Il ministro Maria Stella Gelmini questa volta non ha perso tempo. Le è bastato sfogliare Il Giornale di Feltri e Sallusti, per decidere di inviare gli ispettori. «Altro che Adro, a scuola sventola la bandiera rossa», titolava ieri in prima pagina il quotidiano milanese. La prova? A pagina 7, una foto con la bandiera di Rifondazione e Comunisti italiani che sventola su un muro antico. Sotto la didascalia inserita in redazione non lascia spazio ai dubbi su ciò che al lettore viene mostrato con tanta enfasi: si tratta della «scuola materna San Marco di Livorno ». «Livorno, a scuola sventola la bandiera comunista», ribadisce il titolo. Per Il Giornale è la prova provata che può nascere un altro caso Adro, questa volta con i simboli giusti al posto giusto. «Il caso di Adro per settimane è stato il simbolo della presunta ingerenza della politica in un istituto scolastico – tirano la morale al Giornale – . Ma nessuno si scandalizza se in una materna del centro storico della città toscana campeggia il vessillo del Pdci». Tanto rumore per la scuola che il sindaco leghista aveva fatto costruire con i simboli del Sole delle Alpi incisi ovunque e adesso come metterla con gli eredi del Pci che governano la città di Livorno? Maria Stella Gelmini non ha dubbi su come rispondere all’appello. La lettura ha un effetto shock. Detto, fatto. Viale Trastevere sposa subito la crociata. Prima dell’ora di pranzo, parte la controffensiva. «Il ministero – recita una nota ufficiale, diramata alle 12.30 – rende noto che è stata ordinata un’ispezione nella scuola dell’infanzia San Marco di Livorno. Il provvedimento si è reso indispensabile per verificare la notizia secondo cui sarebbe presente nell’ istituto una bandiera del Partito dei Comunisti Italiani». Le parole che seguono sarebbero state perfette per Adro: «La scuola è un’istituzione pubblica che deve garantire a tutti un’educazione imparziale ed autonoma rispetto a qualsiasi orientamento politico», ribadisce il ministro. Peccato che nel caso di Adro Maria Stella abbia impiegato otto giorni solo per chiedere, gentilmente, al sindaco di rimuovere i simboli leghisti dalla scuola fatta costruire a immagine del suo partito. Il sindaco gli rispose picche. Ma a inviargli gli ispettori, in quel caso, il ministro non ha pensato. Ha preferito che fosse la Lega a sbrigare in casa la faccenda. Ad ogni modo, mandare gli ispettori, in questo caso, potrebbe rivelarsi utile. Almeno per il ministro, che avrà l’occasione di ripassare un po’ di storia. La «bandiera rossa» infatti a Livorno sventola ma non sulla scuola San Marco. Cheper altro adesso haun altro nome, tutt’altro che trinariciuto. Si chiama «l’Alveare». Il muro che si intravede nella foto del Giornale è quel che resta del teatro San Marco. Un rudere a cui è affissa la lapide in ricordo del Partito comunista d’Italia che in quel teatro nacque il 21 gennaio del 1921. «A Livorno quel sito è una immagine storica di una certa forza, chi deponeva una corona, un fiore, un cartello, un commento, ed è sempre rimasto nella tradizione della nostra città», spiega Patrizia Villa, segretaria locale della Flc-Cgil. La scuola, che ora si chiama l’Alveare, ha il suo ingresso dalla parte opposta in via del Casino. «Fu costruita negli anni ‘70 sul retro del vecchio teatro», racconta Lamberto Gianni, segretario cittadino di Sinistra e Libertà. Altro che Adro: «A Livorno che è da semrpe una città governata dalla sinsitra non verrebbe in mente a nessuno di esibire i simboli della tradizione politica in un luogo pubblico tanto meno in una scuola». Forse è per questo che, in effetti, a Livorno, confermano, in tanti anni, per quella bandiera non si è «scandalizzato» nessuno.
L’Unità 18.10.10