Il 3 e 4 dicembre si terrà a Napoli l’assemblea organizzativa del Pd. L’occasione è propizia per discutere di sanità. Il diritto alla salute, come è ovvio che sia, deve essere garantito in egual misura e con le medesime garanzie in tutto il paese. Ma non tutto ciò che è ovvio per i cittadini, lo è anche per l’attuale governo. Viviamo un momento storico concitato e controverso. Ogni scelta scellerata viene posta come conseguenza della crisi finanziaria.
Allo stesso tempo ci si affanna a dire che la crisi è alle spalle. La verità è che nella confusione gli errori vengono camuffati e le scelte errate, vengono imputate ad altri.
Il diritto alla salute, oggi più che mai, è da considerarsi un valore universale che va salvaguardato, tenendo la barra dritta, in una fase storica contraddistinta da mutamenti demografici e sociali profondi. Nel contempo è necessario un contenimento della spesa, per mantenere ciò che con fatica, si è costruito, grazie alla grande intuizione della legge 833/1978.
La sanità deve restare pubblica, va tuttavia attuata una razionalizzazione e riqualificazione del sistema sanitario nazionale. La sanità pubblica può continuare a vivere serenamente, se si prevede una partecipazione dei cittadini alle spese. Diagnostica, farmaceutica, visite specialistiche, rappresentano una spesa notevole per il sistema sanitario.
Non è immaginabile effettuare tagli su queste voci di “vitale” importanza, ma è possibile una partecipazione dei cittadini, commisurata al reddito. Si andrà così a rafforzare il Ssn senza pesare sulle casse dello stato e garantendo diritti ai meno abbienti.
A difesa del Sistema si pone anche la politica di “deospedalizzazione” e rafforzamento dei servizi territoriali, con attenzione alla prevenzione. L’inadeguatezza del governo Berlusconi punta solo a tagli e trasferimenti nel privato.La sfida del federalismo va affrontata con la determinazione di chi vuole rendere uniforme il livello della cura e della salute su tutto il territorio nazionale. Differentemente sarebbe il fallimento totale del federalismo. Nei fatti con la regionalizzazione il Ssn è cresciuto.
È in grado di soddisfare le principali domande di cura del paese, ma, con enormi dislivelli di qualità, costi, sicurezza. Cambiare e superare questo squilibrio è il primo obiettivo da perseguire, innanzitutto per le regioni del Sud, che rischiano di pagare il prezzo più alto del federalismo, vedendosi svuotare, letteralmente, le strutture sanitarie di strumentazione, servizi, personale medico.
I Lea (livelli essenziali di assistenza) e i Lep (livelli essenziali delle prestazioni concernenti il godimento dei diritti civili e sociali) devono essere i punti di partenza per l’individuazione dei fabbisogni e dei costi standard. Per tutelare e migliorare il Ssn bisogna costruire una sanità uniforme in tutte le Regioni del paese, attraverso un sistema di valutazione e controllo, con monitoraggio continuo, che permetta una costante verifica dei livelli di efficienza, appropriatezza, dei costi e dei risultati. Prevedendo anche un’Agenzia nazionale che guidi e verifichi questo lavoro.
Altro punto importante è la necessità di valorizzare gli operatori e le professionalità, con il principio del merito.
I primari devono essere designati attraverso i concorsi, che metteranno in luce capacità professionali ed umane. Sono necessarie procedure che rendano più chiare le scelte ed i percorsi di nomina dei direttori generali, i cui curricula devono dimostrare comprovata esperienza e capacità. Il nostro impegno per il futuro deve essere quello di puntare all’umanizzazione del Ssn che è l’unico modo per garantire il diritto alla salute. La riduzione dei tempi di attesa, la trasparenza delle liste, un’attenzione maggiore alle cure palliative, sono altri temi importanti sui quali lavorare, per migliorare la sanità Italiana.
È necessario investire, credere nella ricerca, dare fiducia all’università. L’Europa sollecita un nuovo diritto alla salute che ha nel suo dna sviluppo e coesione sociale. È necessaria altresì, una revisione dei criteri di ripartizione del denaro tra le Regioni.
L’Oms ha manifestato a gran voce l’esigenza che le politiche sanitarie di ogni paese, garantiscano l’equità dell’assistenza sanitaria considerando la povertà e il sottosviluppo come malattia. A tal fine il criterio della deprivazione non può essere tenuto da parte, né si può continuare ad erogazioni che creano ulteriori disequilibri economici e strutturali tra Regioni. Il Pd deve avere il coraggio di rendere solidale la ripartizione economica finalizzata al recupero degli squilibri esistenti.
Da Europa Quotidiano 20.10.10