In Italia, negli ultimi 20 anni, la popolazione immigrata è cresciuta di quasi 20 volte. Secondo la stima del Dossier Statistico Immigrazione 2010 Caritas/Migrantes presentato oggi, «includendo tutte le persone regolarmente soggiornanti, le presenze sono 4 milioni e 919 mila (1 immigrato ogni 12 residenti), contro il dato dell’Istat che all’inizio del 2010 ha registrato 4 milioni e 235 mila stranieri residenti in Italia.
«Questa realtà nel panorama europeo si caratterizza – afferma il rapporto promosso dai due organismi della Cei – anche per il notevole dinamismo: l’aumento è stato di circa tre milioni di unità nel decennio e di quasi 1 milione nell’ultimo biennio».
In crescita, secondo il dossier, anche i matrimoni misti contratti tra il 1996 e il 2008, che sono stati circa 250 mila, mentre più di mezzo milione di persone hanno acquisito la cittadinanza, al ritmo di oltre 50 mila l’anno; oltre 570.000 stranieri sono nati direttamente in Italia; quasi 100 mila arrivano a essere i figli di madre straniera ogni anno; più di 100 mila gli ingressi per ricongiungimento familiare.
«In un’Italia alle prese con un elevato e crescente ritmo di invecchiamento, dove gli ultrasessantacinquenni superano già i minori di 15 anni, gli immigrati – commenta il rapporto – sono un fattore di parziale riequilibrio demografico, influendo positivamente anche sulla forza lavoro. I contatti quotidiani in azienda e nei luoghi di socializzazione, la scuola, l’associazionismo, il volontariato, la pratica religiosa, le famiglie miste stanno facendo dell’immigrazione una realtà organica alla società italiana».
La maggiore concentrazione di immigrati è in Lombardia (23%), seguita da Lazio (11,8%), Veneto (11,3%) ed Emilia Romagna (10,9%), evidenziando una distribuzione della popolazione straniera soprattutto al Nord e Centro Italia. Per la prima volta, poi, la provincia di Roma perde il primato rispetto a Milano (405.657 presenze rispetto a 407.191).
Gli immigrati irregolari presenti in Italia sono 500-700 mila, tendenzialmente in calo (lo scorso anno le stime ipotizzavano circa un milione). Ciò è dovuto agli effetti dell’ultima regolarizzazione (300 mila) oltre al fatto che la crisi economica ha attratto di meno gli immigrati. All’origine dell’illegalità non ci sono gli sbarchi ma l’entrata legale. Ossia arrivi per turismo, affari, visita e altri motivi che una volta scaduti diventa clandestinità. Il rapporto ribadisce che il «rigore» contro la clandestinità «va unito al rispetto del diritto d’asilo e della protezione umanitaria, di cui continuano ad avere bisogno persone in fuga da situazioni disperate e in pericolo di vita». Rispetto ai «flussi imponenti, e non eliminabili, anche la punta massima di sbarchi raggiunta nel 2008 (quasi 37 mila persone) è ben poca cosa. Risulterà inefficace il controllo delle coste, come anche di quelle terrestri, se non si incentiveranno i percorsi regolari dell’immigrazione». Ciò – prosegue il rapporto – «induce a pensare in maniera innovativa la flessibilità delle quote, le procedure d’incontro tra datore di lavoro e lavoratore».
Le casse pubbliche ricevono ogni anno dagli stranieri un regalo di circa un miliardo di euro per via del gettito fiscale, continua il dossier Caritas/Migrantes, secondo il quale le entrate assicurate dagli immigrati sono 11 miliardi di euro (10,827) mentre le spese per servizi a loro destinati ammontano a neanche 10 miliardi.
La retribuzione media annuale per immigrato è 12.000 euro, i contributi quasi 4.000 euro. Gli immigrati sono il 10% degli occupati dipendenti, il 3,5% dei titolari di impresa; incidono per l’11,1% sul Pil; pagano 7,5 miliardi di contributi previdenziali; dichiarano al fisco un imponibile di oltre 33 miliardi (i dichiaranti stimati in quasi 2,7 milioni). Le uscite sono circa 10 miliardi di euro: 2,8 miliardi per sanità (2,4 per i regolari, 400 milioni per gli irregolari); 2,8 miliardi per scuola, 450 milioni per servizi sociali comunali, 400 milioni politiche abitative, 2 miliardi dal Ministero della Giustizia (tribunale e carcere), 500 milioni dal Ministero dell’Interno (Cie e Cda), 400 milioni per prestazioni familiari e 600 milioni per pensioni a carico dell’Inps.
Il dossier sottolinea poi che negli anni 2000 il bilancio Inps è risultato in attivo (fino a 6,9 miliardi) grazie ai contributi degli immigrati. Si stima che nel periodo 2011-2015 chiederanno la pensione circa 110 mila stranieri, il 3,1% di tutte le richieste. Dai 15 mila pensionamenti nel 2010 (2,2%) si passerà a 61 mila nel 2025 (7%). Ora, tra gli immigrati è pensionato 1 ogni 30 mentre tra gli italiani 1 ogni 4. Nel 2025, i pensionati stranieri saranno circa 625 mila (l’8% degli stranieri); ci sarà 1 pensionato ogni 12, tra gli italiani 1 ogni 3.
Il tasso di occupazione per gli stranieri è passato dal 67,1% del 2008 al 64,5% del 2009 (quello degli italiani è sceso al 56,9% dal 58,1%), mentre quello di disoccupazione è aumentato dall’8,5% (media 2008) all’11,2% (dal 6,6% al 7,5%). Nel 2010, ogni 10 nuovi disoccupati 3 sono immigrati. In pratica, si registra un aumento degli occupati immigrati (147.000) ma anche dei disoccupati per via della crisi (77.000). Fra gli stranieri è più elevata la percentuale dei non qualificati (36%), spesso perchè sottoinquadrati (41,7% rispetto alla media del 18%). Inoltre, 4 su 10 lavorano in orari disagiati. Nei primi cinque mesi del 2010 le imprese con a capo uno straniero sono aumentate del 13,8%, e a ritmi ancora superiori in Toscana e nel Lazio.
Il Sole 24 Ore 27.10.10