Da oggi l’arbitrato, e non la giustizia ordinaria, diventerà il canale privilegiato per risolvere le controversie di lavoro, escluse quelle relative ai licenziamenti. La Camera dei deputati ha varato ieri in via definitiva il collegato sul lavoro che il Presidente della Repubblica aveva rinviato al Parlamento, indicando precise prescrizioni per adeguare il testo ai principi costituzionali. Purtroppo le «correzioni» non sono arrivate: questa legge resta incostituzionale. Ma il governo esulta. «C’è stata una convergenza di tutte le le organizzazioni tranne la cgil – dichiara il ministro Maurizio Sacconi – L’arbitrato si configura come uno strumento in più a disposizione della contrattazione collettiva. Lo scopo è di semplificare, con tempi certi, il contenzioso». Il ministro annuncia poi l’arrivo entro un mese in consiglio dei ministri del nuovo Statuto dei lavori. Soddisfatto anche Renato brunetta, per le norme che riguardano la pubblica amministrazione, tra cui la ricetta telematica.
LA DENUNCIA Sul fronte opposto in prima fila c’è la Cgil, che ha denunciato gli aspetti incostituzionali in un sit-in davanti a Palazzo Montecitorio. Il sindacato, con Fulvio Fammoni annuncia una «capillare campagna di informazione ai lavoratori», a cui saranno anche distribuiti dei vademecum su come «difendersi dalle nuove norme». Il sindacato di Epifani è pronto a stilare un documento con tutti i punti di incostituzionalità, su cui lanciare una raccolta di firme di magistrati, costituzionalisti ed esperti del settore. Al sit-in ha preso parte anche il deputato Pd Cesare Damiano, autore dell’emendamento (prima votato alla Camera, ma modificato in Senato) che correggeva la norma sull’arbitrato. «Questa legge -commenta Damiano- rappresenta un passo indietro per quanto riguarda i diritti dei lavoratori. »l’arbitrato secondo equità consegna al collegio arbitrale la facoltà di derogare da leggi e contratti. Il Pd ha votato in modo compatto contro questo provvedimento. Attendevamo delle riforme, abbiamo avuto solo una controriforma che renderà più debole chi lavora». Il testo è stato varato in settima lettura, ed è passato con 310 voti a favore; 204 contrari e tre gli astenuti. Sul fronte del no si sono schierati in modo compatto Pd e Idv, l’Udc ha votato con la maggioranza. Il testo è passato da 9 articoli a 50, nei quasi due anni che sono stati necessari per il varo definitivo. La legge affronta una ampia varietà di materie: sembra quasi un «omnibus». Si va dal lavoro all’amianto, dalla formazione professionale ai certificati di malattia fino alla delega sugli ammortizzatori. Per quanto riguarda l’arbitrato, si prevede che il lavoratore faccia la sua scelta preventivamente, e non dopo l’insorgere di una controversia (come aveva proposto il Pd). La scelta non potrà avvenire prima della conclusione del periodo di prova, ove previsto, oppure se non siano trascorsialmeno 30giorni dalla data di stipulazione del contratto di lavoro. Solo per i licenziamenti resta l’obbligo di ricorrere al giudice del lavoro. Si prevede poi la possibilità di assolvere l’ultimo anno di obbligo scolastico, fissato a 16 anni, anche con l’apprendistato, che quindi varrà per i 15enni come stare in classe. I processi del lavoro tornano ad essere gratuiti. per le vittime dell’amianto sui navigli di Stato il riconoscimento di vittime del dovere, e nessuna responsabilità penale per l’ammiragliato
L’Unita 20.10.10
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“Lavoro, via libera agli arbitrati Sacconi: ora il nuovo Statuto”, di Luisa Grion
Ha avuto un percorso molto travagliato – due anni di iter parlamentare, sette passaggi alla Camera e un rinvio (l´unico espresso dalla sua elezione) da parte del presidente della Repubblica Napolitano – ma il governo lo ha fortemente voluto e ieri sera ha incassato il risultato: il ddl sul lavoro è diventato legge. I sì (maggioranza più Udc) sono stati 310, i no (Pd e Italia dei valori) 204.
Tante le novità, ma la norma più dibattuta è risultata indubbiamente quella sull´arbitrato, ovvero sulla possibilità di risolvere le controversie di lavoro non solo davanti ad un giudice, ma anche di fronte a terzi evitando così il processo. Il testo originale prevedeva che ciò potesse valere anche in caso di licenziamento, l´intervento del Quirinale lo ha poi scongiurato. Ora, in virtù della nuova norma, il lavoratore dovrà fare la sua scelta (fra giudice o arbitrato) preventivamente, non al momento dell´insorgere della controversia. La decisione dovrà essere presa solo dopo il periodo di prova – dove previsto – oppure trascorsi 30 giorni dalla stipulazione del contratto di lavoro.
Tempi che non convincono affatto la Cgil, convinta che il dipendente non ci guadagni dal doversi esprimere a poche settimane dall´assunzione e quindi in un periodo in cui è più «ricattabile». Ieri il sindacato di Epifani è rimasto in presidio permanente davanti a Montecitorio per protestare contro «una legge sbagliata, pericolosa e anticostituzionale». I colleghi di Cisl e Uil sono di parere opposto «il testo non è perfetto – hanno ammesso – ma è accettabile» e risponde all´esigenza di decongestionare i tribunali.
Arbitrato a parte, l´altra novità importante della nuova legge riguarda l´ultimo anno di obbligo scolastico (16 anni) che potrà essere svolto anche sotto forma di apprendistato. In pratica il minore potrà cominciare a lavorare a 15 anni.
Ma il testo prevede nuove regole anche i processi di lavoro, che tornano ad essere gratuiti. Nei casi di violazione nella trasformazione del contratto da tempo indeterminato a tempo determinato, il datore di lavoro dovrà risarcire il lavoratore con un´indennità onnicomprensiva fissata tra 2,5 a 12 mensilità. Introdotta anche una clausola di salvaguardia per il pensionamento anticipato (minimo 57 anni di età e 35 di contributi) dei lavoratori impiegati in attività usuranti, come i dipendenti notturni o gli addetti alla «linea di catena». La legge contiene poi anche un pacchetto di norme riguardanti la pubblica amministrazione, che vanno da un rafforzamento della trasparenza ad un ampliamento della sfera di applicazione della mobilità del personale.
Soddisfattissimo il ministro Sacconi, «ora – ha detto – auspico che entro un mese lo Statuto di lavori (il testo che dovrebbe sostituire lo Statuto dei lavoratori ndr) arrivi in Consiglio dei ministri». Molto critica l´opposizione «è una controriforma e indebolisce i lavoratori» ha detto Damiano del Pd.
Oggi si parte con il fisco: nel pomeriggio ci sarà un primo incontro fra governo e parti sociali per discutere sulla riforma. Il confronto si terrà al Tesoro, padrone di casa il ministro Tremonti che avrà al suo fianco il premier Berlusconi . Epifani, leader della Cgil chiede «fatti, non parole».
La Repubblica 20.10.10