Di mese in mese i numeri dell’emergenza vengono aggiornati, costantemente al rialzo, per chi vuole leggere la verità nei molti dati che l’Istat fornisce periodicamente su una crisi economica che non perdona, soprattutto il mondo del lavoro. A settembre il tasso di disoccupazione è salito all’8,3% dall’ 8,1% registrato ad agosto, il che significa che il numero delle persone in cerca di un impiego ha ormai sfondato quota due milioni, 2,071 milioni per la precisione. Una folla costituita in gran parte dalle nuove generazioni, visto che il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) è cresciuto nello stesso periodo di tempo dal 25%al 26,4%. Più di un giovane su quattro è senza lavoro. L’EMERGENZA OCCUPAZIONE Risulta in calo solo il tasso d’inattività, pari al 37,9% e sceso rispetto al mese precedente dello 0,2%, che riguarda le persone tanto scoraggiate che nemmeno cercano più un posto. Ma si tratta di un decremento dovuto solo parzialmente alla ripresa dello 0,1% del tasso d’occupazione, pari a 57%. Altri 35mila italiani sono usciti dal mondo del lavoro negli ultimi trenta giorni, e certo non si consoleranno al pensiero che si tratti di mal comune europeo (la disoccupazione media nell’Ue è al 9,6%), men che meno i giovani (il tasso europeo nella fascia 15-24 anni si ferma infatti al 20,3%). Si comprendono, dunque, le reazioni dei sindacati: preoccupati per un’emergenza occupazionale che si sta facendo cronica,ma anche infastiditi dall’ottimismo sfoggiato a prescindere dal ministro del Lavoro. Così il vicesegretario generale della Cgil, Susanna Camusso, ha sì rilevato che «la ripresa non c’è, cresce la disoccupazione e cresce lo scoraggiamento »,maha anche invitato Maurizio Sacconi a «smetterla di raccontare che le cose vanno meglio» perchè «la realtà è diversa, ingannando le persone non si aumenta il consenso nè si trovano soluzioni». Toni non dissimili da quelli usati dalla Uil: «I timidi segnali di ripresa del nostro mercato del lavoro non ci tranquillizzano».E dalla Cisl «il quadro dell’occupazione resta ancora critico, tenendo anche conto del livello molto elevato della cassa integrazione ». Ancora più preoccupata si è mostrata Confindustria: «La disoccupazione può diventare strutturale » ha avvertito la presidente dei giovani Federica Guidi. In questo contesto, soprattutto dopol’allarme lanciato giovedì scorso da Bankitalia, che ha calcolato un tasso di disoccupazione effettiva dell’ 11%, suonano veramente stonate le parole del ministro Sacconi.
L’IRRITAZIONE DI SACCONI «L’Istat conferma un positivo incremento dell’occupazione » e «con la ripresa più persone si offrono per un impiego»ha affermato il responsabile del Welfare. Che invece ha lasciato trasparire la sua irritazione nei confronti di Bankitalia «la cui elaborazione è apprezzabile e utile, per quanto originale». Ma sfogata apertamente solo nei confronti di un cronista che, come l’istituto governato da Mario Draghi, gli chiedeva anche di conteggiare tra i disoccupati anche cassintegrati e scoraggiati: «Lei parla da militante e da ignorante».
L’Unità 30.10.10
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Tornano a salire i disoccupati senza lavoro il 26% dei giovani
Segnali positivi dagli Usa: nel terzo trimestre il Pil americano è cresciuto del 2%
ROMA – Lavoro e inflazione: l´estate è finita, i dati forniti dall´Istat segnalano peggioramenti in corso. La disoccupazione, a settembre, è aumentata rispetto al mese precedente e a farne le spese sono stati soprattutto i giovani, dove il tasso è passato dal 25 per cento al 26,4. Nella fascia d´età compresa fra o 15 e 24 anni, dunque, un ragazzo su quattro non lavora. Un dato «molto elevato» – ammette l´Istat – anche se «inferiore ai picchi» dello scorso aprile (28,9). Superiore comunque sia alla media dell´Eurozona sia a quella della Ue a 27, e inevitabilmente destinato a riaccendere le polemiche sull´occupazione in Italia.
Già, perché non si sono ancora spenti i fuochi sulle cifre fornite dal governatore di Bankitalia Draghi, secondo cui la disoccupazione reale è all´11 per cento. Sul quadro giovanile c´è davvero poco da essere ottimisti, insomma. Lo ammette anche il ministro Gelmini: «La preoccupazione è forte».
D´altro canto peggiora anche il dato generale: l´Istat segnala che siamo passati dall´8,1 di agosto all´8,3 di settembre. E´ vero che l´aumento è dovuto soprattutto alla diminuzione degli “inattivi” (quelli che il lavoro non lo cercano più), ma il commento del ministro Sacconi non convince i sindacati e nemmeno la Confindustria. «Ritorniamo ai dati di luglio, mantenendoci sotto la media europea di quasi due punti», ha detto il ministro, precisando che l´analisi della Banca d´Italia è «apprezzabile, ma originale» perché include anche inattivi e cassintegrati non considerati dai calcoli Istat.
Eppure Emma Marcegaglia, presidente della Confindustria, fa riferimento proprio a quel dato dell´11 per cento ribadito dal governatore Draghi quando dice che «da tempo chiediamo di concentrarsi sull´economia e sulla disoccupazione, che sono temi veri». Tanto più che la presidente dei Giovani Industriali, Federica Guidi, rincara la dose avvertendo che il problema rischia di «diventare strutturale» e che «la ripresa stenta a radicarsi». Da questo punto di vista, invece, un segnale positivo arriva dagli Stati Uniti, dove il Pil, nel terzo trimestre, è aumentato del 2 per cento (contro l´1,7 del secondo trimestre).
Quanto all´inflazione, ad ottobre (rispetto ad un anno fa) l´Istat la segnala all´1,7 per cento, in aumento rispetto all´1,6 di settembre. Un rialzo trainato da benzina (più 8,5 per cento) e gasolio (più 12,6), ma che nell´ultimo mese ha registrato aumenti soprattutto negli alcolici e nei tabacchi, nell´istruzione e nei ristoranti. Le associazioni dei consumatori ritengono la tendenza «inaccettabile, visto la crisi che il Paese attraversa». Secondo Adusbef e Federconsumatori il rialzo si tradurrà, per il 2010, in una maggiore spesa di 1.118 euro a famiglia.
La Repubblica 30.10.10