"Inamovibile per liberarlo dai ricatti", di Michele Ainis
L’ennesima zuffa tra i poteri dello Stato ha un antefatto più remoto del discorso pronunziato da Gianfranco Fini a Mirabello. Trae origine dalla voracità dei partiti politici italiani, il cui appetito – in questa seconda Repubblica, ancor più che nella prima – ormai supera quello di Pantagruel. E allora facciamo un esercizio storico, dato che la memoria non è precisamente la nostra qualità migliore. Ai tempi della Democrazia Cristiana, Montecitorio veniva offerto in appannaggio a un esponente dell’opposizione: vi si avvicendarono Ingrao, la Iotti (rimasta in sella 13 anni di fila, un record), Napolitano. Nel 1994, con il successo elettorale di Silvio Berlusconi, la seconda Repubblica riceve il suo battesimo, e a quel punto la nuova maggioranza occupa tutti i posti in tavola, compresa la poltrona di Montecitorio. La sinistra strepita, ma nel 1996 – quando arriva il suo momento – s’adegua volentieri: così Violante subentra alla Pivetti. E però non basta, il cibo sul piatto non è mai abbastanza. Dal 2001 in poi la presidenza della Camera entra negli accordi elettorali, tant’è che regolarmente …