaria dà e più spesso toglie, senza accedere a confronto alcuno. Una sorta di sbarramento preventivo a qualsiasi ipotesi di costruendo governo Tremonti. Non sarebbe difficile, anche se non ci sono elementi che autorizzino questa interpretazione.
Del resto, il monito sulla finanziaria non è stato l’unico della giornata di ieri. Il presidente ne ha avute anche per la stampa, colpevole di non fare più giornalismo di inchiesta («a quando risale l’ultima inchiesta sulle alluvioni? al 1966?» ha detto rivolto ai giornalisti del Mattino) e di occuparsi troppo di gossip.
L’impressione è piuttosto quella che Napolitano, forte del consenso popolare, stia accentuando, tanto più in una difficile temperie come l’attuale, quel profilo di autorità morale che in questi anni, e sempre più negli ultimi mesi, lo ha caratterizzato, esercitando di fatto un ruolo di supplenza di fronte alla caduta di autorevolezza e di credibilità della politica.
da Europa Quotidiano 12.11.10