"Non solo Teheran, l’omicidio di gruppo che non sporca le mani", di Lorenzo Biondi
Quando un crimine colpisce tutta la società, perché minaccia l’ordine naturale delle cose, deve essere la comunità intera ad eseguire la sentenza. È l’antica brutale logica della lapidazione: non un boia solo, ma un’esecuzione collettiva. Questa punizione vecchia come il mondo (nella Bibbia vengono indicati diciotto reati da punire con la morte a sassate) non è limitata al solo Iran. Degli altri paesi si sente parlar poco: sono nazioni che non fanno notizia, perché troppo lontane o – in qualche caso – perché alleate dell’occidente. Amnesty International elenca almeno nove paesi nei quali la lapidazione è legale. Ad esempio i “civilissimi” Emirati Arabi, che nei grattacieli di Dubai ospitano uno dei centri della finanza globale. Statistiche certe però non ne esistono. La questione riaffiora sporadicamente davanti agli occhi dell’opinione pubblica occidentale, in modo più o meno casuale. Nell’estate del 2009 i quotidiani inglesi avevano raccontato della moglie di un principe saudita che era riuscita a fuggire a Londra dopo essere rimasta incinta del proprio amante. La donna aveva fatto richiesta di asilo politico, per evitare …