Il Ruby-gate rischia di irrompere alla conferenza organizzata dal sottosegretario Giovanardi.
È almeno da maggio che il cattolicissimo alfiere della famiglia tradizionale, il sottosegretario Carlo Giovanardi, tesse la tela della seconda conferenza nazionale sulla famiglia che si aprirà in grande stile lunedì a Milano con l’intervento del presidente del consiglio e alla presenza, fra gli altri, dell’arcivescovo di Milano Dionigi Tettamanzi, entrambi al momento confermati dallo stesso Giovanardi. Una conferenza istituzionale, prevista per legge ogni tre anni, che mette insieme esperti, associazioni e operatori del settore per discutere le politiche per la famiglia, da sempre uno dei leit motiv delle campagne elettorali dell’attuale maggioranza. E, come si sa, tema molto caro Oltretevere, da cui in questi giorni trapela imbarazzo per le vicende che coinvolgono la politica italiana.
Ma ora il Rubygate rischia di rompergli le uova nel paniere. Perché anche se, come sostiene il sottosegretario con delega alla famiglia, i giornali sono dominati dal gossip e dal cicaleccio scandalistico mentre «le cose serie» vanno avanti, la presenza di un Cavaliere che, in piena bufera da stile di vita non propriamente “familiare”, parla di quoziente familiare e asili nido, le cose serie le può oscurare. Quanto meno sul piano della rilevanza mediatica. Tanto più se dovessero continuare a spuntare ragazze che affermano di avere conosciuto il premier. Del resto, in una fase parossistica come questa, una settimana è lunga. E non è detto che, se le polemiche non si dovessero placare, alla fine il Cavaliere non si faccia vedere.
Ieri dalla curia di Milano davano comunque per certa la presenza – e l’intervento – dell’arcivescovo, che, nell’omelia di domenica in duomo, non ha mancato di sottolineare la necessità di politiche di sostegno alle famiglie povere. Le cose serie, appunto.
La seconda conferenza nazionale sulla famiglia (la prima si tenne nel 2007 a Firenze, ministro Rosy Bindi) si apre però non solo in un clima politico infuocato e all’insegna delle polemiche con l’Arcigay, che non è fra gli invitati ufficiali del dipartimento.
Si svolge anche e soprattutto all’insegna dell’austerity più spinta, secondo la più tradizionale linea del new deal tremontiano. Nella Finanziaria 2011, infatti, alla voce politiche per la famiglia, il ministro dell’economia ha assegnato una cifra di 53 milioni di euro. Erano 185 nel 2010. E le previsioni per i prossimi anni non sono migliori, perché sono stati destinati altri 53 milioni per il 2012 ma 32 per il 2013. Con questi numeri Giovanardi non solo non ha modo per rilanciare, ma rischia di non riuscire a coprire neppure le spese di base, gli impegni in qualche modo già presi. Fra adozioni internazionali, bonus bebé, i fondi per la conciliazione famiglia-lavoro e per l’attività degli osservatori servirebbero almeno 96 milioni.
Ne mancano 40.
Certo la crisi morde e non è semplice raggiungere i livelli dei tempi di Prodi, quando in Finanziaria furono stanziati 348 milioni per il 2007 e 276 per il 2008. E quando vennero destinati trecento milioni di euro in tre anni per un piano nazionale per gli asili nido, oggi non più finanziato. La crisi è forte, ma le cifre targate Tremonti bloccano anche l’ordinario. E allora si tratta di capire su quali gambe e grazie a quali scelte di finanziamenti potranno marciare le proposte che arriveranno dagli operatori riuniti a Milano. Nella consapevolezza che per le politiche familiari l’Italia è agli ultimi posti dell’Europa dei 15 (lo dice un documento del ministero dell’economia per il 2009) e che anche il quoziente familiare, su cui la maggioranza in teoria punterebbe, costa molto.
da Europa Quotidiano 03.11.10