Quando si parla di federalismo non si capisce più quale siano le posizioni del governo e della Lega. Quando è tra i propri sostenitori, la Lega tuona contro tutti gli ostacoli alla realizzazione del decentramento. Quando è a Roma continua ad avallare le decisioni del governo che di fatto svuotano e rimandano alle calende greche la riforma federale. Per usare un’espressione del segretario Bersani “siamo di fronte al federalismo delle chiacchiere”.
Sembra tutto troppo facile per Berlusconi & Co. parlare di riforme e di successi ottenuti, quando poi, conti alla mano, nessuna riforma è stata ancora realizzata e i successi si sono dimostrati evidenti fallimenti.
In questi giorni l’esecutivo ha aperto un tavolo con le Regioni per discutere le criticità del federalismo: mettere in linea il decreto legislativo sulla fiscalità regionale con la legge delega 42. Restano dei miraggi per il governo prevedere come costi standard “non sanitari” l’assistenza, l’istruzione e la spesa in conto capitale del trasporto pubblico locale. Una difficoltà in più per le Regioni alle prese con la definizioni dei costi e delle risorse da fiscalizzare. Insomma il federalismo proposto dal governo se diventasse legge così come è, non sarebbe di nessun aiuto per i cittadini (che vedrebbero un aumento delle tasse) e complicherebbe ancora di più il già complesso sistema fiscale italiano.
Questi sono i principali punti della riunione straordinaria tra le Regioni e governo. Romano Colozzi, coordinatore degli assessori al Bilancio ha inoltre evidenziato la necessità di armonizzare il sistema fiscale delle regioni con i tributi da cedere agli enti locali. “Le Regioni rischiano – ha dichiarato Colozzi – di essere messe nelle condizioni di cedere aliquote non ancora ricevute, per sostituire trasferimenti che non sono ancora definiti. L’introduzione dei cosiddetti costi standard, in sostituzione della spesa storica, previsti dall’altro decreto di attuazione del federalismo potrebbe essere introdotto già nel 2012, senza aspettare l’anno successivo”.
“Gli enti locali non sono mai stati peggio, siamo di fronte al federalismo delle chiacchiere”. Lo ha detto Pier Luigi Bersani, segretario del Pd, a margine della nona assemblea annuale di Legautonomie sulla finanza locale.
Bersani ha annunciato che dopodomani a Varese il Pd presenterà una sua proposta di federalismo fiscale “dentro la più generale proposta di riforma fiscale. Il Paese ha bisogno di investimenti immediati e di affrontare i problemi sociali nuovi” e per fare questo gli enti locali, che non sono una malattia bensì una medicina, sono lo strumento migliore: “purtroppo invece – ha concluso – sono
stati trattati come centri di costo e questo è stato un errore gravissimo”.
Per il federalismo fiscale “non voglio che ci sia una falsa partenza”. Questo è stato il primo commento di Vasco Errani, presidente della Conferenza delle Regioni uscendo dal ministero dell’Economia. Sebbene Errani abbia apprezzato la volontà del governo di aprire un tavolo tecnico sulla manovra e sul trasporto pubblico locale, ha voluto ricordare che da parte delle regioni “ci sono alcuni punti irrinunciabili che vanno chiariti, a cominciare dal pieno rispetto della delega della legge 42, alla definizione dei livelli essenziali di assistenza e dei livelli essenziali delle prestazioni. Va chiarito il rapporto col federalismo municipale e le garanzie sull’autonomia statutaria”. Ora la palla torna al governo che dovrà garantire risposte concrete alle richieste dei governatori.
In una dichiarazione congiunta Claudio Martini e Davide Zoggia, responsabili Politiche Locali e Enti Locali del Pd, hanno posto l’accento sul fatto che “l’apertura del governo alle richieste dei presidenti delle regioni e degli enti locali giunge tardiva ed è contraddetta d un reale svuotamento del federalismo. Almeno non sia una nuova manovra dilatoria. Sono anni che assistiamo da parte del governo a dichiarazioni di intenti non suffragate da fatti concreti. Anzi spesso nei confronti degli enti locali questo esecutivo ha preferito seguire una strada punitiva. Allo stato attuale il dibattito è incagliato nelle commissioni parlamentari, per cui stiamo per presentare documenti alternativi e interamente sostitutivi per cui il governo deve dare segnali veramente tangibili di una inversione di rotta uscendo dalle fase delle chiacchiere.
Restano in sospeso dei punti essenziali quali il pieno rispetto della delega sul federalismo fiscale in relazione all’autonomia regionale. Inoltre bisogna definire i Livelli essenziali di assistenza (Lea) e dei Livelli essenziali delle prestazioni (Lep), ciò significa che per determinare il fabbisogno bisogna prima indicare quali sono i servizi che le Regioni devono garantire ai cittadini per l’assistenza, la sanità, l’istruzione e il trasporto pubblico locale. Bisogna inoltre fare chiarezza sul il rapporto con il federalismo municipale perché nel decreto non convince la norma relativa su quali risorse delle regioni vadano ai Comuni. Sono punti irrinunciabili su cui è necessaria la massima chiarezza, anche perché sul federalismo il governo non è mai andato oltre gli annunci”.
“I cinque punti critici del Decreto legislativo sulla fiscalità indicati dalle Regioni sono gli stessi che abbiamo posto stamattina in Bicamerale: quindi siamo pienamente solidali con il lavoro che Vasco Errari sta svolgendo a nome di tutte le Regioni”. Lo ha dichiarato Marco Causi, deputato Pd e componente della commissione Bicamerale per l’attuazione del Federalismo. Causi ha spiegato che “i decreti attuativi devono essere fedeli ai principi e ai criteri scritti nella legge 42: dato che il Pd ha contribuito a scrivere questa legge ci teniamo moltissimo che venga applicata in modo fedele e che non venga tradita. Per la definizione dei fabbisogni standard non si può prescindere dalla definizione dei livelli essenziali delle prestazioni, non solo in campo sanitario ma anche in quello dell’assistenza, dell’istruzione, del trasporto pubblico locale e delle funzioni fondamentali di comuni e province. Su questo tema fondamentale il governo ha proceduto in questo mesi con troppa superficialità e faciloneria e, di fatto, oggi è in gravissimo ritardo. Inoltre, il Pd condivide le perplessità che il presidente Errani ha manifestato sull’impianto proposto per il finanziamento dei comuni: è vero che il decreto sull’autonomia impositiva dei comuni propone soluzioni parziali e discutibili e che ciò determina un’area di incertezza sulle modalità con cui le Regioni saranno chiamate a concorrere al finanziamento degli enti locali territoriali. Infine, non dobbiamo dimenticare che la quadratura dei conti del federalismo non potrà avvenire a partire dall’asticella finanziaria drammaticamente abbassata dalla manovra economica estiva. Il presidente Errani ha detto che il governo si è dichiarato disponibile a lavorare su questi punti: speriamo che la disponibilità sia vera. Per parte nostra continueremo ad incalzare il governo nelle sedi parlamentari come abbiamo fatto in questi due anni”.
A.Dra