La classifica di “Transparency International”: la Danimarca è
la più virtuosa, ultima la Somalia. L’Italia perde ancora punti nella classifica di Transparency International (Ti) sulla percezione della corruzione nella pubblica amministrazione, che quest’anno la vede al 67esimo posto a livello mondiale, subito dopo il Ruanda e con il punteggio più basso mai registrato dal 1997. È quanto emerge dalla graduatoria 2010 dell’autorevole organizzazione internazionale, che ogni anno pubblica questa sorta di pagella basata sulla “percezione della corruzione” nelle Pa che manager, imprenditori, uomini d’affari e analisti politici si fanno soprattutto dalle notizie dei media.
La classifica assegna a ciascun Paese un punteggio da zero a 10, dove il voto minimo indica una percezione della corruzione molto elevata e il massimo un’assenza di questa percezione. Quest’anno, l’Italia ha totalizzato 3,9 punti, solo un punto in più rispetto al 1995 – anno in cui sono cominciate le rilevazioni – e il peggior risultato dal 1997, quando era a quota 5,03 punti. Questo punteggio colloca il nostro Paese immediatamente dopo il Ruanda (al 66mo posto, con 4 punti) e solo un gradino sopra la Georgia (al 68mo posto, 3,8 punti). Un risultato, ha commentato in una nota la sezione italiana di Ti, che «non sorprende più di tanto, in considerazione di dodici mesi passati caratterizzati dal riemergere di fatti corruttivi, o sospettati tali, a vari livelli di governo (locale, regionale, nazionale) e che ha visto coinvolti sia funzionari sia esponenti politici di ogni schieramento».
Non desta sorpresa che i paesi più corrotti siano anche quelli con governi più instabili, spesso teatro di conflitti. Afghanistan e Myanmar per esempio, quest’anno condividono il penultimo posto nella classifica dei 178 paesi esaminati con un punteggio di 1,4; mentre la Somalia è ultima con 1,1 punti. In testa alla graduatoria ci sono – a pari merito – Danimarca, Nuova Zelanda e Singapore, tutte con 9,3 punti, seguite da Finlandia e Svezia (9,2). L’esito negativo dell’Italia «non sorprende più di tanto, in considerazione dei dodici mesi passati, caratterizzati dal riemergere di fatti corruttivi, o sospettati tali, a vari livelli di governo (locale, regionale, nazionale) e che ha visto coinvolti sia funzionari che esponenti politici di ogni schieramento» commenta la sezione italiana di Transparency International (TI) in un comunicato, sottolineando che l’indice pubblicato oggi riguarda la percezione della corruzione nella PA e non la percezione della corruzione nel settore privato, che pure trova collegamenti sostanziali nei rapporti tra pubblico e privato.
Da parte sua, interpellata dall’agenzia Ansa, la presidente di Ti Italia, Maria Teresa Brassiolo, si è detta «amareggiata» per questo ulteriore scivolone, avvenuto – ha sottolineato – nonostante le misure anti-corruzione prese dai vari governi negli ultimi anni. Allo stesso tempo, ha però osservato, i «numerosi casi di corruzione denunciati dalla stampa negli ultimi mesi potrebbero avere aumentato la percezione della corruzione» nel pubblico. Se nella graduatoria mondiale l’Italia è al 67mo posto su 178 paesi esaminati, in quella europea è in quart’ultima posizione, solo prima di Romania, Bulgaria e Grecia. «L’Italia non è fanalino di coda: da Tangentopoli in poi, i casi di corruzione nella pubblica amministrazione sono notevolmente ridotti», ha commentato il vicepresidente dei deputati del Pdl, Osvaldo Napoli, secondo il quale, «in ogni caso, il ddl anticorruzione metterà la parola fine alla questione». Per l’onorevole Andrea Orlando del Pd, «bisogna approvare al più presto la Convenzione di Strasburgo, perchè in Italia l’emergenza corruzione non è mai venuta meno».
Sempre dall’opposizione, il capogruppo Idv alla Camera, Massimo Donadi, ha sottolineato che il risultato di Ti «certifica il disastro italiano e relega il nostro Paese in una pessima posizione: siamo messi peggio del Ruanda. Una bocciatura internazionale, l’ennesima, per Berlusconi, che ha pesanti responsabilità politiche». Da parte loro, nel rapporto gli esperti di Ti parlano di un «serio problema di corruzione» nel mondo, poichè sottolineano che quasi tre quarti dei paesi esaminati hanno riportato un punteggio inferiore a cinque. Per questo, scrivono, i «governi devono integrare le misure anti-corruzione in tutte le aree di attivita»: dalle iniziative contro la crisi finanziaria e il cambiamento climatico, agli impegni della comunità internazionale per sconfiggere la povertà.
La Stampa 27.10.10