Susanna Camusso è la nuova segretaria generale della Cgil, l’ha eletta ieri il Direttivo con il 79,1% dei voti. «Sarò la segretaria di tutti», esordisce tra gli applausi. Controlla la commozione, è la prima donna leader nella storia ultracentenaria del principale sindacato italiano. «È un’emozione indescrivibile», dirà più tardi. I fotografi la chiamano, le chiedono di posare con il mazzo di rose rosse che le hanno appena regalato, per uno scatto che resterà nella storia del movimento sindacale. Lei tenta di sottrarsi, non concede molto alla retorica e al cerimoniale dell’evento. «Ringrazio chi mi ha sostenuta e chi mi ha contrastata» è il suo saluto. Sono stati 21 i voti contrari, il 13,3%dei158votanti; 12gli astenuti, il 7,6%.
LE SFIDE Abito grigio antracite,come gli stivali con tacco alto, al collo un ciondolo con il quadrato rosso della Cgil e poi un curioso gioiello, un “tirabaci”, anello e bracciale insieme, «è di ispirazione indiana – spiega –Ma questo è di un artigiano milanese». Stop, il colore finisce qui. E inizia il suo mandato «un’avventura difficile», la definisce. Inizia la politica con le sue sfide. A cominciare dalla percentuale dell’elezione, inferiore all’83% che la mozione che ha sostenuto Epifani, e dunque la sua candidatura, aveva preso al congresso. Delusa? Preoccupata? Per nulla. «Credo che sia un grande risultato, abbiamo avuto un congresso non facile. Mi aspettavo meno» risponde sorridendo. «Avevo ragione io», le fa eco Guglielmo Epifani che l’affianca in conferenza stampa e che a proposito della nuova elezione parla del «superamento di un ritardo inaccettabile». Hanno votato contro gli esponenti della «Cgil che vogliamo », l’area di minoranza uscita dal congresso. Il perché lo ha spiegato il portavoce, Gianni Rinaldini: «È in corso un confronto tra le parti sociali cui la Cgil partecipa senza nessun coinvolgimento né mandato del direttivo », e Camusso «ci ha appena spiegato che continuerà il confronto, affrontando il capitolo della produttività. Con quali posizioni?». Dissenso interno dunque, dalla stessa area che, con la Fiom e dopo la grande manifestazione del 16 ottobre, chiede alla Cgil uno sciopero generale subito. È in agenda? «Per qualunque dirigente sindacale lo è sempre. Non è un rituale, però, non è un’evocazione, si usa quando serve – replica la segretaria -. Durante questa crisi la Cgil ne ha già fatti tre. È uno strumento che abbiamo usato e che utilizzeremo quando tutti insieme, Cgil e direttivo, decideremo di farlo». Per ora in agenda c’è la manifestazione del 27 novembre. Una sfida, dunque, è quella interna. Ma non la più importante in un sindacato abituato alla dialettica. «La Fiom non è e non sarà mai una spina nel fianco della Cgil -continua Susanna Camusso- Ci confronteremo e credo che anche la Fiom farà le sue proposte, non starà solo in difesa». La sfida più importante è «rimettere al centro il lavoro» in un paese che continua a pensare ad altro. «I lavoratori attendono risposte», la Cgil deve darle anche «riconquistando» un modello contrattuale, «con regole e innovazione, non deroghe e conservazione », precisa. Riprendere il filo dell’unità sindacale: ecco dunque una proposta da fare sulle regole di rappresentanza e democrazia. Quanto alla politica, ammesso che il caso Ruby lo sia, «si sta facendo un danno gravissimo al Paese e si stanno offendendo sempre più le donne». «C’è bisogno di un’alternativa». «In questa fase la nostra amarezza è per la frantumazione di quella che potrebbe essere l’alternativa per il Paese. Il centrosinistra riparta dal lavoro».
L’Unità 04.11.11
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“La Cgil diventa rosa, via all´era Camusso”, di Luisa Grion
Ci sono voluti cent´anni di storia, ma alla fine una donna ha conquistato il vertice della Cgil. Da ieri Susanna Camusso è il nuovo segretario generale del più grande sindacato italiano: il consiglio direttivo l´ha eletta con il 79,1 per cento dei consensi, i voti contrari sono stati il 13,3 per cento, gli astenuti il 7,6.
Con fiori, abbracci, standing ovation e una manciata di cornetti rossi portafortuna regalati alla nuova leader si apre quindi l´era del dopo-Epifani. «Sarà un´avventura difficile» ha detto la Camusso, che si trova a guidare la Cgil in un momento in cui la crisi è tutt´altro che chiusa, l´unità sindacale è un ricordo lontano, la Fiat una questione molto spinosa e complessa e anche sul fronte interno c´è qualche problema con la Fiom.
Parte dei 21 voti contrari sono arrivati proprio dalle tute blu, la cui ala minoritaria considera la sua impronta troppo moderata. «Non condividiamo il programma, c´è un problema di democrazia interno» ha commentato Giorgio Cremaschi, che rappresenta la corrente di minoranza «la Cgil che vogliamo». Parole davanti alle quali la Camusso non ha fatto una piega. «Con la Fiom in qualche occasione abbiamo avuto discussioni e opinioni diverse, ma nessuno dimentica che le esigenze dei metalmeccanici sono quelle dei lavoratori». Al sindacato delle tute blu, però, «chiediamo che non sappia solo difendere, ma anche proporre».
Per il resto parole molto chiare per il governo: «Non fa nulla per il paese e come paese non ce lo meritiamo». Una dura stoccata all´idea che Berlusconi ha del ruolo femminile: «La condizione delle donne – ha detto – è il metro di misure della democrazia e su questo il paese non sta tanto bene. Bisogna riconquistare la capacità di indignarsi e continuerò a sollecitare indignazione e reazione». Una bella tirata d´orecchie anche al ministro Brunetta che, in quanto femmina, si aspetta da lei una «maggiore flessibilità rispetto al Epifani». «Ha un´idea sbagliata delle donne e del lavoro» gli ha risposto la Camusso.
Un debutto deciso, dunque, osannato da una marea di «benvenuta» e di congratulazioni. A partire da quelle di Berlusconi stesso – che si augura «di poter operare insieme nell´interesse supremo del paese e dei suoi cittadini» – e del ministro Sacconi, che spera in lei per una «maggiore disponibilità alla mediazione sindacale». Stesso augurio che le fanno Bonanni, leader della Cisl, che spera di trovare «un percorso unitario», e Angeletti, leader della Uil che con lei si augura di avere «rapporti meno complicati». Auguri e complimenti le sono arrivati dalla Confindustria, da Fini, Schifani e praticamente da tutto l´arco politico: da Bersani all´Udc. L´unica a non essersi espressa è stata la Lega.
Fa molto effetto il fatto che il leader della Cgil sia una donna, anche se la Camusso ha alle spalle trentacinque anni di esperienza sindacale. La Carfagna, ministro delle Pari opportunità ha parlato di «svolta epocale che, come donna, mi riempie d´orgoglio». Oggi il passaggio delle consegne con Guglielmo Epifani che di lei dice «sarà un grande segretaria generale, è la mia segretaria, con una donna alla guida abbiamo colmato un ritardo non accettabile».
La Repubblica 04.11.11
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Camusso: ho una bozza da sottoporre a Bonanni e Angeletti sulla base degli accordi del ’93. “Ora un’intesa con Cisl e Uil”, di Alessandro Barbera
Attorno al grande tavolo al quarto piano di Corso d’Italia, Susanna Camusso tormenta un piccolo mazzo di chiavi. Al collo ha un grande gioiello quadrato e rosso, simbolo della Cgil. Risponde con uno sguardo di abbagliante durezza. «Mi chiede se questo governo ha fatto qualcosa di buono? Non mi viene in mente proprio nulla. La verità è che più governa, più fa danni. Prima se ne va a casa, meglio è». Con 125 sì su 158, poco meno dell’80% dei consensi, da poche ore il direttivo del primo sindacato italiano l’ha eletta primo successore donna di Giuseppe Di Vittorio. Ha ricevuto un mazzo di rose rosse, la «cortesissima» telefonata di Gianni Letta, gli auguri di Emma Marcegaglia e Raffaele Bonanni. «Il premier? Al momento non pervenuto». Poco dopo riceverà il suo telegramma di auguri: «Operiamo insieme per il bene del Paese».
Lo stile di Susanna Camusso ricorda il vecchio adagio caro a Theodore Roosvelt: Speak softly and carry a big stick. «Dicono che in Cgil amiamo il conflitto. Chi lo dice dimentica che il conflitto è connaturato a qualunque relazione, serve a migliorare la condizione delle persone e delle coppie. Il problema del conflitto è come lo si governa. E’ uno strumento, non un fine». Il destino non poteva scegliere per lei momento più complicato: un governo alle prese con una crisi quasi irreversibile, le polemiche sulle abitudini sessuali del premier, l’irrisolta spaccatura con Cisl e Uil sul caso Fiat e non solo. «La Cgil in cui mi impegnerò è una organizzazione capace di indignarsi per quanto ci accade attorno. Penso allo stato di schiavitù cui sono costretti certi lavoratori di Rosarno, alle donne trattate come merce, all’arretramento culturale cui assistiamo: quel che accade è la negazione di tutto ciò per cui hanno lottato. C’è bisogno di esempi e moralità. Dicono che siamo un sindacato di pensionati. Non è vero: l’età media dei nostri iscritti alla Filcams è trent’anni. Certo, i troppi contratti a termine cui sono costretti i giovani non ci aiutano. Dobbiamo fare di più: a loro dedicheremo una delle nostre prime iniziative».
Il nuovo leader della Cgil appare cauto e sferzante, autonomo e radicale. Non riconosce al governo la messa in sicurezza dei conti pubblici. Trova «terribilmente propagandistico dire che la disoccupazione c’è anche perché nessuno vuol fare lavori manuali». Non è d’accordo con Emma Marcegaglia quando sostiene che le elezioni vanno evitate a tutti i costi. E però «il dopo non è compito mio: per quello ci sono le valutazioni del Presidente della Repubblica e la Costituzione. Fino a che il governo è in carica, tratto con lui. Credo alla distinzione dei ruoli: io sono il sindacato». L’unità sindacale? «E’ essenziale, dobbiamo riprendere il filo del dialogo. Ma oggi sono combattuta. Da un lato accadono cose mai viste e insopportabili, dall’altra conto 56 contratti firmati unitariamente. Poiché non credo che arriverà in fretta una legge che attui gli articoli 39 e 40 della Costituzione, stiamo mettendo a punto una proposta di accordo pattizio da presentare a Cisl e Uil. Il modello è l’accordo del 1993 sulle rappresentanze sindacali unitarie».
Camusso, che da quelle parti ha militato a lungo e non senza traumi, sa che la Fiom la attende al varco con i fucili metaforicamente puntati. «Non è un corpo estraneo alla Cgil, neanche per idea. Con loro c’è e ci sarà sempre una dialettica, hanno un forte profilo identitario. Voglio però dire con chiarezza alla Fiom che difendere quanto si ha non basta». Di sciopero generale per ora non vuol sentir parlare: «E’ nell’agenda di ogni sindacato per sostenere le proprie ragioni. Ma non è un rituale, lo si usa quando serve. Lo faremo se il direttivo riterrà opportuno proclamarlo».
Il pensiero corre velocemente al caso Pomigliano e alla polemica con Sergio Marchionne. Camusso scarta un cioccolatino. Si accende una sigaretta. «Voglio discutere anche con lui. Voglio discutere del piano industriale della Fiat, dei suoi investimenti, di cosa ha davvero in serbo per l’Italia. Sia chiaro però che resto fredda alla tesi che la crisi si affronta riducendo i diritti. Si parla tanto di produttività, ma quello che hanno dato in più ai lavoratori viene dalla monetizzazione di dieci minuti di pausa in meno e dal rispetto di un accordo del 1971. Non è vero che in Italia manca la cultura della partecipazione. I lavoratori, anche quelli della Fiat, sono affezionati e appassionati. Ben venga una maggiore partecipazione, siamo interessati a discuterne. Ma ricordo che nel tanto propagandato sistema tedesco i sindacati aziendali hanno un potere importante. Fino al veto».
La Stampa 04.11.11
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Camusso conquista la Cgil
Per Susanna Camusso, la prima donna alla guida della Cgil, si è espresso il 79% del parlamentino di Corso d’Italia in un voto a scrutinio segreto. «È un risultato importante, pensavo di ottenere di meno», ha detto “a caldo” la sindacalista raccogliendo il testimone da Guglielmo Epifani che ha commentato: «sarà un grande segretario».
L’area del dissenso interno che fa riferimento soprattutto alla Fiom appare indebolita rispetto al congresso di Rimini, considerando che la seconda mozione aveva ottenuto il 17,07% dei consensi. Sui 162 aventi diritto nel direttivo hanno votato in 158 (97,5%), i sì sono stati 125 (79,1%), i no 21 (13,3%), 12 gli astenuti (7,6%). La sindacalista milanese, che nel 1975 da giovanissima ha mosso i primi passi nell’ambito dell’esperienza unitaria della Flm, ieri nel suo primo intervento da segretario generale ha ricordato che l’«unità sindacale rappresenta un punto essenziale di riferimento», consapevole che la divisione con Cisl e Uil abbia prodotto «un deficit di risultati per i lavoratori». Nella sua lunga esperienza in Cgil Susanna Camusso non ha «memoria di un periodo così buio nei rapporti con gli altri sindacati», per tentare di ricucire propone di partire «dalle norme sulla rappresentanza e la democrazia, in modo da darci le regole per stare insieme nonostante le differenze».
Il neosegretario della Cgil non ha sciolto le riserve sullo sciopero generale invocato dalla Fiom, ricordando comunque che la Cgil da sola ne ha già organizzati tre: «Lo sciopero generale è nell’agenda di qualunque sindacato quando deve sostenere le sue proposte e la sua piattaforma – ha detto –. Non è un rituale, è uno strumento che si usa per ottenere un risultato e il gruppo dirigente valuterà, se e quando farlo». A chi le ha chiesto se la Fiom rappresenti una spina nel fianco, Susanna Camusso – che nel 1992 insieme ad altri riformisti fu emarginata dall’ala massimalista delle tute blu – risponde che «per la Cgil nessuna categoria può essere un problema ma è una parte dell’organizzazione», invitando nel contempo i metalmeccanici a non trascurare che «questa é una stagione in cui la confederazione ha l’onere di fare una proposta e chiediamo anche alla Fiom di essere un sindacato che oltre a difendere sappia anche proporre». Proprio come chiede a gran voce la minoranza riformista delle tute blu della Cgil.
Camusso ha chiamato in causa il Governo per aver «scientemente lavorato per dividere il sindacato e peggiorare la crisi», denunciando «siamo l’unico paese in cui durante la crisi non c’é stato un confronto con le parti sociali». Riferendosi agli imprenditori, incontrati in questi giorni ai tavoli del patto sulla crescita, ha detto di cogliere «l’esigenza delle imprese in questa fase di cercare di cogliere le risposte non avute dal governo», auspicando che «le parti sociali, sapranno con una pressione congiunta, cambiare le cose». Per quanto riguarda i rapporti con la politica – è stata socialista, ha la tessera del Pd – Camusso rivendica: «La Cgil è gelosa della sua autonomia. Ma pensiamo anche che non si è mai autosufficienti e la nostra attenzione è sempre verso quelle forze di progresso». Oggi la Cgil ha organizzato al Quirino una cerimonia di saluto ad Epifani che andrà a presiedere la fondazione Bruno Trentin.
Di «svolta epocale» parla il ministro delle Pari opportunità, Mara Carfagna, mentre Confindustria auspica che «il suo mandato possa tradursi in uno spirito di collaborazione tra le parti sociali e le istituzioni, nel rispetto dei reciproci ruoli, con il comune obiettivo della crescita». Per il lader della Cisl, Raffaele Bonanni, l’elezione di Susanna Camusso «deve portare a rapporti migliori tra i sindacati, senza settarismi e ideologismi». Il numero uno della Uil, Luigi Angeletti, è «fiducioso in un cambiamento».
Il Sole 24 Ore 04.11.10