Assurda l´ipotesi della commissione parlamentare di inchiesta sulla magistratura, ma non ci intimidiranno nello svolgimento del nostro lavoro. «Parlare di una “associazione a delinquere” dei giudici è francamente inaccettabile perché oltre a riproporre il tema della delegittimazione dell´intera istituzione, è offensiva della memoria, del sacrificio e dell´impegno di tanti magistrati che per lo Stato hanno dato la vita». L´Anm, in occasione degli ultimi attacchi di Berlusconi alle toghe, aveva scelto la linea della “non risposta” per evitare di essere «trascinati sul terreno della contrapposizione politica, che non ci appartiene». Luca Palamara, presidente dell´Associazione nazionale magistrati, ha deciso di rompere il silenzio ieri, dopo l´ultimo affondo del premier contro i magistrati.
Palamara, avete taciuto il 10 settembre quando il Cavaliere, dalla Russia, ha affermato che «in Italia c´è oppressione giudiziaria». Perché oggi decidete di passare al contrattacco: cos´è cambiato?
«Abbiamo ritenuto la misura colma proprio per l´assurdità delle ultime affermazioni. Il rischio è di alimentare un clima di tensione e, soprattutto, di distogliere l´attenzione dalle reali emergenze del settore giustizia che, come al solito, vengono trascurate o, peggio, messe nel dimenticatoio».
Quali sono i problemi veri della Giustizia sui quali vorreste il confronto col presidente del Consiglio?
«Le vere emergenze sono rappresentate dai tribunali fatiscenti, dalle croniche carenze di mezzi, risorse e organico, dalla grave situazione del sovraffollamento delle carceri, dalla necessità di procedere alla riorganizzazione giudiziaria e all´informatizzazione degli uffici. Senza dimenticare le nostre proposte per smaltire l´arretrato sia nel penale che nel civile. Il tutto mentre aspettiamo l´approvazione del ddl corruzione. Questi sono i temi che il presidente del Consiglio dovrebbe preoccuparsi di affrontare».
Berlusconi ha ipotizzato una commissione parlamentare di inchiesta sui giudici. Che ne pensa?
«E´ assurdo pensare di dover fare una commissione d´inchiesta sui giudici. Sono affermazioni che, tuttavia, non ci intimidiranno nello svolgimento del nostro lavoro».
Nel suo discorso alla Camera, il premier ha ricordato come “la politica debba riprendersi il primato sulla magistratura”. Come giudicate le ultime proposte sul lodo che dovrebbero consentirgli di non affrontare i tre processi che ha in corso?
«I temi della tutela delle alte cariche dello Stato spettano ai rapporti fra politica e cittadini ed è la politica che deve assumersi la responsabilità di queste scelte. Per noi la priorità è rappresentata dalle emergenze reali del sistema giustizia sulle quali credo sia inevitabile un momento di confronto non solo con la magistratura, ma con tutte le altre componenti del mondo del diritto. Le nostre posizioni sono sostenute oggi anche dagli avvocati, dal personale amministrativo, dall´Avvocatura e dalle altre magistrature. E questo non può essere ignorato in particolare da quegli esponenti del Governo che amano auto-attribuirsi i meriti degli ottimi risultati nella lotta alla mafia raggiunti dalle forze dell´ordine coordinate dalla magistratura».
Lei ritiene che i ministri dell´Interno Maroni e della Giustizia Alfano si appropriano dei vostri meriti nella lotta alla mafia e poi non vi difendono quando il premier vi attacca: è così?
«Esattamente. Quando si rivendicano quei grandi successi, bisogna avere poi comportamenti coerenti. E la coerenza impone o imporrebbe di rispettare sempre, e non a corrente alternata, l´efficace azione di contrasto alla criminalità. Quando Berlusconi ci attacca, ci aspetteremmo dunque di essere difesi proprio da quei due ministri, Maroni e Alfano. Che, invece, tacciono».
La Repubblica 02.10.10