La violenza era nell´aria da giorni. Si respirava insieme ai miasmi tornati in strada con i cumuli, banchi di rifiuti accatastati per venti metri, sia in provincia, sia nel cuore della Napoli turistica e nelle vie dello shopping. Si sentiva a Terzigno, lungo le contrade del Vesuvio dove i sindaci si ribellano all´apertura di una nuova discarica già progettata da Bertolaso. E anche nella metropoli, dov´è in corso un devastante braccio di ferro tra l´amministrazione comunale e un branco di lavoratori pronti a tutto pur di non perdere la gestione di una fetta di territorio. Un clima cupo, da vecchia emergenza. Che riesplode in un raid inaudito, alle 18, nella luce del pieno pomeriggio.
Sessanta uomini armati di spranghe e bastoni. L´azione squadrista scatta alla periferia orientale, via De Roberto, nell´autoparco dell´azienda Enerambiente, che cura la raccolta in quasi tutta la città. E serve a sabotare, ancora per una notte, il servizio di rimozione a Napoli, contro il nuovo appalto che vedrà estromessi alcune centinaia di lavoratori stagionali, legati persino da vincoli di parentela ai dipendenti di Enerambiente. È un esercito compatto quello che sfonda le porte e terrorizza i dipendenti, uno dei quali, già cardiopatico, Angelo D., sarà soccorso in ambulanza fino all´ospedale Cardarelli. Gli aggressori sono a volto scoperto e non temono nulla. Entrano, spaccano, devastano gli uffici, infrangono i vetri, rovesciano i camion e distruggono i furgoni.
In tutto, la polizia conterà 46 mezzi danneggiati più o meno gravemente. È uno schiaffo alle istituzioni e alla città intera. Che spinge il sindaco Rosa Russo Iervolino a trovare immediati «mezzi alternativi» per poter assicurare il servizio, anche con il noleggio di compattatori con autisti esterni. È emergenza di ordine pubblico che si somma a quella, tecnicamente ricorrente, dei rifiuti. La Iervolino lancia un sos al procuratore capo di Napoli Giandomenco Lepore, parla con i vertici del Viminale. «Chiedo immediate indagini per individuare i responsabili di un gesto così grave». Qualche ora più tardi, ecco le pattuglie di polizia che scortano gli operai al lavoro sui cumuli arretrati. Ma oltre 600 tonnellate restano a terra. E la città, come nei tempi bui in cui era la camorra a dettare tempi e modi della raccolta, deve blindarsi per poter sperare in un´ordinaria pulizia della strade.
Un altro fronte di tensioni resta aperto: coinvolge i comuni del vesuviano dove è previsto da tempo un vasto raddoppio della discarica di Terzigno, l´apertura di Cava Vitiello. Un nodo che ricade su Napoli e provincia, e tira in ballo la mancata soluzione dell´emergenza, provocando uno scontro tutto interno al centrodestra: da un lato il capo della Protezione civile, dall´altra Regione e Provincia di Napoli guidate dal Pdl.
«A Napoli c´è qualcosa che non torna. Vedo segnali strani e imbarazzanti», ragiona l´ex sottosegretario ai rifiuti Guido Bertolaso. Sono parole che non aveva mai usato, e che per una volta coincidono con il sentire diffuso delle popolazioni. Aggiunge Bertolaso: «Conosco il problema e so come è fatta la politica, soprattutto quella locale. Spesso non si vuole che si risolvano i problemi che loro stessi non sono stati in grado di risolvere. C´è un´incapacità di fondo, dovuta a problemi organizzativi e strutturali che scontano difficoltà economiche e finanziarie».
Guai quindi – avverte Bertolaso – a chi pensa di imputare le responsabilità della crisi di oggi a chi ha lavorato e ha sudato sangue per risolvere l´emergenza». Di chi è allora la colpa? «Evidentemente – riflette – manca chi raccoglie la spazzatura e la porta nelle discariche e nel termovalorizzatore». Una risposta che sembra ignorare almeno due dettagli. Il termovalorizzatore di Acerra non funziona da settimane. E i camion che arrivano in discarica restano bloccati da amministratori e cittadini che si ribellano al nuovo impianto.
La Repubblica 24.09.10