Riassumiamo. Prove nazionali sulle competenze scolastiche dei nostri ragazzi (quelle INVALSI per intenderci): gli studenti italiani sono tra gli ultimi in Europa in Matematica e in Italiano. Europa che vorrebbe da noi il triplo dei laureati e la metà di mortalità scolastica (la cosidetta “dispersione”, preferisco chiamarla mortalità). Recente studio della Fondazione Agnelli: emerge una scuola a due velocità in un paese a due velocità. Gli studenti siciliani sono molto più indietro rispetto ai coetanei del nord. Il che fece dire alla Gelmini due anni fa: gli insegnanti del Sud sono degli incapaci (e chi se la dimentica questa frase), dunque trascinano la media italiana verso il basso in maniera vertiginosa.
Sarebbe colpa nostra, mia, scarsissima docente del sud, cari connazionali, se i ragazzi italiani vengono guardati così male dall’esterno. I ragazzi siciliani arrancano negli studi come arranca economicamente l’isola. E i due dati infatti sono da mettere in rapporto. Leggendo quello studio si evince che, quasi sempre, per un buon esito dell’istruzione è fondamentale appartenere ad un ceto sociale medio-alto (ma va là..) “le famiglie più abbienti e coltemandano i figli al liceo, mentre gli studenti con un retroterra meno favorevole – inclusi quelli di origine straniera – sono più soggetti alla dispersione e tendono a concentrarsi in alcuni indirizzi scolastici, come i professionali”. Quanti ne abbiamo noi di famiglie abbienti e colte? E’ la regione più povera d’Italia.
Altra notizia: solo il 3% dei ragazzi siciliani usufruisce del tempo pieno, contro l’85% dei coetanei della Lombardia, ad esempio, pari a circa un anno e mezzo di scuola in meno alla fine della terza media. Di questo certo la Gelmini non ha la colpa intera: anni di malgoverno regionale si sommano al disinteresse totale per le politiche scolastiche. “Essere uno studente del Sudsignifica partire con uno svantaggio di 68 punti nelle competenze misurate da OCSE-PISA – l’equivalente di circa un anno e mezzo di ritardo scolastico – rispetto a uno studente del Nord, indipendentemente dalla caratteristiche individuali e della scuola che si frequenta”. Dall’incrocio delle due variabili – residenza, ore scolastiche e ceto di provenienza – si determina che, a parità di spesa pubblica, gli istituti di alcune regioni del nord risultano migliori di quelli di molte regioni meridionali. Un 15enne che studia in una scuola media siciliana ha una preparazione uguale a quella di 13enne che fa altrettanto oltre il fiume Po. E’ divario di due anni sui “livelli di competenza”.Come dire: se sei povero, del sud e scarsamente scolarizzato, così rimani a vita. Il divario dunque dipende da diversi fattori, non necessariamente scolastici, contesto sociale di appartenenza in primis.
Però non può passare inosservata la disparità di investimento a livello di “spesa complessiva per la scuola italiana così come oggi si articola a livello regionale”: infatti il tutto accade in Sicilia a fronte di una spesa regionale, destinata in maniera specifica al successo formativo scolastico, tra le più alte in italia. Nel 2007 è stata “poco meno di 60 miliardi di euro, di cui 43 a carico dello Stato (in massima parte per le retribuzioni del personale), 10 degli enti territoriali (di cui 6 dai Comuni) e 5,5 per affitti figurativi del patrimonio edilizio(nel 75% sostenuti al sud in particolare in Sicilia)”. Ed ecco la beffa oltre il danno: la mia amata Regione Sicilia investe quasi metà della spesa destinata all’istruzione in affitti (!!!!), pagati a chi sarebbe bene approfondire, ma se ne guardano tutti. Da urlare contro il cielo. Perché molti sappiamo in che condizioni sono quegli edifici e quanto valgono ai loro proprietari.
Dice che adesso noi del PD saremmo alleati di Lombardo. Dice per “l’interesse dei siciliani e delle riforme”. Dice che si “attiveranno per migliorare le condizioni gravi in cui versa la situazione della scuola in Sicilia”. Eppure, oltre ai “dice”, non mi pare di scorgere altro. Giusto oggi abbiamo ripreso possesso della nostra “amata” sede succursale. Edificio in affitto momentaneo da 40 anni, ex magazzino. Ripreso finalmente coi bagni decenti, con le pareti intonacate, le porte addirittura. Certo mancano ancora i vetri e la luce è saltata una decina di volte, ma i ragazzi erano contenti, noi eravamo contenti: miracolosamente, dopo tre anni di lotte inverosimili. Altro che ci “attiveremo”, coi forconi ci siamo sollevati: sempre in affitto siamo e sempre quasi duecentomila euro l’anno paga il nostro Comune per quelle aule, che si sommano ad altre e ad altre, fino a raggiungere somme inverosimili. E comunque: fine del doppio turno. Ma senza mense, attenzione. Mai visto il tempo pieno in quel quartiere. Quei due anni di diseguaglianza sono là tutti interi come intera rimane una cosina denominata questione meridionale. Secondo voi da dove inizia e dove finisce l’Unità d’Italia?
L’Unità 20.10.10