Nel 2008 due ex leghisti premiati dal Pdl per le trame anti-Prodi. Pottino e Gabana non furono rieletti, ma in compenso ottennero un compenso mensile. Il ministro Elio Vito fu determinante nell´opera di convincimento. A proposito di calciomercato. Non c´è solo l´acquisto plateale e smaccato del deputato in carica, alla vigilia di un voto decisivo. Ci sono accordi e garanzie, sistemi e metodi tali da assicurare il presente e anche il futuro della pedina che si rende disponibile. Non necessariamente un seggio, magari un contratto ad personam. Con soldi sonanti. Tanti. Un tot al mese. Poco meno di quanti la pedina ne avrebbe guadagnati da parlamentare in carica. Di un paio di quei contratti Repubblica adesso è venuta in possesso.
Qual è il metodo? Quale il sistema? Come funziona il mercato da Transatlantico nel reame di Silvio Berlusconi, laddove tutto ha un prezzo, tutto una ricompensa? Lo ricostruiamo attraverso la storia di due oscuri peones, ligi ex onorevoli del Nord-Est. Transitati dalla Lega al gruppo misto nella passata legislatura, alla fine del 2006, nel pieno del biennio ballerino del governo Prodi. Quando ogni singolo senatore diventa determinante per la tenuta dell´esecutivo e in tanti vengono contesi, corteggiati, lusingati. In qualche caso forse convinti con ragioni a cinque zeri. Dopo aver rotto con la Lega in Friuli per beghe locali, Marco Pottino, allora deputato, classe ´74, e Albertino Gabana, allora senatore, classe ´54 (entrambi di Pordenone) dopo un anno di navigazione a vista nel gruppo misto, vengono “convertiti” a fine 2007 al credo berlusconiano. Per essere acquisiti infine al gruppo forzista. Sono le settimane in cui l´esecutivo del Professore già vacilla. E il senatore Gabana in più di un´occasione vota con quella maggioranza, in un Palazzo Madama trasformato ormai in una casbah. Poco influente Pottino a Montecitorio, ma strategico Gabana per tentare la spallata. I due però camminano insieme. Inseparabili. I messi del Cavaliere sanno che il “pacchetto” va acquisito in tandem. Entrambi vengono avvicinati, lusingati, compiaciuti. Elio Vito, attuale ministro dei Rapporti con il Parlamento – rivela in particolare Pottino nel colloquio telefonico con Repubblica – è il più convincente.
La contropartita? Dentro il Pdl raccontano come in quegli ultimi giorni della Pompei prodiana, Berlusconi chieda all´alleato Bossi il via libera per tentare l´operazione aggancio. E di come la manovra sia stata accordata dal Senatur, a patto che i due “ex” del Carroccio non vengano poi rieletti. Clausola che il Cavaliere, o chi per lui, mette subito in chiaro ai due, nel momento in cui viene prospettato il passaggio e la fittizia candidatura alle successive politiche (poi precipitate da lì a tre mesi). Ma allora che interesse avrebbero avuto i peones ad accettare l´offerta? Transitare per poi perdere il seggio? È qui che scatta la rete di protezione. La garanzia per entrambi, qualora non eletti, di mantenere comunque lo status economico da parlamentare, magari con una consulenza ad hoc.
I fatti. Succede che, alle Politiche del 2008, tanto il giovane Pottino quanto il cinquantenne Gabana vengono candidati insieme alla Camera, lista Pdl, collegio del natio Friuli. Puntualmente non la spuntano: risultano primo e secondo dei non eletti. E accade che nel dicembre 2008, pochi mesi dopo l´inizio della legislatura, entrambi stipulino due distinti «contratti di lavoro a progetto» con il gruppo Pdl di Montecitorio, «in persona del suo presidente, Fabrizio Cicchitto», con tanto di firma in calce. Durata (art. 5 del contratto): a partire dal gennaio 2009 e «fino al termine della XVI legislatura». Compenso (art. 6): «Complessivi 120.516 euro annui al lordo delle ritenute», da corrispondere «in dodici rate di 10.043 euro». Né più né meno che l´indennità sommata alla diaria di cui godono gli onorevoli. Mancano all´appello solo i 4 mila del rimborso spese per portaborse. Bingo! Professionisti da gratificare per i servigi e la dedizione, consulenti meritevoli («Considerevoli esperienze professionali nell´ambito delle comunicazioni istituzionali» è l´identica motivazione nei due contratti), da impiegare al gruppo. Il tutto, con soldi pubblici, i budget messi a disposizione dalla Camera, quattrini del contribuente.
Ma si dà il caso che a Montecitorio, al gruppo Pdl, di loro non vi sia traccia (se non al libro paga). «Non risultano nei nostri elenchi, è sicuro che lavorino qui?» risponde la segretaria interpellata. «Forse potete provare al partito». Ma la risposta non cambia quando vengono contattati gli uffici di via dell´Umiltà. Repubblica rintraccia Gabana e Pottino al telefono a Pordenone. I due ex leghisti, oggi pidiellini militanti, forniscono nella sostanza la medesima spiegazione. Confermano di avere quel rapporto di consulenza ma negano la compravendita: «Non siamo stati affatto comprati, provenivamo già dal centrodestra». E ammettono di andare poco a Roma: «Ma solo perché è meglio lavorare qui in Friuli, ci dedichiamo alla costruzione del partito. Proveniamo dal Carroccio e chi meglio di noi sa come si lavora sul territorio?»
La Repubblica 28.09.10