attualità, politica italiana

"Gli irresponsabili", di Tito Boeri

Si fanno chiamare i “responsabili”, ma è difficile trovare per loro un appellativo maggiormente inappropriato. Il gruppo di deputati che si appresterebbe a tenere in vita l´attuale governo in occasione del voto di fiducia di fine settembre mostra tutt´altro che senso di responsabilità. La prima responsabilità di un eletto è quella che ha nei confronti degli elettori e il cambio di campo dietro alla promessa di una riconferma alle prossime elezioni, con questa legge elettorale, significa solo sfuggire al giudizio dei cittadini.
Si rendono di fatto irresponsabili, nel senso di non accountable, non giudicabili dagli elettori, anche quei deputati che presumibilmente salveranno il governo solo per prolungare il proprio mandato parlamentare.
Ma la responsabilità che questi deputati invocano è quella nei confronti dell´andamento della nostra economia. Si potrebbe ironizzare sul fatto che si chiamino in causa le difficoltà della nostra economia solo in questi frangenti, dopo aver per mesi cercato di convincere tutti che l´emergenza è finita, che siamo fuori dalla crisi. Ma il punto è un altro: non è scritto da nessuna parte che tenendo artificialmente in vita questo governo si può evitare che la crisi politica abbia un impatto sulla crisi economica. Ci sono almeno tre ragioni per dubitarne.
Il primo motivo è che la crisi politica ha già avuto un effetto e non trascurabile sui nostri conti pubblici. Nella rovente estate della maggioranza, il divario tra il rendimento dei nostri titoli di stato e quello dei Bund tedeschi, una misura del grado di rischio paese percepito dai mercati, si è allargato pericolosamente. Certo, lo spread è aumentato anche in altri paesi considerati a rischio. Ma in Italia l´incremento è stato più forte che in Spagna, contrariamente a quanto avvenuto precedentemente in occasioni di questo tipo. Inoltre, gli incrementi più significativi negli oneri del debito pubblico si sono registrati in corrispondenza dell´intensificazione degli scontri all´interno della maggioranza, come documentato su lavoce.info. Ci sono stati governi forse ancora più litigiosi di questo (si pensi all´ultimo governo Prodi), ma oggi siamo in una fase dell´agenda politica ed economica, come vedremo, molto, molto delicata.
Il secondo motivo è che la tregua armata che garantirebbe di allungare la vita di questo governo aumenta a dismisura il potere contrattuale dei deputati del Sud, che sono diventati in questo frangente il vero ago della bilancia. Il federalismo sin qui è stato soprattutto una farsa, un festival di ipocrisie e di proclami privi di significato. Ma da qui a maggio 2011, se non si vuole fare scadere la legge delega, bisogna cominciare a fare sul serio e prendere alcune decisioni importanti. Ad esempio, bisogna fissare il livello dei costi standard nella sanità, fondamentali per stabilire le risorse che vanno comunque assicurate a Regioni ed enti locali per fornire prestazioni essenziali ai cittadini. Se questi costi verranno definiti ai livelli delle regioni meno efficienti per assicurare alle Regioni del Sud le stesse risorse di cui dispongono oggi, si rischia di aumentare di 5 miliardi la spesa sanitaria, più dei tagli imposti alle Regioni con l´ultima manovra. Si giunge a questa cifra sulla base delle stime Banca d´Italia sui divari Nord-Sud nella spesa sanitaria pro capite, tenendo conto dell´età della popolazione e della mobilità ospedaliera. Daremmo un pessimo segnale ai mercati, che già hanno mostrato di temere gli effetti del federalismo sulla spesa pubblica, riguardo alla sostenibilità del nostro debito pubblico.
Il terzo motivo è che questa è una fase critica della crisi. Il terzo trimestre 2010 sta portando con sé, un rischio di inversione di tendenza nella fragile ripresa della nostra economia. Rischiamo un “double-dip”, una nuova ricaduta, come evidenziato anche dai dati sul fatturato e gli ordinativi dell´industria diffusi ieri dall´Istat e anticipato da tempo dal superindice dell´Ocse (oscurato dalla televisione perché questa volta indicava un addensamento di nubi al nostro orizzonte). Questo avviene proprio mentre altrove si ricomincia a correre. Significativo il fatto che le previsioni per la crescita mondiale nel 2010 e 2011 del Fondo Monetario Internazionale siano uguali ai tassi di crescita di prima della crisi. E´ come se altrove la crisi fosse stata solo una breve parentesi. Il fatto è che ci sono parti del mondo che stanno crescendo ancora più di prima. Intercettare la domanda che proviene da queste aree, penetrare questi mercati è il modo più immediato per sostenere la crescita in Italia.
La promozione delle imprese italiane nei mercati emergenti dovrebbe essere il primo compito del Ministero dello Sviluppo Economico, non a caso richiesto in modo sempre più pressante dalle associazioni di categoria. C´è solo da augurarsi che gli irresponsabili non invochino quella poltrona. Vorrebbe dire che dobbiamo aspettare ancora a lungo per riempire il posto vacante. E che presumibilmente verrà riempito da qualcuno che conosce bene l´arte del trasformismo, ma non ha alcuna competenza in tema di sviluppo economico.

La Repubblica 18.09.10