Alla fine, ma in realtà siamo solo all’inizio, a diradare il fumo delle precedenti dichiarazioni in tema di riforma del fisco ci ha pensato Guglielmo Epifani. «Se vogliamo fare le cose seriamente, dobbiamo fare delle scelte. Non trovo onesto raccontarci un altro film – ha dichiarato il segretario della Cgil intervenendo al tavolo con il governo -. Occorre scegliere, il che significa dare a qualcuno e prendere a qualcun altro; se non si fa così, non si può fare». Parole normalmente sensate, che però hanno assunto una valenza particolare per il momento in cui sono state pronunciate, dopo gli interventi del premier e del ministro dell’Economia, che fra affermazioni di principio e negazioni di presunte intenzioni dell’esecutivo, si erano ben guardati dal fare intuire le loro intenzioni in tema di riscrittura del sistema fiscale, materia ovviamente incandescente. Dovendo scegliere, fra tanta vaghezza, la cosa più rilevante se l’è lasciata “scappare” Giulio Tremonti, perlomeno escludendo uno dei modipiù classici per aggirare l’intera questione: «Non possiamo immaginare una riforma coperta dal recupero dell’evasione fiscale – ha detto al tavolo il responsabile del dicastero economico -. Possiamo utilizzare il frutto della lotta all’evasione ma non possiamo mettere il carro davanti ai buoi. Questo screditerebbe il nostro Paese. Sappiamo che c’è evasione, che non è un’ araba fenice. Sappiamo che dobbiamo contrastarla ma soltanto dopo faremo i conti e utilizzeremo quei soldi».
METAFORA FORESTALE Quanto al presidente del Consiglio, il suo intervento d’apertura è coinciso con quel che molti si attendevano, ovvero nulla che non sia di pronto utilizzo in una prossima, forse vicina, campagna elettorale. «Ci sono 240forme di cosiddetta erosione della base imponibile – ha dichiarato Berlusconi – e così la regola diventa l’eccezione. Sono140miliardi di gettito che non entra nelle casse dell’ erario». Poi, una dubbia metafora forestale: «Un sistema disboscato consentirà di ampliare l’imponibile e può permettere di abbattere le aliquote ». Su queste basi aleatorie l’intenzione di Palazzo Chigi è comunque quella di coinvolgere tutto il coinvolgibile. «Il governo è riunito con le parti sociali – è stato l’esordio del premier – per progettare una grande riforma del sistema fiscale. È un piano a cui lavoreremo a partire da oggi con tutte le forze sociali economiche e politiche. Berlusconi ha parlato di un progetto «di grande ambizione e responsabilità perché si tratta di riformare un sistema fiscale che è stato pensato negli anni Sessanta. Per 40 anni il sistema è rimasto invariato. È una necessità cambiare. Siamo già in ritardo». Poi l’ennesima frase ad effetto: «La riforma sarà incentrata a spostare l’asse dal complesso al semplice». Dialogante si è sforzato di essere anche Tremonti: «Siamo pronti a cominciare a riflettere e siamo aperti a tutte le critiche, alle alternative, ai ragionamenti. La riforma fiscale è nel nostro impegno e nella nostra ambizione. La categoria della riforma è superiore alla finanziaria. Il disegno è generale, non particolare, non settoriale». Per questo, ha spiegato il ministro dell’Economia, lo strumento attraverso cui il governo intende avvalersi è quello di una legge delega. Resta il fatto che sui temi caldi, l’esecutivo non sembra disposto a cambiare approccio: «Il governo ha qualche refrattarietà – ha detto Tremonti – alle ipotesi di imposizione sui patrimoni». Stessa musica per i Bot: «L’esecutivo è scettico anche sull’ipotesi di aumento di una tassazione sui Bot». Presente al tavolo anche Emma Marcegaglia, ferma alle enunciazioni di principio: «Tempi brevi per la riforma con priorità a imprese e lavoro». Appuntamento fra pochi giorni per la prossima convocazione governativa. Epifani commenta: «Vogliamo i fatti. Siamo ancora alle parole»
L’Unità 21.10.10