"Università, la libertà di dire no", di Alessandro Ferretti*
Abbiamo iniziato a dire «no» a un progetto che ci vuole infinitamente ricattabili, sempre più poveri in una guerra alla quale la società italiana sembra essere stata destinata da una gestione a dir poco discutibile della crisi finanziaria iniziata nel 2008. Mi sono imbattuto in Shantaram, un romanzo di Gregory Roberts, in cui si parla della cosa migliore al mondo. Una sostiene sia il potere, un altro il denaro, il terzo vota per la libertà. Alla domanda «Ma la libertà di far che?», avanza un’ipotesi: «Non so. Forse soltanto la libertà di dire no. Se riesci a ottenerla, non hai più bisogno di nulla». Tra gli oltre 9 mila ricercatori che si sono dichiarati indisponibili a ricoprire gli incarichi della didattica non obbligatoria in 50 atenei italiani saranno in molti a riconoscersi in questa libertà. Otto mesi fa, quando la nostra protesta è iniziata nelle facoltà di scienze di Torino, Napoli e Cagliari, credevamo che il senso della nostra indisponibilità fosse legato alla pur necessaria difesa di un ruolo che ha svolto fino a oggi …