Napoli, il giorno del giudizio: altro che miracolo, altro che «emergenza finita» come dice il capo della Protezione Civile. Sacchi ovunque, gente arrabbiata situazione identica a dieci giorni fa. «È venuto un camion, ha buttato tutto qui…». La differenziata dei poveri si fa a piazza Garibaldi, davanti alla stazione, ma il piccolo suk domenicale è immerso nell’immondizia. Chi cerca scarpe o pantaloni usati è costretto allo slalom fra cassonetti liquefatti, rifiuti carbonizzati, bottiglie rotte e spazzatura nuova. 31 ottobre, a Napoli è ancora estate di San Martino. Silvio Berlusconi, questa volta, ha dato un termine e la sua promessa è verificabile: non è un bel vedere, con le mosche che ronzano e i piccioni che razzolano, i bambini che mangiano la pizza passando vicino a quello schifo. E non è un buon odore quello che si sente a via Foria, dove il cumulo invade la fermata dell’autobus, di fronte al civico 103, sul portone c’è scritto: «Chiusi per lutto. È morta la civiltà. Grazie al comune di Napoli». Non fa piacere scrivere «tempo scaduto» e …