L’apprendistato a 15 anni, in sostituzione dell’ultimo anno di obbligo scolastico, è ad un passo dal diventare legge dello Stato. Dopo un lungo e sofferto iter parlamentare – basti pensare che il via libera si aspettava già a marzo, il 29 settembre la norma è stata approvata al Senato, all’interno del ddl lavoro. Il provvedimento, lievitato da un pugno di articoli agli attuali 50, ha compiuto a Palazzo Madama un ennesimo faticoso giro di boa, dopo quattro letture tra Camera e Senato, il rinvio al Parlamento da parte del Capo dello Stato, e altri due passaggi, prima a Montecitorio e poi a Palazzo Madama. Per l’ok definitivo serve ora il via libera da parte della Camera.
Se invece l’approvazione dovesse giungere, ancora una volta i primi a saggiare la nuova norma scolastica dovrebbero essere gli studenti della Lombardia. Appena due giorni fa Regione, Miur e ministero del Lavoro hanno firmato un accordo che completa l’applicazione del contratto di apprendistato in tutte le forme previste dalla “Legge Biagi”, estendendo a 400 ore l’attività formativa dalle 240 ore previste dalla legge Treu. Anche se ufficialmente l’accordo – raggiunto alla presenza del presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, insieme all’assessore regionale all’Istruzione, Formazione e Lavoro, Gianni Rossoni, con i ministri Mariastella Gelmini e Maurizio Sacconi – è indirizzato a ragazzi di 16 anni, “per il conseguimento di una qualifica professionale attraverso un contratto di apprendistato”, i sindacati temono che possa presto essere esteso anche ai 15enni, tanto che Fulvia Colombini, della segreteria della Cgil lombarda, ha chiesto garanzie sul fatto che “i contratti di apprendistato possano essere stipulati solo dopo l’assolvimento dell’obbligo scolastico”.
Ma non solo: “Abbiamo chiesto – ha continuato la sindacalista – di scrivere nell’accordo che per la formazione, prevista in 400 ore annue, fosse specificato che si compone di una parte in aula, presso istituti statali, parificati o Centri di Formazione Professionale (per l’acquisizione di competenze teoriche) e una parte in azienda. Il testo non precisa nulla da cui si deduce che è possibile che la formazione venga effettuata tutta in azienda”. Preoccupazione è stata espressa anche dalla Rete degli studenti: “l’accordo sull’apprendistato tra Gelmini, Sacconi e Formigoni – ha detto la portavoce Sofia Sabatino – non è altro che un ulteriore tassello del disegno di distruzione e privatizzazione della scuola pubblica”. In una situazione di crisi, come quella che si sta vivendo, sarebbe stato “fondamentale investire nell’istruzione” elevando “l’obbligo scolastico a 18 anni, investendo – continua Sabatino – risorse e aumentando l’autonomia scolastica per favorire il legame con il territorio in modo da portare l’Italia in linea con gli altri paesi europei dove l’obbligo alla maggiore età è presente già da decenni e non promuovere una formazione di 400 ore che può essere assolta anche in azienda”.
Tecnica della scuola 30.09.10