Taglia la cultura chi non capisce la cultura
Nel bell’editoriale del mensile di Umberto Allemandi, l’impietoso, drammatico quadro dello sfascio del nostro patrimonio culturale. È difficile sostenere che la cultura possa essere esentata dai drastici risparmi che l’equilibrio dei bilanci pubblici impone a tutti. Ed è inutile rimpiangere il fiume di denaro sciupato nel passato per beni culturali fasulli, in massima parte non meritevoli di così nobile classificazione. Beni non apportatori delle sostanze nutritive vitali con cui la cultura contribuisce alla buona salute di un Paese. I tagli dunque potrebbero perfino essere accolti con sollievo se servissero finalmente a staccare l’ossigeno ad attività pretestuose della cui privazione oggi e domani nessuno patisce, se non i diretti destinatari di denaro pubblico che serviva esclusivamente alla loro sussistenza personale. Parassiti culturali. Lo scandalo Premio Grinzane Cavour è esemplare. Quei tagli dovevano essere fatti da tempo. Oggi comunque potrebbero venire considerati una salutare pulizia se basati su valutazioni consapevoli, caso per caso, della qualità di quanto debba essere sostenuto a qualsiasi costo e di quanto invece possa essere eliminato senza rimpianto. Tagli benvenuti dunque se imponessero …