È questa, in estrema sintesi, la risposta data dal governo di Dublino e dal governo di Londra alle prese con il risanamento del bilancio dello Stato. Si taglia la spesa ma non la ricerca. Nessuno dei due governi è di centrosinistra e tanto meno di sinistra. In Irlanda governa il Fianna Fáil, che è un partito liberaldemocratico. Nel Regno Unito, come si sa, c’è il ticket di David Cameron (Partito conservatore) e di Nick Clegg (Partito Liberal democratico). L’Irlanda deve fronteggiare un deficit di bilancio che ha raggiunto i 50 miliardi di euro e, dunque, il 32% del Pil il maggiore tra i paesi industrializzati. Per abbatterlo e cercare di riportarlo entro i limiti di Maastricht (3%), il governo di Brian Cowen come tutti i governi di centrodestra ha scelto di non aumentare le tasse, ma di tagliare in modo drastico la spesa. La manovra di bilancio che sarà formalizzata il prossimo 7 dicembre prevede tagli per ogni e ciascun settore della pubblica amministrazione. Ma non per la ricerca scientifica e lo sviluppo tecnologico, settore per cui si prevede, al contrario, un aumento degli investimenti pari a 2,4 miliardi di euro in cinque anni. A Dublino fanno, dunque, come a Berlino. Si taglia tutto, ma non la ricerca. Dove invece si investe. Da notare che l’Irlanda ha un Prodotto interno lordo che è pari a un decimo di quello italiano. Dunque è come se lo stato italiano avesse deciso di investire in ricerca 24 miliardi di euro in cinque anni.
È vero che nel biennio 2009-2010 anche l’Irlanda ha conosciuto tagli nei grant (contributi) alla ricerca intorno al 4%. Ma si tratta di piccola cosa rispetto all’aumento dei prossimi anni e, comunque, di un’esperienza limitata nel tempo. Che il governo non intende più ripetere. I tagli, dicono a Dublino, ci farebbero uscire dall’economia della conoscenza. Lì sono tutti convinti che il brillante passato dell’Irlanda prima della crisi finanziaria sia dovuto anche al raddoppio in dieci anni degli investimenti in ricerca e sviluppo (R&S). Politica che il governo di Brian Cowen intende reiterare per cercare di uscire dalla enorme crisi che ha investito il paese.
Anche a Londra la pensano così. Il nuovo governo ha già deciso tagli alla spesa pubblica per 109 miliardi di sterlini (più di 130 miliardi di euro), da attuarsi anche mediante una riduzione paritetica della spesa di tutti i ministeri del 19%. Con un’unica eccezione decisa dopo le proteste della comunità scientifica: gli investimenti in ricerca scientifica e sviluppo tecnologico. In particolare la spesa per la ricerca di base sarà congelata e rimarrà attestata intorno ai 4,6 miliardi di sterline (circa 5,6 miliardi di euro circa). Il congelamento, per la verità, non sarà uguale per tutti. La ricerca medica vedrà un aumento degli investimenti pari al tasso d’inflazione, per congelarla in termini reali. Mentre verranno limati i fondi per le partecipazioni a ricerche internazionali.
Il motivo addotto dal governo di centrodestra del Regno Unito è il medesimo di quello addotto dal governo di centrodestra irlandese e tedesco: la Gran Bretagna non può restare fuori dall’economia della conoscenza. Perché lì a differenza di Giulio Tremonti e del governo di centrodestra italiano sono convinti che la cultura è cibo. Non solo per la mente.
L’Unità 01.11.10
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