«È doveroso rendere omaggio alla memoria dei caduti sul lavoro». Non è forse casuale la solennità delle parole usate dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, parole che di solito si usano per i caduti in guerra, nel messaggio all’Anmil nella giornata dedicata alla sicurezza sul lavoro. Parole non casuali perché i numeri sono quelli di una guerra: tre persone sono morte ogni giorno in Italia, feste e domeniche comprese, nel 2009, mentre stavano lavorando. Napolitano esprime anche solidarietà a «coloro che hanno sacrificato la salute e la propria integrità fisica, alle famiglie, alle comunità» di chi ha subito danni e lutti. E, nel messaggio del Capo dello Stato, si denunciano – nonostante i «progressi che hanno contribuito a contenere il fenomeno » – «inammissibili superficialità e gravi negligenze nel garantire la sicurezza dei lavoratori». La tutela della sicurezza dei lavoratori, aggiunge Napolitano «è un valore primario non solo del singolo lavoratore ma di tutta la collettività». E chiede «una politica sistematica e continua di prevenzione e promozione della salute nei luoghi di lavoro, ispirata alla cultura della legalità». «Forte» deve essere la vigilanza sul rispetto delle norme e delle condizioni di lavoro». La denuncia del Capo dello Stato di «gravi negligenze» non è un fatto occasionale, nella giornata dedicata dall’Associazione mutilati e invalidi del lavoro, alla lotta agli infortuni. Napolitano ha fatto del tema della sicurezza sul lavoro uno dei cavalli di battaglia più importanti del suo settennato. E tanto più forte è la denuncia in quanto, se vi è stata una riduzione delle morti, tuttavia quello dato ieri è il bilancio di una strage e, sulla riduzione dei numeri, influisce anche il minor numero di ore lavorate a causa della crisi economica. Alle statistiche sugli infortuni va aggiunto un tragico bilancio sulle malattie professionali come causa di morte: 886 i casi riconosciuti nel 2009 di morti causate dalla mancata tutela dei lavoratori che hanno contratto malattie a causa dell’inalazione o del contatto con materiali pericolosi, amianto, polveri e polveri metalliche, solo per fare alcuni esempi. All’Anmil hanno scritto anche i presidenti di Camera e Senato. Gianfranco Fini, nel suo messaggio, si è richiamato alla Costituzione: «Si tratta di restituire al lavoro il valore fondante che la Carta costituzionale gli riconosce, la sua giusta funzione di strumento attraverso cui l’uomo può maturare e esprimere le sue capacità più apprezzabili e meritevoli». Il presidente della Camera chiama all’impegno verso quella che è «una priorità sociale» «istituzioni,imprenditori, organi di stampa e società civile». Per Renato Schifani «la sicurezza dei lavoratori rappresenta una priorità assoluta e questa consapevolezza deve spingerci a valorizzare e diffondere tra i cittadini una cultura di maggiore attenzione negli ambienti lavorativi, dove l’attuazione delle norme a tutela della salute e della vita dei lavoratori deve essere piena ed efficace».
L’Unità 11.10.10