Il presidente del Consiglio mancava da 9 mesi. Il popolo delle carriole tenuto a distanza. Anche a L´Aquila piove, anche qui la fastidiosa parola d´ordine, bunga bunga!, risuona davanti ai poliziotti che difendono l´accesso alla caserma di Coppito, il luogo blindato dove Silvio Berlusconi è atteso. È un ritorno frettoloso e chiuso ai cittadini. Il premier per altre ventinove volte è giunto in città, e in decine di occasioni ha salutato e abbracciato, baciato, pianto e sorriso. Non è tempo, fuori piove. La platea è ordinata secondo le gerarchie militari, nel senso proprio del termine. Militi che attendono il conferimento della medaglia d´oro della Protezione civile. Coppito è un comando sorvegliato oltre la misura e anche la forza dei dimostranti che arrestano il passo a tre chilometri di distanza.
L´acqua e il fango e le carriole mostrano il segno della tormenta politica. Ne fa le spese chi capita a tiro. E a tiro, cioè in auto, giunge il vicecommissario delegato alla ricostruzione, dottor Cicchetti. Nomina tra le più infelici e contestate, figura opaca e assai discussa in ragione di un passato giudiziario piuttosto burrascoso. Il bunga bunga lo fanno a lui. Coriandoli di euro falsi coprono la sua auto, spintoni e urla («non ci rappresenti, sciacallo») costringono l´autista al fermo tecnico. Il delegato del governo si salva solo quando i rinforzi della polizia raggiungono l´auto che viene fatta rinculare verso la caserma.
Berlusconi premia. Esercito, marina, naturalmente vigili del fuoco, guardie forestali e persino carcerarie. Solo la polizia viene esclusa dal medagliere (e due poliziotti usciranno dalla sala bofonchiando: «A noi nemmeno un grazie») ricco della virtù dei protagonisti che sono stati in città nelle drammatiche ore dell´emergenza.
È anche l´ultima volta di Guido Bertolaso con la maglietta tricolore. Chiude la sua altalenante vicenda abruzzese con le lodi del sindaco della città e i mugugni di chi adesso, pur cercandola, non trova casa. Eppure i soldi ci sono. Berlusconi, con a fianco Gianni Letta, i spiega (ma Tremonti lo sa?) che esistono 14 miliardi di euro pronta cassa destinati a L´Aquila. Aggiunge di ritenere «di aver degnamente rappresentato il popolo italiano». Si è fatta sera. E appunto si accomiata con i versi tristi de “La sera” di Giovanni Pascoli: «… la nube nel giorno più nera fu quella che vedo più rosa nell´ultima sera».
La Repubblica 10.11.10