Cominciano a volare gli avvoltoi, come spesso accade quando la controparte imprenditoriale e governativa alimenta le divisioni interne al movimento sindacale.
Chi ha tirato uova e fumogeni contro la sede nazionale della Cisl, così come chi un mese fa impedì al suo segretario Raffaele Bonanni di parlare alla festa democratica di Torino – pure in quel caso ricorrendo all´aggressione con i fumogeni – sono personaggi dell´”area antagonista”, estranei al mondo del lavoro. Ma per certi versi appare ancor più grave la tensione sfociata giovedì scorso a Treviglio (Bergamo) in assalto alla sede locale della Cisl da parte di operai della Same iscritti alla Fiom-Cgil. Episodio che rischia di ripetersi altrove, se è vero che anche a Merate (Lecco) ieri degli operai della Fiom si sono introdotti minacciosamente negli uffici di un sindacato percepito improvvisamente come “nemico”.
L´esasperazione per le deroghe contrattuali, peggiorative delle condizioni di lavoro, sta montando in una minoranza organizzata qual è la Fiom-Cgil, che pure resta il maggior sindacato per numero di tessere fra i lavoratori metalmeccanici. La gran massa dei quali vive la propria retrocessione sociale come destino ineluttabile, resta scettica sulla convenienza degli scioperi, e tanto meno aspira a regolamenti di conti intestini.
Se dunque gli avvoltoi estranei al mondo sindacale agiscono con metodi da commandos, sperando di lucrare simpatia nella minoranza operaia che vorrebbe costruire una linea di resistenza alle deroghe contrattuali, è l´insieme del sindacalismo di base a rischiare una degenerazione letale.
Susanna Camusso, una dirigente riformista proveniente dalla Fiom, non poteva assumere la guida della Cgil in un momento più drammatico per la storia gloriosa di questa confederazione, la quale sopportò più di mezzo secolo fa scissioni, ostracismo e discriminazioni ben più pesanti, ma senza mai cadere nella tentazione di reagire con violenza.
La Cisl tutto è tranne che un sindacato “giallo” o filo-padronale. Con la cultura pragmatica che la caratterizza, nel corso della sua storia ha assunto posizioni moderate e collaborazioniste, ma in altri periodi si è trovata all´avanguardia nei conflitti sindacali. Al suo interno convivono anime diverse, e non a caso uno dei suoi esponenti più autorevoli del passato, Pierre Carniti – capace di rompere con la Cgil di Luciano Lama sul punto unico di contingenza – oggi critica apertamente la linea filogovernativa di Bonanni. Chi addita la Cisl come “nemico” scava la fossa a un´unità sindacale senza cui le condizioni di vita dei lavoratori non hanno mai fatto passi avanti in questo paese.
L´attacco alle sedi sindacali, l´aggressione dei dirigenti cislini, violano un tabù che neppure negli anni bui del terrorismo fu mai infranto. Per trovare un precedente dobbiamo andare indietro negli anni fino al 1962, quando a Torino una gran massa di operai della Fiat in sciopero diede l´assalto alla sede Uil di piazza Statuto per contestare la firma di un accordo separato. Piazza Statuto, però, anticipava una lunga stagione di lotte unitarie, grazie alle quali i lavoratori raccolsero una quota significativa di benefici del miracolo economico italiano. Le violenze odierne, al contrario, evidenziano solo la debolezza e la lacerazione di un sindacalismo che pare predestinato a gestire una fase di arretramento del lavoro salariato.
Tradurre il malessere sociale in guerra tra sindacati, sarebbe l´esito più umiliante del trentennio che ci separa dalla marcia dei quarantamila e dalla sconfitta operaia alla Fiat. Nessuno dei due tronconi in cui s´è diviso il movimento sindacale può vantare un rinnovamento significativo della sua cultura e della sua rappresentanza. Ma chi nel mezzo di una crisi prolungata volesse scimmiottare la lotta di classe sotto forma di intimidazione alla Cisl, non solo offende la democrazia e la tradizione del sindacalismo italiano, ma infligge la certezza di un domani buio al popolo delle formiche.
La Repubblica 07.10.10