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"Metalmeccanici, contratto derogabile. Ddl lavoro, anticipato il ricorso all´arbitrato. Pd e Cgil: grave strappo", di Roberto Mania

Arrivano le deroghe nel contratto dei metalmeccanici. Federmeccanica, Fim-Cisl e Uilm hanno raggiunto ieri l´accordo che permette alle aziende, d´intesa con i sindacati, di disciplinare specifiche materie in maniera diversa da quanto previsto dal contratto nazionale. «Uno strappo democratico gravissimo», l´ha definito il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini, che non ha partecipato al negoziato non avendo sottoscritto il contratto nazionale del 2009 che apre la strada, appunto, alla derogabilità. «Un accordo che favorirà gli investimenti», invece, secondo il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi.
Le deroghe potranno essere definite in tutti i settori e non solo in quello dell´auto dal quale è nata questa vicenda. A “imporre” un´accelerazione all´intesa di ieri è stata, infatti, la Fiat di Sergio Marchionne. L´ad del Lingotto ha chiesto certezze in tempi rapidi dopo che il referendum sulla nuova organizzazione del lavoro nello stabilimento di Pomigliano d´Arco non si tradusse in un plebiscito tra i cinquemila lavoratori: i sì arrivarono al 63 per cento, un livello secondo la Fiat da non garantire la piena governabilità della fabbrica dove il gruppo sta investendo 700 milioni di euro. Il nuovo contratto dovrebbe così creare una rete protettiva dalle “incursioni” dei ricorsi giudiziari.
L´accordo sulle deroghe non ha tuttavia chiuso il capitolo delle modifiche al sistema delle relazioni industriali perché la Fiat insiste anche nel chiedere un contratto specifico per il comparto dell´auto. Ieri la Federmeccanica ha rilanciato la questione. Uilm e Fim sono contrari ma il 5 ottobre ci sarà un incontro a Roma tra la Fiat e, questa volta, tutti i sindacati.
Le deroghe, temporanee o sperimentali, saranno possibili o per contenere gli effetti economici e occupazionali di una crisi aziendale; oppure per favorire nuovi investimenti e nuove iniziative industriali. L´accordo – sulla scia di un´intesa identica, anche se mai applicata, tra i chimici – precisa le materie che non possono essere modificate: i minimi tabellari, gli scatti di anzianità, l´elemento perequativo (una voce contrattuale che tutela i lavoratori privi del contratto aziendale), i diritti individuali, infine, derivanti da norme «inderogabili» di legge.
Tassello dopo tassello – con l´opposizione della Cgil – sta prendendo corpo un nuovo modello di relazioni industriali così che sembra già scolorire la cosiddetta “svolta di Genova” quella dello scorso week-end con l´invito di tornare al tavolo rivolto dalla Confindustria a Epifani. Al nuovo modello contribuiscono anche il governo e la maggioranza. Ieri al Senato è passato, in sesta lettura, il controverso disegno di legge sull´arbitrato che in una prima versione tendeva pure ad aggirare le tutele previste dall´articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Anche per questo il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, non firmò la legge e la rinviò in Parlamento per un nuovo esame.
Il testo approvato a Palazzo Madama modifica, tra l´altro, i tempi entro i quali scegliere se affidarsi all´arbitro (tranne che per i licenziamenti) oppure al magistrato per la risoluzione delle controversie. Tale scelta va fatta entro trenta giorni dall´assunzione. Nella versione licenziata dalla Camera, dove il ddl dovrà tornare, si prevedeva, invece, per effetto di un emendamento del Pd, che si potesse scegliere una volta sorta la controversia tra il lavoratore e il datore di lavoro. Per l´opposizione e per la Cgil continua ad essere una norma «anticostituzionale».
Il disegno di legge contiene tantissime altre cose tra loro eterogenee e per questo criticate da Napolitano. È previsto, per esempio, l´abbassamento di fatto dell´obbligo scolastico da 16 a 15 anni, con l´ultimo anno in cui si può andare a fare l´apprendista anziché frequentare la scuola. I tempi per l´impugnazione dei licenziamenti (pure per quelli invalidi) si accorciano dagli attuali cinque anni a 60 giorni (più i 270 giorni per il deposito dal giudice). Tornano i risarcimenti per le vittime dell´amianto sulle navi di Stato (stanziati 5 milioni di euro l´anno a partire dal 2012) ma si elimina l´eventuale responsabilità penale degli ammiragli.
E poi le norme sui dirigenti del servizio sanitario che potranno lavorare fino a 70 anni di età. Infine viene confermata la delega al governo per la definizione dei lavori usuranti e si allungano i tempi per la riforma degli ammortizzatori sociali: l´esecutivo potrà varare i decreti delegati entro due anni dall´approvazione della relativa delega.

La Repubblica 30.09.10

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Ddl lavoro, dietro front sull’arbitrato

ROMA IL DDL lavoro torna nell’occhio del ciclone, dopo il rinvio alle Camere da parte del presidente della Repubblica. Ieri, infatti, il Senato ha cambiato di nuovo le norme sull’ arbitrato come strada alternativa nelle controversie sul lavoro, che erano state oggetto dei rilievi del Quirinale. Il provvedimento, che contiene norme importanti sui licenziamenti, sui lavori usuranti, sull’ apprendistato e sugli incentivi all’ occupazione, torna in settima lettura a Montecitorio. Nel testo è presente, tra l’altro, una nuova versione della norma sull’arbitrato, a cui si potrà fare ricorso per le controversie di lavoro che dovessero insorgere (e non già insorte): resta escluso il licenziamento. Un provvedimento che non piace all’opposizione e alla Cgil, secondo cui è «sbagliato e incostituzionale». E mentre le polemiche non si placano, il Governo va avanti sullo Statuto dei lavori, il progetto di riforma dello Statuto dei lavoratori nato 40 anni fa, indicato dal ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, nel solco del percorso avviato da Marco Biagi, il giuslavorista ucciso otto anni fa dalle Br. PROPRIO IERI il ministro ha inviato alle parti sociali una lettera per sollecitare un avviso comune sul nuovo Statuto. Auspicando a nome del Governo «conclusioni efficaci in tempi brevi». Lo ha fatto in vista dell’incontro tra le organizzazioni sindacali e datoriali, proposto da Confindustria, che si terrà il 4 ottobre. Un negoziato che, secondo Sacconi, «costituisce un esercizio straordinariamente importante per il futuro del Paese». Sullo Statuto dei lavori il Governo presenterà poi un disegno di legge delega. Sacconi chiede un’accelerazione anche del confronto sulla partecipazione dei lavoratori agli utili di impresa, oltre a indicare i temi della formazione, del collocamento, della modulazione degli orari di lavoro, della lotta al sommerso. E, in tema più strettamente sindacale, mette un punto sulla legge sulla rappresentanza, chiesta dalla Cgil: «Finchè sarò ministro non si farà mai», assicura senza mezzi termini.

Il Resto del Carlino 30.09.10

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Dal Senato via libera alla riforma del lavoro

È l’unica legge rinviata al Parlamento da Giorgio Napolitano, e tra poco – una volta arrivato il via libera finale della Camera al nuovo testo sfornato dal Senato ieri, senza ulteriori modifiche – diventerà operativa. Parliamo del disegno di legge di riforma del mercato del lavoro, a suo tempo approvato dal Parlamento e stoppato dal Capo dello Stato con una serie di osservazioni sulla costituzionalità del ricorso automatico e obbligatorio allo strumento dell’arbitrato per risolvere – in alternativa alla magistratura del lavoro – le controversie. Per la maggioranza, che ha varato il nuovo testo, la norma risponde pienamente ai rilievi del Quirinale; per l’opposizione e per la Cgil, invece, il Parlamento non ha affatto risposto alle obiezioni del Colle.
La riforma cambia moltissimi aspetti fondamentali delle regole sui rapporti tra dipendenti e datori di lavoro. Nel senso della liberalizzazione e della semplificazione, secondo governo e maggioranza, nel senso della deregolamentazione e della riduzione degli strumenti di tutela dei lavoratori secondo opposizione e Cgil. Il testo era stato rinviato alle Camere nel marzo scorso dal presidente della Repubblica poiché, aveva sostanzialmente spiegato Giorgio Napolitano, la riforma del mondo del lavoro va fatta ma con «precise garanzie» ed equilibrio, in particolare nei confronti del contraente più debole e a cominciare proprio dalla questione dell’arbitrato.
Vediamo in sintesi i contenuti del provvedimento, con le ultime modifiche introdotte dal Senato. La novità principale – e più contestata – riguarda l’arbitrato per le controversie di lavoro, ovvero la possibilità di ricorrere a un arbitro anziché al giudice. L’arbitrato diventa la via principale, con l’eccezione dei casi di licenziamento. In pratica, finito il periodo di prova (oppure 30 giorni dopo la stipula del contratto) il lavoratore potrà (o meglio dovrà, di fatto) concordare preventivamente con il datore di lavoro il ricorso all’arbitrato per le future controversie (licenziamenti esclusi, che restano affidati al magistrato). L’arbitro giudicherà entro tre mesi «per equità» e non «per legge», dunque probabilmente con più chances a favore del datore di lavoro. Contro il lodo arbitrale si potrà ricorrere al tribunale, che decide in unico grado. Un datore di lavoro che viola la norma sulla trasformazione del contratto da tempo indeterminato a tempo determinato, se la caverà con una indennità monetaria tra 2,5 a 12 mensilità. Sarà meno facile poi impugnare i licenziamenti, anche quelli invalidi, cioè in violazione della legge o senza motivazione: oggi ci sono cinque anni, diventano solo 60 giorni più 270 per il deposito dal giudice. Sarà possibile assolvere l’ultimo anno di obbligo di istruzione (cioè dai 15 anni di età) attraverso un contratto di apprendistato in un’azienda. La legge prevede poi una delega al governo per regolamentare la materia dei lavori usuranti, e si allungano di altri due anni i tempi a disposizione dell’Esecutivo per le (eterne incompiute) riforme degli ammortizzatori sociali, dei servizi per l`impiego, degli incentivi .
Per la Cisl il ddl «non è perfetto», ma il giudizio è sostanzialmente positivo. Per Giuliano Cazzola, deputato Pdl, si è tenuto conto delle considerazioni di Napolitano, ed «è inspiegabile l’atteggiamento ostile delle opposizioni» sull’introduzione «di forme di risoluzione stragiudiziale delle controversie di lavoro che salvaguardano pienamente la libera scelta del lavoratore». La pensa diversamente il leader della Cgil Guglielmo Epifani, secondo cui «la maggioranza e il governo stanno procedendo su una strada non buona. Non si è voluto sentire il Capo dello Stato. L’arbitrato torna ad essere molto vincolante e poi è molto grave l’abbassamento dell’età dell’obbligo, che non c’è in nessuna parte dell’Europa». «Scelte gravi – dice Cesare Damiano, del Pd – continueremo alla Camera la battaglia contro le regole che diminuiscono le tutele del lavoro».

La Stampa 30.09.10

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