La piccola piazza dei Cavalieri, davanti all’ingresso della Scuola Normale di Pisa, è piena di persone già dalla mattina presto. Ci sono i ricercatori col lutto al braccio, gli studenti, dietro allo striscione “il futuro non ci aspetta”,
molti precari. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, arriva poco dopo le undici, per celebrare il bicentenario dell’università, e prova a rassicurarli: “Condivido la forte preoccupazione di studenti e docenti per le difficili condizioni del sistema universitario che nessuno può fingere di ignorare”. Difficile però spiegare perché a quei ragazzi che qualcuno il futuro glielo sta rubando. Tagliando gli investimenti sull’istruzione, riducendo i diritti sul lavoro, precarizzando una generazione. “Conto sul vostro sentimento di responsabilità, al di là di ogni momento di comprensibile frustrazione”, ha detto il Capo dello Stato, interpretando i sentimenti di chi non ce la fa più. “Senza interferire sulle decisioni del governo e sulle discussioni parlamentari – ha continuato Napolitano – sento di dover riaffermare, e non cesserò di farlo, che occorre rafforzare il rilievo prioritario che va attribuito, non a parole ma con i fatti, alla ricerca, all’alta formazione e dunque all’università”.
UN RILIEVO che questo governo ha scelto di non dare, tagliando un miliardo e trecento milioni all’università, e aprendo le porte dell’istruzione a una deriva aziendalistica. Il ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, non ha commentato le parole di Napolitano. In un’intervista a Repubblica ieri mattina aveva detto di essere “amareggiata per quello che è accaduto”, ma fiduciosa perché “Tremonti ha promesso che i soldi per l’università ci saranno con il decreto milleproproghe ed io mi fido della sua parola”. Peccato che due righe dopo abbia accusato i sindacati e la sinistra di “illudere i giovani facendo credere loro che il problema siano i tagli”. Per il ministro il problema sono gli sprechi, per gli studenti, invece, sono proprio i tagli. Perché i soldi non sprecati possono sì essere reimpiegati, ma se le risorse vengono ridotte, con quali forze si investe sul futuro?
“Il ruolo strategico della ricerca e della formazione non può essere a lungo negato e contraddetto – ha spiegato il Capo dello Stato – si imporrà, ne sono certo, al di là di ogni temporanea miopia” aggiungendo un appello “a tutte le forze politiche e sociali a riflettere con lungimiranza su questo punto”.
NAPOLITANO ha ricordato che l’importanza della formazione per assicurare all’Italia e all’Europa “uno sviluppo coerente con il patrimonio di civiltà che rappresentano e in grado di reggere alle sfide di un mondo in radicale mutamento”.
“Ancora una volta il presidente della Repubblica esprime preoccupazione per lo stato dell’università e la ricerca italiana – ha commentato l’Unione degli studenti – e anche questa volta si è mostrato una persona di grande ascolto e sensibilità. La Gelmini, invece di etichettare qualsiasi critica come minoritaria o ideologica dovrebbe prendere esempio dal capo dello Stato, anche perchè, visto il suo comportamento, l’unica ideologica che non vuole ascoltare le preoccupazioni e le critiche che provengono da tutto il mondo accademico è lei”.
“Il Governo ascolti il monito del presidente Napolitano e passi dalle parole ai fatti” ha chiesto la capogruppo democratica nella commissione Cultura di Montecitorio, Manuela Ghizzoni. “La manovra finanziaria è il banco di prova per verificare se il governo ha veramente intenzione di restituire i fondi alle università e avviare un serio piano di investimento. Come ha mostrato l’esame parlamentare del ddl Gelmini non è possibile parlare di riforme se queste sono prive di coperture finanziarie. Dal governo pretendiamo chiarezza”. É stata proprio la mancanza di copertura a far sì che la riforma venisse bocciata dalla Ragioneria generale dello Stato, costringendo il ministro Gelmini a rimandare la discussione in aula a Montecitorio di almeno un mese.
“LE PAROLE del presidente della Repubblica sono una bocciatura senza appello per i ministri che stanno affossando l’università italiana, Tremonti e Gelmini” ha commentato il presidente del gruppo Idv alla Camera, Massimo Donadi. “Il governo – ha aggiunto Donadi – sta tagliano in tutti i settori, anche in quelli fondamentali per rilanciare il paese, come l’Università e la ricerca. Una politica miope che condanna l’Italia alla marginalità perchè un Paese che non investe sulla formazione delle giovani generazioni mette una pesante ipoteca sul proprio futuro”.
da Il Fatto Quotidiano 19.10.10