Polemici Sacconi (dati esoterici) e il Tesoro sulle entrate.
Il tasso di disoccupazione nel secondo trimestre sarebbe oltre l’11% includendo i lavoratori scoraggiati e l’equivalente delle ore di cassa integrazione. Lo rileva la Banca d’Italia nel suo bollettino mensile. «L’andamento del tasso di disoccupazione – spiega Bankitalia – ha riflesso soprattutto quello della partecipazione al mercato del lavoro, in aumento in primavera, in diminuzione in luglio e in agosto».
«Al netto dei fattori stagionali, il tasso di disoccupazione è leggermente aumentato, all’8,5 per cento nel secondo trimestre; sarebbe sceso in luglio e in agosto. Una misura più ampia del grado di sottoutilizzo dell’offerta di lavoro che include i lavoratori scoraggiati e l’equivalente delle ore della Cassa integrazione guadagni (Cig) collocherebbe tale tasso sopra l’11 per cento. Il tasso di disoccupazione continua a essere più di tre volte maggiore tra i giovani di età compresa tra i 15 e i 24 anni». L’anaisi di Bankitalia riprende il filo del confronto con il governo sul tema. Secondo l’esecutivo in raltà conterebbero solo i dati Eurostat e Istat, mentre per la banca centrale non si escludono dal conto dei disoccupati lavoratori in Cig e scoraggiati. «Commento solo i dati di Eurostat e non dati esoterici». Così, oggi, la replica del ministro del lavoro e delle politiche sociali, Maurizio Sacconi.
Altro punto di attrito le entrate tributarie. Il commento sull’andamento dei primi tre trimestri 2010 pubblicato a pagina 43 del Bollettino economico della Banca d’Italia «ha toni inutilmente ansiogeni», ha spiegato in serata una nota del dipartimento delle Finanze del ministero dell’Economia. «Il presunto crollo delle entrate tributarie è esclusivamente dovuto al venir meno quest’anno di entrate una tantum registrate nel 2009. Le entrate – conclude la nota – sono perfettamente in linea con le previsioni, come già segnalato dal Dipartimento delle Finanze».
Secondo Bankitalia nel 2010, le entrate, previste in aumento dell’1,7%, saranno «sostenute dal calo delle compensazioni d’imposta effettuate dai contribuenti. Tali compensazioni – si legge più avanti – si sono notevolmente ridotte nell’anno in corso, sostenendo così la dinamica del gettito effettivo». Peraltro, sempre a proposito di gettito, l’istituto centrale segnala che «i dati disponibili segnalano che sia la crescita delle entrate sia quella delle spese potrebbero risultare inferiori a quanto indicato nella Dfp». Inoltre, il Bollettino ricorda che “la dinamica dell’Irpef versata in autotassazione é stata sostenuta dalla riduzione temporanea dell’aliquota dell’acconto versato alla fine del 2009 che, secondo le valutazioni ufficiali, avrebbe comportato uno slittamento di gettito all’anno in corso per quasi 4 miliardi”.
I toni cupi del Bollettino, però, non finiscono qui. I crediti in sofferenza delle banche italiane «potrebbero continuare ad aumentare a tassi significativi anche nei prossimi mesi», avverte ancora via Nazionale nel Bollettino. Vari gli indizi per gli economisti di palazzo Koch. Ad iniziare dal fatto che «l’esposizione nei confronti dei debitori segnalati per la prima volta in sofferenza» é aumentata nel bimestre luglio-agosto, rispetto allo stesso periodo 2009, per proseguire con la constatazione che il livello delle altre tipologie di credito deteriorato (quindi non ancora trasformato in sofferenza) si é mantenuto elevato, al 7,8% dei crediti erogati in agosto. La qualità del credito resta bassa e il deterioramento, aggiunge il Bollettino, è stato significativo «nel comparto delle società finanziarie, delle famiglie consumatrici e delle imprese del settore dei servizi».
Sul fronte del comportamenti di spesa delle famiglie, invece, Bankitalia dice che la sitauzione resta cauta e i «segnali per i mesi estivi non ne delineano un recupero». «Nel secondo trimestre del 2010 è proseguito il ristagno dei consumi delle famiglie, frenati dalla contrazione degli acquisti di beni durevoli (-6,8% sul periodo precedente)».
«La nota del Ministero dell’Economia e delle Finanze sui dati forniti da Bankitalia – ha commentato in serata Francesco Boccia, responsabile delle Commissioni economiche del Gruppo del Pd alla Camera – è inusuale e inopportuna. Del resto, fino ad oggi i dati di Bankitalia si sono sempre rivelati corretti mentre quelli del ministero hanno sempre avuto bisogno di correzioni, purtroppo al ribasso. È stato prodotto un debito di 200 milioni di euro in questi due anni: il ministero deve preoccuparsi di questa voragine e non delle presunte ansie della Banca d’Italia».
da www.ilsole24ore.com
******
Bankitalia: «I consumi delle famiglie non crescono. Disoccupazione reale all’11%»
Tra i 15 e i 24 anni il tasso dei senza lavoro è più di tre volte maggiore della media
Le analisi contenute nel Bollettino economico
ROMA – Le famiglie non sembrano disposte a spendere perché sono indebitate e i redditi scendono. Come conseguenza i consumi restano cauti e i «segnali per i mesi estivi non ne delineano un recupero». È quanto scrive la Banca d’Italia nell’ultimo Bollettino economico secondo cui «nel secondo trimestre del 2010 è proseguito il ristagno dei consumi delle famiglie, frenati dalla contrazione degli acquisti di beni durevoli (-6,8% sul periodo precedente)». In particolare, nel secondo trimestre «il debito delle famiglie (misurato in rapporto al reddito disponibile sui dodici mesi precedenti) è aumentato di oltre mezzo punto». Alla contrazione dei consumi ha contribuito la fine delle agevolazioni fiscali alla rottamazione delle auto più inquinanti.
DISOCCUPAZIONE ALL’11% – Secondo Bankitalia «le prospettive sul mercato del lavoro rimangono incerte» e a farne le spese sono soprattutto i giovani tra i 15 e i 24 anni il cui tasso di disoccupazione continua a essere più di tre volte maggiore della media. Il Bollettino economico osserva che il tasso di disoccupazione reale, che comprende lavoratori scoraggiati e ore di Cig, viaggia oltre l’11% (secondo l’Istat nel terzo trimestre è l’8,5%).
IMPRESE – Le imprese italiane proseguono sulla strada di una graduale ripresa, secondo la Banca d’Italia, ma pesa l’incertezza sull’intensità e la forza di questa ripresa. Ad attestare questo clima all’insegna dell’incertezza è l’indagine trimestrale presso le imprese dell’industria e dei servizi.
ENTRATE IN CALO – Il bollettino ha affrontato anche il capitolo delle entrate tributarie. Nel periodo gennaio-agosto del 2010 sono state pari a 244,263 miliardi di euro, in calo del 2,6% rispetto ai primi otto mesi del 2009. Nel solo mese di agosto le entrate tributarie – riferisce ancora la Banca d’Italia – sono state pari a 33,889 miliardi di euro, in crescita del 2,14% rispetto ai 33,176 miliardi di euro incassati ad agosto 2009. La Banca d’Italia registra il gettito di cassa, mentre i dati del ministero dell’Economia si riferiscono al gettito di competenza del periodo. In serata una nota del Tesoro ha criticato il bollettino accusandolo di diffondere dati dai toni «inutilmente ansiogeni».
da www.corrire.it
******
Modello renano, stallo italiano
Era l’inizio di settembre quando, al conclave del mondo economico di Cernobbio, Giulio Tremonti definì «roba da bambini» dire che bisogna seguire le orme della Germania. Il riferimento era a Mario Draghi che ieri, nel bollettino trimestrale di Bankitalia, ha rincarato la dose.
Non si è limitato a ricordare che la disoccupazione reale (inclusi cassintegrati e scoraggiati) è all’11 per cento, tre punti in più rispetto a quella indicata dal governo, che i consumi non ripartono, che le ore di cassa integrazione sono aumentate. Ha detto qualcosa in più. Ha spiegato che il divario tra noi e la Germania si sta allargando. E cioè che non è più vero che la ripresa a Berlino trascina l’economia del Belpaese, com’è (quasi) sempre successo e si è sempre detto.
La locomotiva ha perso un vagone: al boom renano corrisponde una magra ripresina da noi, senza occupazione. Bankitalia spiega che il successo tedesco nasce da lontano, dalle riforme della metà degli anni ‘90, che hanno modernizzato mercato del lavoro, welfare e sistema fiscale in pieno processo di integrazione tra Ovest ed Est. Riforme che parlano anche a chi oggi andrà in piazza con la Fiom. E nonostante la crisi mondiale si sia abbattuta con più forza su due economie molte esposte al commercio mondiale come quella tedesca e quella italiana, le ricadute per Berlino sono state molto meno pesanti.
Come si vede la lezione renana è utile eccome. Sapere che c’è un’economia a forte impronta industriale che anche in Europa riesce a crescere è insieme incoraggiante e desolante. La prova che non è vero che stabilità dei conti e crescita non vanno d’accordo, che gli investimenti in università e ricerca producono dei risultati, che la concorrenza sul costo del lavoro di paesi come Serbia e Ucraina non è un vicolo cieco, che la strategia della flemma è stata un errore fin dall’inizio.
Ovviamente l’alerting lanciato da Bankitalia non piace al governo. Il ministro Sacconi ha definito i dati di ieri esoterici. In effetti per capirli gli servirebbe una lezione.
da www.europaquotidiano.it