Prima il rebus sul ministro, poi il problema, non da poco, delle risorse. Il nuovo corso dello Sviluppo economico, una volta nominato il successore di Scajola, partirà con una dote ridotta.
L’ultima manovra economica ha sancito nel triennio tagli per 2,6 miliardi di euro e per il 2011 quasi un terzo delle riduzioni complessive dei ministeri graverà sul dicastero di via Veneto. Non è un dato facile da assorbire, soprattutto perché da due anni a questa parte sono andati a vuoto tutti i tentativi di reperire nuovi fondi condotti dall’ex ministro Claudio Scajola, dimessosi il 4 maggio per lo scandalo Anemone e l’affaire dell’appartamento con vista sul Colosseo.
Una breve cronistoria può essere utile per capire quanto, oggi, sia arduo varare strategie industriali di largo respiro. Nel novembre 2008 al ministero viene predisposto un ambizioso piano da oltre 5 miliardi da sottoporre al Cipe, dalle bonifiche delle aree industriali da rilanciare (2 miliardi) alla banda larga (800 milioni) agli investimenti al Sud (1,8 miliardi). Non se ne farà niente e qualche mese dopo, a marzo 2009, le risorse su cui Scajola aveva puntato gli occhi vengono assorbite dal Fondo unico per l’economia reale accentrato a Palazzo Chigi.
Da quel momento, le rivendicazioni del ministero che dovrebbe presiedere alla crescita dell’industria si indeboliscono a vista d’occhio. Fino a novembre di un anno fa, quando le prime stime sul possibile gettito dello scudo fiscale riaccendono ambizioni che sembravano sopite. Scajola scrive invano a Tremonti per chiedere almeno 1,5 miliardi con cui finanziare il settore aeronautico, il programma di innovazione Industria 2015, l’internazionalizzazione, l’avvio del nucleare.
Anche questo piano B resta nel cassetto e si arriva lentamente alla più nota contesa per il decreto sugli incentivi a sostegno dei settori industriali in crisi. Dopo un lungo tira e molla, anche con Fiat, gli aiuti per la rottamazione delle auto restano fuori dal menu che a cose fatte potrà contare solo su 300 milioni, quasi 1 miliardo in meno delle aspirazioni iniziali del ministero. Dei 300 milioni, inoltre, 200 derivano dalle nuove misure anti-evasione mentre 100 sono prelevati da altre misure per lo sviluppo (fondo finanza d’impresa e credito d’imposta per la ricerca).
Si è persa traccia intanto del decreto ministeriale che, dopo il varo del provvedimento sugli incentivi, avrebbe dovuto ripartire le residue risorse del fondo finanza d’impresa tra quattro settori: agenzia per la sicurezza nucleare, cantieristica, emittenza radiotelevisiva, aeronautica. Proprio il rifinanziamento della legge 808 per l’aeronautica, ormai a secco, è stato per mesi in cima alle priorità del ministero. Lo stesso vale per l’attività dell’Ice dopo i tagli all’internazionalizzazione (-30% quest’anno, -50% il prossimo). Le imprese nel frattempo spingono per finanziare nuovi bandi di Industria 2015.
Clamoroso poi il caso delle bonifiche: il programma risale addirittura al periodo in cui il ministero era guidato da Pier Luigi Bersani, e la dote prevista inizialmente, quasi 2,5 miliardi, è stata via via riconsiderata fino ad asciugarsi a qualche centinaio di milioni per avviare la rinconversione in tre o quattro delle oltre 20 aree che erano state originariamente individuate. Non pervenuta, infine, la sorte dei fondi («fino a» 800 milioni, secondo la legge) che avrebbero dovuto rendere moderna la rete italiana di telecomunicazioni a banda larga.
Il conto, dopo le revisioni al ribasso e i tagli dell’ultimo biennio, è estremamente difficile, ma anche nell’ipotesi più conservativa il nuovo ministro avrà bisogno di almeno un miliardo per rendere di nuovo attuali dossier ormai impolverati. A questo punto la composizione delle tabelle della nuova legge di stabilità (l’ex finanziaria), da predisporre entro il 15 ottobre, e i successivi provvedimenti collegati diventano già un banco di prova per misurare la solidità del nuovo corso a via Veneto.
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Meno fondi e tanti dossier aperti
2,6 miliardi
MANOVRA
È l’entità complessiva del taglio triennale che grava sul ministero. Di questa somma, 2,4 miliardi riguardano la missione “sviluppo e riequilibrio territoriale” (in pratica il Fas)
300 milioni
INCENTIVI
Dote che lo scorso marzo fu stanziata per il decreto con gli incentivi: 200 milioni derivano dalle nuove misure anti-evasione mentre 100 sono prelevati da altre misure per lo sviluppo
5
I BANDI
Previsti in ” Industria 2015″, s’è proceduto su soli tre settori: efficienza energetica, mobilità sostenibile e made in Italy. Servono fondi per biotecnologie e tecnologie dei beni culturali
BANDA LARGA
La legge dispone un finanziamento «fino a 800» milioni che deve essere approvato dal Cipe. Numerosi i rinvii, nei mesi scorsi l’orientamento del Tesoro era impiegare gran parte di questa somma per altre finalità
AREE INDUSTRIALI
La prima versione del piano per le bonifiche di aree industrializzate inquinate indicava oltre 20 siti per un impegno di quasi 2,5 miliardi. Cifra che è stata via via asciugata: all’orizzonte c’è al massimo un intervento da alcune centinaia di milioni per 3-4 aree
COMMERCIO ESTERO
L’internazionalizzazione ha perso risorse (-30% quest’anno, -50% il prossimo). Da decidere se e in che misura continuare a sostenere l’attività di promozione dell’Ice, in attesa di capire l’esito dei progetti di accorpamento degli istituti di promozione.
Il Sole 24 Ore 05.09.10