scuola | formazione

Scuola: notizie dai territori

“Inizia la scuola, provveditorato occupato”, di Elfrida Ragazzo
Il suono della prima campanella e i fischi del sindacato. Comincerà così lunedì il nuovo anno scolastico a Vicenza. Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda si ricompattano per protestare contro «una scuola che non va». Lo faranno con un’occupazione simbolica del provveditorato di Vicenza e con la denuncia pubblica di quanto sta accadendo.

«I tagli voluti dal ministero dell’Istruzione prima di tutto», spiega Tina Cupani, segretaria provinciale della Cisl scuola. «Nel Vicentino quest’anno saranno 135 alle superiori, 132 alle elementari e 35 alle medie per quanto riguarda i docenti e 166 per il personale amministrativo, tecnico e ausiliario». Una sforbiciata che si va ad aggiungere al caos delle nomine dei precari.
Appena qualche giorno fa i supplenti di diritto delle superiori, infatti, si sono travestiti da fantasmi davanti al provveditorato per denunciare «cattedre fantasma». E, più in generale, la protesta intende far capire che «come sindacati siamo vicini ai lavoratori e pronti a sostenerli». All’occupazione simbolica Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda invitano insegnanti precari e in ruolo e tutti quelli che nel primo giorno del nuovo anno scolastico vogliono far sentire la propria voce. «Dalle prime reazioni che abbiamo – commenta Cupani – la situazione sembra essere molto pesante. Più si riduce il personale, infatti, più si perde la continuità nelle classi, si fanno orari diversi, c’è uno spezzettamento». A questo si aggiungono le classi che scoppiano, con aule che arrivano a contenere ogni mattina trenta ragazzi, la riforma delle superiori e il mal di pancia dei precari storici.

L’appuntamento dei sindacati uniti (dopo che l’anno scorso c’era stata una frattura tra Cgil da una parte e Cisl, Uil e Snals dall’altra) è per lunedì in borgo Scroffa a Vicenza, dalle 11 alle 13. Oggi, intanto, va in scena la seconda convocazione per le nomine dei precari.
Corriere/Vicenza 10.09.10

******

“Il volto dei precari!”, du Susanna Cenni/deputata PD
Precari. Termine molto usato, termine non bellissimo che tende alla genericità. Precari in sciopero della fame, precari che fanno i picchetti, precari che si coordinano. Questo Governo li considera dei numeri, dei costi, addirittura degli assistiti, dei parassiti che esistono ‘per colpa dei precedenti governi’. Un problema da rimuovere quindi, da cancellare. Il Ministro Gelmini non li vuole incontrare poiché si prestano ‘a strumentalizzazioni politiche’. Consiglio a tutti, al Ministro per prima, di provare a coniugare quella parola, dargli volto, gambe, braccia, testa. Perché dietro ai numeri che lei cita ci sono persone in carne e ossa. Martedì mattina per me è stato un momento importante. Fuori dall’aula dell’Istituto Sarrocchi di Siena, dove con un meccanismo poco adatto ad un Paese civile venivano assegnate o negate le cattedre ai precari delle scuole della provincia, ho incontrato tanti uomini e donne lì in attesa di conoscere il loro destino per l’anno scolastico. Giovani fra i 25 e i 40 anni, volti accaldati, bimbi in braccio o nel passeggino. Uomini e donne, intellettuali di questo Paese, iperformati, specializzati, che per lo più hanno scelto di insegnare, che per lo più amano insegnare e considerano questa professione una missione, utile a costruire un’Italia migliore. Eccoli, i cosidetti “precari”. Qualcuno, dopo 10-15 anni di insegnamento, quest’anno non lavorerà. Qualcuno, che da quest’anno sarà alle prese con classi di 30 alunni e oltre, è preoccupato per la qualità del proprio lavoro. C’è chi mi ha consegnato un interessante approfondimento sull’attività di sostegno nella scuola Italiana. C’è chi ha redatto tabelle elaborate e precise sui risultati dei governi di centro- destra e di centro-sinistra (la Gelmini è riuscita a surclassare anche la Moratti, ovviamente in negativo). Anna, Federico, Paola, Giovanni, gli altri, le altre. Volti puliti, occhi lucidi e angoscia nella pancia di fronte alla consapevolezza di un anno senza lavoro, mancanza di speranza. Il mutuo, il bambino, l’anno prossimo, il futuro. Noi non possiamo che stare con loro, e non solo perché siamo forza di opposizione,ma perché la controriforma Gelmini renderà la nostra scuola peggiore,menoin grado di formare i cittadini di domani. Dobbiamo stare con loro perché è anche con loro che riusciremo a cambiare questo Paese allo sbando. Io voglio ringraziarli per il tempo che mi hanno dedicato, per avermi consegnato unpo’ della loro speranza, e promettere loro che non saranno lasciati soli. Noi crediamo in una Italia e in una scuola diversa, noi la vogliamo e la nostra battaglia sarà comune
L’Unità/Firenze 10.09.10

******
“I tagli di insegnanti e non docenti:la Cgil invita a ribellarsi genitori e studenti”, di FEDERICA LUPINO

Affilatura del corpo docente. Limatura del personale Ata. Pigiatura degli studenti nelle aule. Sono le tre mosse dell’arte del taglio applicate alla scuola. Se stessimo giocando a morra cinese, potremmo dire che contro le forbici della Gelmini, la Cgil è comunque pronta a usare il sasso: «Avvieremo uno sciopero a oltranza, che assuma però una forma alternativa: un’ora di astensione a inizio turno ogni quindici giorni. Quindi assemblee in tutte le scuole e manifestazioni a livello locale e nazionale». E’ la strategia messa in campo dalla Flc-Cgil, col segretario, Giuseppe Di Russo, che chiama alla mobilitazione generale: «Sindaci e genitori devono ribellarsi. Se non lo faranno, il prossimo anno si troveranno di fronte a una scuola pubblica svuotata. Perché il peggio ancora deve arrivare».
Chi l’ha decisa e attuata l’ha chiamata riorganizzazione. Per la Cgil, si tratta piuttosto di uno smantellamento. «Se prendiamo i numeri degli organici scolastici al 2008 (ultimo anno prima della riforma Gelmini, ndr), verifichiamo – dice Di Russo – l’impatto dei tagli su docenti e Ata: in due anni, abbiamo perso circa 400 precari. Professionisti che, dopo anni di incarichi, si sono trovati a casa».
La Cgil ha confrontato per ogni ordine i numeri del personale. Ebbene, se nel 2008 nella scuola dell’infanzia c’erano 532 maestri, oggi ne sono rimasti 526 (-11). Alla primaria si è passati da 1.124 a 1.018 (-106). Riduzioni anche nella scuola secondaria di primo grado, dove su 785 insegnanti di due anni fa, se ne sono salvati 728 (-57). Stessa situazione alle secondarie di secondo grado: su una platea di 1.066 professori, ne sono rimasti in sella 961 (-105). Identico quadro di lacrime e sangue quello in cui sono finiti bidelli, personale amministrativo e collaboratori: l’incarico che nel 2008 era stato dato a 320 unità, quest’anno l’hanno ricevuto solo in 170, con un taglio che sfiora il 50%.
Ebbene, magari qualcuno penserà che al contempo, se l’offerta è diminuita, altrettanto sarà accaduto alla domanda. Così, però, non è: il numero totale degli alunni dal 2008 a oggi è rimasto pressoché invariato. Lunedì sui banchi del Viterbese troveremo seduti 39.822 studenti, così suddivisi: 7.143 nella scuola dell’infanzia, 12.210 alla primaria, 8.090 alle medie e 12.379 alle superiori. Per un totale di 3.233 docenti e 1.101 Ata.
La bilancia è saltata. «Basta leggere i dati – commenta Di Russo – per verificare come esista un oggettivo disequilibrio all’interno delle scuole, con classi sempre più sovraffollate, che arrivano a superare i 28 alunni». Ma c’è di più: di fronte a una tale (dis)organizzazione, secondo il sindacalista all’interno degli istituti regna una grande confusione: «Anche garantire normali servizi come il tempo pieno richiede un’abilità sovrannaturale». Accade così che all’istituto comprensivo di Ronciglione i genitori si siano ribellati perché il tempo prolungato non era garantito a tutti. Così si è ricorsi alle ore residue degli insegnanti: gli spezzoni prima usati per approfondimenti e recuperi, ora sono sfruttati per garantire lo svolgimento canonico delle lezioni. Ancora peggio a Tuscania, dove addirittura si era paventato il ricorso al sorteggio tra i bambini, visto che i posti per il tempo pieno erano troppo pochi per accontentarli. Qualcuno poi avrebbe rinunciato, e la lotteria è stata rimandata.
Il Messaggero 10.09.10

******

Scuola, Cgil: “Da ottobre nel Lazio sciopero di un’ora ogni 15 giorni”

Uno “sciopero alternato di un’ora nella scuola che inizierà ad ottobre e durerà per tutto l’anno”. Ad annunciarlo il segretario generale della Flc Cgil di Roma e Lazio, Augusto Alonzi, in occasione di un’assemblea cittadina sulla scuola che si è svolta alle Terme di Caracalla.
“Faremo un’ora di sciopero ogni quindici giorni – ha spiegato Alonzi – al fine di durare nel tempo e non incidere sempre sugli stessi studenti”.
“Dopo una prima ondata di iniziative – gli ha fatto eco il segretario generale della Cgil Roma e Lazio, Claudio Di Berardino – a metà ottobre faremo una verifica con studenti, genitori e insegnanti del territorio per valutare insieme le prossime mosse. Per non mollare su un tema che, oltre alla questione dei precari e alla qualità della formativa, attiene alle politiche di sviluppo del nostro Paese e della nostra regione. Le testimonianze emerse oggi dall’assemblea cittadina dimostrano che gli effetti della riforma Gelmini si stanno facendo sentire e stanno intaccando sulla vita delle persone”.

La Repubblica/Roma 10.09.10

2 Commenti

I commenti sono chiusi.