Prima di azzardare paralleli tra un governo che non governa e una Rai che non è più un’azienda proviamo a riflettere sul destino di Mauro Masi. Il direttore generale ha di fronte a sé due strade molto strette. O improvvisamente si scopre manager e si impegna a rimettere in piedi un’azienda con i conti in profondo rosso, la pubblicità in calo, gli investimenti a zero (ammesso che ne sia capace), oppure insiste nella sua pervicace opera di eliminazione delle voci critiche, i vari Santoro, Saviano, Travaglio, Gabanelli, Mineo, eccetera. Nel primo caso avrebbe di fronte un impegno di mesi, faticoso e con pochi riconoscimenti da parte dell’editore di riferimento. Masi sembra aver scelto la seconda strada, una scommessa appesa alle decisioni dei prossimi giorni ma che potrebbe costargli la testa molto presto. La scadenza sarebbe già fissata e forse è troppo tardi per tornare indietro. Il consiglio di amministrazione fissato per oggi è stato rinviato di fronte alla minaccia di dimissioni di un presidente, Paolo Garimberti, che si è sempre mostrato molto diplomatico rispetto alle scelte della direzione generale. Non solo. I tre consiglieri di minoranza (compreso De Laurentiis, quota Udc) hanno scritto al presidente della Vigilanza per segnalare una situazione che ha superato il livello di guardia e una situazione aziendale ormai ingovernabile.
In effetti tra minacce di scioperi, referendum contro la direzione, battaglie legali e, soprattutto, conti sempre più disastrosi la Rai sembra aver raggiunto un punto di non ritorno.
Non è un caso che le ipotesi di privatizzazione abbiano ripreso a correre e incontrino i favori di una buona parte dell’opinione pubblica ormai sfiancata dallo spettacolo Rai di questi mesi.
Masi prova così a giocarsi il tutto per tutto con un’altra infornata di nomine per regolare i conti tra i partiti di maggioranza (Raidue, Rainews24, RaiEducational, Rai5, eccetera): chiama Susanna Petruni a risolvere i problemi di Raidue e Francesco Ferraro a sostituire Corradino Mineo a Rainews24. Una scorciatoia ad personam, speculare a quella che il premier insegue in parlamento mentre il paese è alle prese con una crisi economica senza precedenti.
Intanto la mozione parlamentare contro l’informazione Rai troppo sbilanciata a destra (come ha confermato anche l’Authority per le comunicazioni) avanza in parlamento: presentata dai finiani di Futuro e libertà, dovrebbe essere votata tra il 22 e il 25 novembre. Una ghigliottina pronta a scattare.
Masi ha meno di un mese di tempo per salvare la pelle. In caso contrario il suo passaggio in Rai sarebbe ricordato come la piccola tragedia di un uomo ridicolo.
da Europa Quotidiano 28.10.10