L’obiettivo è condiviso: sia per Confindustria che per i sindacati serve una riforma fiscale che riduca il peso delle tasse su imprese e lavoratori. Per aumentare gli investimenti e rilanciare i consumi. Un richiamo ormai quasi quotidiano al governo, che domani avvierà il confronto con le parti sociali. Proprio sabato, dal Forum della Piccola industria, Emma Marcegaglia ha rilanciato l’argomento fisco come prioritario, nel rispetto della finanza pubblica, e quindi anche a parità di gettito complessivo: meno tasse su lavoro e aziende, ha detto la presidente di Confindustria, «agendo sulla lotta all’evasione e ragionando anche sulle imposte indirette».
Una battaglia forte anche per i sindacati: Cisl e Uil hanno indetto sul fisco una manifestazione nazionale il 9 ottobre sollecitando una riforma con meno tasse per lavoratori, pensionati e imprese che investono. La Cgil non c’era, ma anche per Guglielmo Epifani la questione fiscale è in cima all’agenda, chiede subito un primo intervento sotto forma di detrazioni per il lavoro dipendente e pensioni, ma non è escluso che su questo tema i sindacati possano trovare posizioni comuni. Se ne discuterà domani con il governo e il 27, al secondo appuntamento del tavolo per la produttività, tra imprese e sindacati. Saranno al tavolo anche gli esponenti di Rete Imprese Italia (commercianti, artigiani), che chiedono meno fisco e più semplificazione, in sintonia con Confindustria.
«Le aliquote elevate, la complessità dell’ordinamento fiscale, l’incertezza del diritto tributario scoraggiano gli investimenti e la creazione di posti di lavoro», sono le prime parole del paragrafo sul fisco di Italia 2015, il documento di Confindustria sulla modernizzazione del paese. Scorporando l’economia sommersa, secondo il Centro studi la pressione fiscale effettiva supera il 52%. Troppo. Serve una riforma che possa toccare anche le imposta indirette (e quindi Iva, o accuse, o rendite o patrimoni). Anche l’Irap va ridotta, eliminando gradualmente nella base imponibile di questa tassa la componente del costo del lavoro. Altra battaglia, si legge nel documento, l’innalzamento progressivo del tetto delle compensazioni dei debiti e crediti di imposta. Bisogna anche aumentare la lotta all’evasione e tagliare la spesa pubblica improduttiva. E poi, semplificazione: la complessità degli adempimenti è come una tassa occulta per le imprese.
Quanto a Cisl e Uil, propongono di ridurre la prima e la terza aliquota (portandole al 20% e al 36%), equiparando la no tax area tra pensionati e dipendenti. Chiedono di elevare l’imposta sulle rendite finanziarie dal 12,5% al 20% (esclusi i titoli di stato) e di abbassare la tassazione sui depositi bancari (oggi al 27%). Per la Cgil con i soldi dell’evasione è possibile ridurre il fisco su lavoro dipendente e pensioni per circa 20 miliardi in 3 anni. Anche per Cgil serve una riforma che sposti la pressione su transazioni, rendite finanziarie e grandi ricchezze. Mentre dice no a spostare il peso del fisco dalle persone ai consumi, proposta che piace alla Cisl.
Il Sole 24 Ore 19.10.10