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«Precari, posto fisso per sentenza», di Alessandra Ricciardi

Il ministro Gelmini condannato ad assumere una docente

Sono 94 mila i supplenti con contratto fino al 30 giugno, oltre 20 mila quelli che lavorano ogni anno fino al 30 agosto. Per non parlare di bidelli e assistenti: 60 mila solo i precari impegnati a coprire i posti vacanti nell’organico. È l’esercito degli aspiranti a un posto fisso nella scuola, quelli che ci lavorano già da anni e con contratti di lunga durata, quelli che a ogni inizio anno animano le piazze della protesta.

Un giudice li farebbe assumere tutti in pianta stabile, e gli farebbe dare dal ministro dell’istruzione pure il risarcimento dei danni subiti per l’attesa. È il giudice del lavoro del tribunale di Siena, Diego Cammarosano, che ha decretato la trasformazione automatica del contratto di una docente da tempo determinato a tempo indeterminato. Il motivo? La docente aveva sforato il tetto dei tre contratti reiterabili presso uno stesso datore di lavoro. L’insegnante in questione infatti per ben 6 volte di seguito era stata assunta a inizio anno e poi licenziata alla fine delle lezioni. Un comportamento vietato dalla legge nel settore privato e che nel pubblico impiego è invece consentito, per fronteggiare situazione emergenziali. Normalmente accade che i contratti siano reiterati per decenni, Ma il problema, ha ragionato il magistrato, è che la docente lavorava con continuità perché il posto era sempre vuoto, era un vuoto fisiologico e non eccezionale. E nessun risarcimento avrebbe mai potuto ristorarla del bene della mancata assunzione così come nessuna sanzione potrebbe dissuadare il ministero dal reiterare il comportamento illegittimo. Ecco perché Mariastella Gelmini, ministro dell’istruzione, è stata condannata ad assumere l’insegnante e a risarcirla per l’attesa. La notizia della sentenza ha messo in subbuglio gli uffici scolastici e sindacali locali. L’interpretazione offerta dal magistrato chiude quella porta di eccezioni che finora anche la Corte di giustizia europea aveva concesso all’Italia. Se confermata in secondo grado, la decisione aprirebbe nei conti pubblici una voragine dalle dimensioni ciclopiche, visto che a lavorare ogni anno con contratti di durata annuale sono 180 mila persone. È vero che la sentenza ha effetti solo per i ricorrenti, ma è facilmente pronosticabile che gli altri interessati si rivolgeranno dal giudice per chiedere analogo trattamento. Se tutti dovessero entrare, l’organico della scuola salire da 1,2 milioni a 1,38 milioni. Al momento è una situazione solo teorica. È prevedibile che il ministero si appellerà in giudizio, questa volta con il coltello tra i denti per veder rispettare quel divieto previsto dal collega dell’economia, Giulio Tremonti con il decreto 134/2009: «I contratti a tempo determinato stipulati per il conferimento delle supplenze…, in quanto necessari per garantire la costante erogazione del servizio scolastico ed educativo, non possono in alcun caso trasformarsi in rapporti di lavoro a tempo indeterminato e consentire la maturazione di anzianità utile ai fini retributivi prima della immissione in ruolo».

Divieti che secondo il giudice sono facilmente disapplicabili a vantaggio delle più garantiste previsioni della direttiva 1990/70 CE e delle varie pronunce in materia della Corte di giustizia. Con buona pace delle ragioni di cassa dello stato italiano.

da www.italiaoggi.it

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