«Berlusconi? È un premier dimezzato». Non è tenero nel giudizio Umberto Bossi. E a Chiavari rispolvera il linguaggio duro, da comizio, che più gli è congeniale. E che stavolta gli è utile a mettere in guardia il Cavaliere dai rischi di una rottura nel Pdl: «Spero che Fini non vada fuori. Altrimenti il presidente del Consiglio avrà difficoltà a fare qualsiasi legge». È questo, appunto, il profilo di un primo ministro «dimezzato»: «Lo vedo male, malissimo – prosegue Bossi davanti alla platea leghista radunata nella cittadina ligure – Povero Berlusconi: sarà costretto a chiedere i voti dell´Udc in ogni momento». Parole che, da un lato, confermano il lavoro di mediazione della Lega per far riavvicinare i due cofondatori del Pdl: il ministro Roberto Calderoli ha contattato il sottosegretario finiano Roberto Menia e i due si sono dati appuntamento per un colloquio. Ma l´intervento di Bossi rilancia l´ipotesi di elezioni anticipate. Anche perché il Senatur a Chiavari sottolinea che, comunque vada, lui e Berlusconi «saranno gli unici a rimanere al governo, perché gli unici ad avere i voti».
Un intervento che richiama quello della sera prima a Torino, dove Bossi aveva ammesso di essere «meno ottimista» di Napolitano sulla «evoluzione benigna» della febbre nella maggioranza. Fini, secondo il capo della Lega, «si è pentito di aver chiuso Alleanza nazionale e cerca di tornare sui suoi passi. Speriamo – afferma – che non faccia casini». Bossi evoca le urne anche quando consiglia implicitamente prudenza al presidente della Camera: «A Mirabello Fini certamente non dirà che farà un nuovo partito, volerà basso. Perché in questo momento bisogna essere cauti, il pericolo di andare alle elezioni è concreto». Attacca e si ritrae in difesa, Bossi. A tutela di Tremonti: «Non vorrei che dopo tutte queste polemiche sul ministero dello Sviluppo qualcuno non pensi a un rimpasto per mandare un esponente dell´Udc all´Economia».
Adesso riflettori su Mirabello, sul discorso di Fini che – malgrado le dichiarazioni di Bossi – gli uomini di Fli indicano come «dirompente». Il capogruppo Italo Bocchino si dice sicuro il presidente della Camera a Mirabello farà «chiarezza»: «Il suo intervento non sarà traumatico ma inciderà sul futuro della legislatura. E il Pdl – aggiunge – non sarà più lo stesso». Per Bocchino le possibilità che si vada a votare in primavera sono comunque «molto scarse». Scettico sulle elezioni anche il presidente della commissione antimafia Beppe Pisanu. Che anzi si professa «decisamente contrario al voto. Sono per un governo che rispetti gli elettori».
Tema caldo rimane quello del processo breve, su cui Fli non è disposto a fare sconti. Briguglio chiede che si ritiri il disegno di legge. E in cambio apre ad una modifica delle norme sul legittimo impedimento. «Siamo aperti – dice il deputato finiano – a tutte le soluzioni che non impattano sul resto dell´ordinamento, non estinguono i processi ma li sospendono fino a quando il titolare di un´alta carica dello Stato – oggi Berlusconi, domani chiunque altro – non avrà più quella funzione». Ma secondo il capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto «la cosiddetta brevità del processo può essere usata solo come pretesto da chi non vuole confrontarsi ma preferisce evidentemente lavorare ad altre ipotesi e scenari».
La Repubblica 04.09.10