“Se c’e’ maggioranza per nuova legge elettorale, si faccia. Stiamo parlando di regole, non di governo. Il centrodestra non imputi ad altri il suo fallimento in Sicilia”. Il Segretario del Pd Pier Luigi Bersani si è recato a Palermo per una tappa della manifestazione: “Prepariamo giorni migliori per la Sicilia e per l’Italia”. L’iniziativa si è tenuta presso il Teatro Politeama con il Segretario regionale del Pd siciliano, Giuseppe Lupo ed i vertici regionali del Partito democratico.
Tanti i temi affrontati, riguardo il difficile momento in cui verte la politica nazionale e in maniera più specifica le dinamiche politiche della Regione Sicilia, nella quale ci sarà un governo di alleanza costituzionale per traghettare alcune importanti riforme del territorio.
E proprio sull’eventuale riforma della legge elettorale nazionale, tanto auspicata dal Pd e dalle altre opposizioni, il segretario si è mostrato disponibile a raccogliere tutte le forze in campo favorevoli a realizzarla. Bersani però commentando le dichiarazioni del finiano Italo Bocchino, ha chiarito: “Non stiamo parlando di una maggioranza di governo, ma di una maggioranza parlamentare che si esprime sulle regole. Se c’è una maggioranza che dice che la legge elettorale è intollerabile, allora si va in Parlamento e si vota”.
“La norma attuale è vergognosa e reca solo danni”, ha spiegato il segretario del Pd. “Da sempre diciamo che abbiamo una legge elettorale che consente la subordinazione della maggioranza al governo, e che ha portato e può portare ancora un sacco di guai al Paese”, ha aggiunto Bersani durante l’incontro.
“Non da oggi – ha ricordato – siamo disponibili a concordare una nuova legge elettorale. Perché la legge la si fa in Parlamento, con chi è disposto a convergere”.
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Bersani poi ha commentato il vuoto istituzionale generato dall’assenza del fino alla nomina dell’uomo di Berlusconi: Paolo Romani, già Viceministro allo sviluppo Economico cond elga alle Comunicazioni: “Il nuovo ministro non troverà neanche il ministero. In 5 mesi è stato fatto a pezzi, nell’incuria generale per i problemi veri che si chiamano lavoro, attività economiche e produttive”. Per il leader del Partito democratico “non sarà facile recuperare tutto il tempo perso, vedremo se avremo un ministro che possa occuparsi di un pò di crisi aziendali, perché fino ad oggi – ha concluso Bersani – per l’incontro con Fincantieri, ad esempio, c’erano solo i funzionari ad incontrare società e sindacati”.
A proposito delle pressanti richieste della Lega di tornare alle urne, commentando le ipotesi di elezioni anticipate Bersani ha specificato: “Si devono chiarire le idee e capire se il governo è in una crisi politica. Questa coalizione di centrodestra non è in grado di guidare il Paese. Il Paese non può aspettare i loro traccheggiamenti. Noi abbiamo detto la cosa più chiara: se siete in una crisi politica andate in Parlamento e dite la verità, che questa coalizione di centrodestra è frantumata, e non è in grado di guidare il Paese. Dopo di che vediamo. Si è visto che il giorno dopo la cosiddetta fiducia si trattava di una ‘fiducia del cerino acceso’, che nessuno vuole in mano, ma è lì che gira”.
Bersani al margine della convention a Palermo, ha commentato le parole del ministro Stefania Prestigiacomo, che a proposito della giunta regionale siciliana aveva accusato Lombardo di patto col Pd per salvare la sua poltrona ed ha parlato del “problema Sicilia”.
“Alla Regione non c’è alcun laboratorio politico, si lavora solo per i siciliani. Il Pd si è assunto responsabilità esclusivamente programmatiche” ha detto commentando l’alleanza tra il Pd e il governatore dell’Isola, Raffaele Lombardo, sostenuto anche dall’Api, da Fli e dai casiniani dell’Udc.
“Il problema non si chiama Lombardo ma Sicilia –ha dichiarato Bersani – si chiama fallimento del centrodestra. Il centrodestra non punti il dito contro nessuno perché ha fatto tutto lui. Ha tradito gli elettori, ha lasciato nel vuoto politico una regione che ha un sacco di problemi. Noi abbiamo dato, nei limiti in cui potevamo una disponibilità per la Sicilia ad una giunta fatta da persone responsabili. Vigileremo sul caso Sicilia – ha concluso – e seguiremo questa vicenda”.
“Ci sono stati dei malumori interni nel Partito per il sostegno alla giunta regionale di Lombardo. Il Pd ha discusso prima di fare questa scelta, quella siciliana non è stata certo una scelta semplice. Uno può scegliere di tirarsi fuori – ha concluso Bersani – o di impegnarsi nei limiti del possibile per dare una mano a questa Regione”.
A conclusione della convention del Pd a Palermo, il Segretario ha analizzato le fasi del berlusconismo in Italia, che pare stia volgendo al termine. “Siamo al secondo tempo del berlusconismo, il premier non ha la forza di raccontare un sogno nuovo e ha ripreso quello del ’94, aggiungendo qualche insulto alla magistratura”. “Quindi – ha proseguito Bersani – Berlusconi attacca i pilastri costituzionali, enunciando questo ‘tutti contro di me’”.
“Questa è la fase in cui dobbiamo stare tutti con gli occhi aperti senza far sì che passi. Questa è la fase del muoia Sansone con tutti i filistei, con tutto quello che ciò può significare per il Paese, quella in cui si accumula sconforto e malcontento e adesso sta a noi mostrare un segno forte”, ha detto Bersani.
“Tra demagogia, attacco alla magistratura, ai comunisti, alla Corte costituzionale, Berlusconi non ha più un progetto”. La guerra dei dossier – ha aggiunto – mostra, inoltre, che un pezzo del sottoscala della Repubblica non è più a posto”.
Nel corso del suo lungo intervento al Teatro Politeama Bersani ha criticato duramente il governo Berlusconi, che ha messo a segno “la rapina di 20 miliardi di euro sottratti al Sud e buttati in cause non sempre nobili, che ha dato mazzate alla scuola e all’università per risparmiare sulla spesa corrente, che invece è aumentata, che ha creato tra la gente scoramento, disillusione, sfiducia e rabbia impotente”.
“Il Paese – ha concluso Bersani – si trova in uno stato di sbandamento a causa della crisi del centrodestra, che non si è dimostrato capace di reggere la barra del governo non per le antipatie personali tra Fini e Berlusconi, ma perché ha perso la presa sui problemi reali del Paese”.
“Silvio Berlusconi usa il governo per avere consenso e per ‘campare’ ha sempre bisogno di miracoli e simboli. Il suo modello di consenso, che ha fallito in questi anni e non ha portato a niente, è quello del ‘ghe pensi mi'”.
“La sua strategia – ha proseguito- è quella di dare la colpa agli altri. Gli ho chiesto ‘quanti anni vuoi ancora governare prima di dire che e’ colpa tua? 30 o 40 anni?'”.
“In due anni – ha ribadito Bersani- ci sono stati 38 voti di fiducia e 54 decreti, ma il governo non ha deciso niente, i disastri si sono accumulati e ora c’è una caduta di credibilità: i miracoli sono diventati favole e le favole bolle di sapone”.
Il Segretario democratico ha parlato anche di economia. “Due giorni fa Sergio Marchionne ha detto che stare fermi ad aspettare la crescita è un atto di fede. Se l’avesse sostenuto due anni fa, ci avrebbe dato una mano. Questo governo – ha aggiunto – ai vertici internazionali dice che noi non siamo la Grecia, e questo dovrebbe bastare a gratificarci?”.
Al termine dell’incontro a Palermo Bersani ha lanciato un importante appello: “Lo dico a tutti, alle forze politiche e a quei soggetti che possono essere nostri alleati o vorrebbero correggersi su alcuni punti: dovete avere rispetto per il Pd. Chi vuol mandare a casa Berlusconi, sappia che senza di noi ogni alternativa è impossibile”. “Serve un progetto di risveglio italiano che parta dai problemi veri del Paese e che sia portato avanti da un partito autonomista e nazionale che dica le stesse cose a Palermo e a Varese”.
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Anto. Pro.