Diciannove mesi dopo le 3.32 del 6 aprile 2009 gli aquilani fanno duramente i conti con una ricostruzione che non c’è, non è mai iniziata e non si vede all’orizzonte. Si sentono all’«epicentro della crisi» che coinvolge il paese intero e chiamano a raccolta tutti gli italiani per una grande manifestazione indetta per il 20 novembre nel martoriato centro del capoluogo abruzzese. Doppia è infatti la piattaforma delle rivendicazioni: una strettamente inerente agli immensi problemi degli abitanti del bacino colpito dal sisma, lasciati soli nonostante la propaganda del governo.
«Solo per fare un esempio – dice Annalucia del comitato “L’Aquila Anno 1” – il Governo ci fa tornare a pagare la tutte le tasse, saremmo trattati meglio se fossimo stati evasori, che riportano il capitale in patria con il 5%». L’altra piattaforma fa appello al resto del paese, «perché la situazione dell’Aquila – dice ancora Annalucia,– non è solo un problema locale ma è il paradigma di tutte le crisi italiane, il denominatore comune sono le emergenze gestite con le deroghe, con i commissariamenti, con gli appalti della Protezione Civile fuori ad ogni controllo democratico e costituzionale». A questo si lega indissolubilmente, secondo gli aquilani, il discorso sullo scempio dei territori.
«All’Aquila , a fronte di un centro storico abbandonato, c’è stata un’enorme speculazione edilizia e ancora rischiamo opere inutili, ma anche nel resto d’Italia in nome di un presunto sviluppo si devastano interi paesi, vedi il ponte sullo Stretto, mentre l’unica vera opera pubblica che servirebbe è la messa in sicurezza del territorio per far si che non avvengano più tragedie». Un accenno poi alla precarietà che «devasta l’Italia ma che è drammatica all’Aquila».
«Aumentano solo affitti, cassa integrazione e speculazione – si legge nel manifesto – vogliamo politiche pubbliche per non emigrare». Infine il capitolo chiamato “propaganda e censura”. «L’Aquila è stata teatro di una grossa operazione mediatica che ha nascosto la realtà, ha sbandierato un’efficienza che non c’era (era tutto a posto così come sono spariti i rifiuti a Napoli, no?) e ha soffocato il dissenso», commenta ancora Annalucia portando a conforto i dati dei tg nazionali che hanno «oscurato tutte le nostre manifestazioni tra cui quella del 16 giugno dove hanno partecipato tutte le istituzioni locali e la curia e che quando non ci oscurano ci criminalizzano come è successo con gli incidenti del 7 luglio a Roma, dove siamo stati manganellati senza motivo».
«Noi crediamo – sintetizzano insomma i comitati dei cittadini che hanno indetto la manifestazione – che L’Aquila sia l’esempio di quel che il governo stia facendo all’Italia tutta per questo abbiamo voluto chiamare il corteo del 20 “Macerie di democrazia”». Durante la manifestazione comincerà la raccolta delle 50 mila firme necessarie alla presentazione della proposta di legge di iniziativa popolare elaborata dai cittadini dell’Aquila per una ricostruzione della città trasparente e partecipata che trasformi la “politica dell’emergenza” in una “politica della prevenzione” in tutta Italia e per tutti i disastri ambientali e naturali.
L’Unità 12.11.10